12 dicembre 1969: la strage di Piazza Fontana

piazza fontanaTra il 1968 e il 1974 in Italia furono compiuti 140 attentati, tra i quali quello di piazza Fontana fu il più sanguinoso (e il più sanguinoso di sempre dopo la strage di Bologna avvenuta nel 1980). In particolare, la strage di piazza Fontana viene diffusamente considerata come l’inizio della cosiddetta strategia della tensione.
L’esplosione avvenne il 12 dicembre 1969 alle ore 16:37[2]: una bomba scoppiò nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, uccidendo diciassette persone (quattordici sul colpo) e ferendone altre ottantotto.

Una seconda bomba viene rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Vengono eseguiti i rilievi previsti e successivamente viene fatta brillare[3] distruggendo in tal modo (come dichiarato dal giudice Gerardo d’Ambrosio e confermato dalla Cassazione)[1] elementi probatori di possibile importanza per risalire all’origine dell’esplosivo e a chi abbia preparato gli ordigni. Una terza bomba esplode a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio, ferendo tredici persone. Altre due bombe esplodono a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del Museo centrale del Risorgimento, in Piazza Venezia, ferendo quattro persone.
Si contano dunque, in quel tragico 12 dicembre, cinque attentati terroristici, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che colpiscono contemporaneamente le due maggiori città d’Italia: Roma e Milano.
La vicenda è tuttora oggetto di controverse interpretazioni; secondo una, le responsabilità di questi attacchi possono essere ricondotte a gruppi eversivi di estrema destra, che miravano a un inasprimento di politiche repressive e autoritarie tramite l’instaurazione di un clima di tensione nel paese.

testo da wikipedia