70 anni Trattato Pace: Torrenti, temi aree confine siano centrali

Trieste, 24 giu – “I temi legati al seguito del Secondo
conflitto mondiale, alle sue profonde conseguenze e ai problemi
attuali aperti nelle aree di confine non si sono imposti
nell’agenda culturale italiana. Questa marginalità è dipesa anche
da noi, dall’insieme delle Regioni e delle Province autonome, e
ci richiede ora di produrre un nuovo sforzo comune di
partecipazione istituzionale e di elaborazione culturale”.

È la riflessione dell’assessore regionale alla Cultura del Friuli
Venezia Giulia, Gianni Torrenti, in occasione del convegno “Il
trattato di pace, settant’anni dopo. Aspetti giuridici, politici
e diplomatici di un diktat”, organizzato oggi a Trieste, nella
Sala Maggiore della Camera di commercio, dall’Unione degli
Istriani con la collaborazione della Regione Fvg e del
segretariato esecutivo della Central european iniziative (Cei).

All’evento, moderato dall’ex sottosegretario agli Esteri, Roberto
Antonione, hanno preso parte Massimiliano Lacota, presidente
dell’Unione degli Istriani, Ida Caracciolo, membro della Corte
permanente di arbitrato de L’Aja, Luis Durnwalder, già presidente
della Provincia autonoma di Bolzano, l’ex parlamentare Tamara
Blazina e Silvia Stern, giornalista di Tv Capodistria, con un
intervento fuori programma del presidente dell’Unione degli
italiani in Croazia e Slovenia, Maurizio Tremul.

“Proprio iniziative come il ciclo di convegni tra cui quello
odierno, con una pluralità di testimonianze da territori e da
estrazioni diverse – ha osservato Torrenti – perseguono
l’obiettivo di ricucire l’attenzione dell’opinione pubblica sugli
eventi del Secondo dopoguerra, rispetto ai quali oggi esistono sì
una lettura e una comprensione nuova, che vanno però collegate
con i temi, i problemi e le aspirazioni del presente”.

Secondo Lacota, a settant’anni dal Trattato di Pace “è
auspicabile che oggi si arrivi a costruire un progetto culturale
di profilo istituzionale che coinvolga tutte le minoranze e, tra
gli istriani, con gli esuli e i rimasti, perché si crei su questi
temi un’attenzione positiva e non a spot”.

Antonione ha insistito sull’importanza di coinvolgere i giovani,
perché “le tragedie non vanno solo ricordate ma serve un lavoro
attivo perché non si ripetano”.

Tremul ha ricordato il sostegno continuo e bipartisan dato dal
Governo italiano alla comunità italiana di Slovenia e Croazia. “È
importante – ha affermato – continuare anche a sviluppare i
rapporti con gli sloveni d’Italia e portare avanti il percorso di
collaborazione con gli esuli”. Sia Tremul sia Stern hanno
evidenziato l’importanza di eventi simbolici, come il concerto di
pacificazione che si tenne a Trieste nel 2010 con i tre Capi di
Stato di Italia, Slovenia e Croazia e il pellegrinaggio comune
degli esuli e dei rimasti del 2012. Eventi che videro assurgere
alla ribalta nazionale e internazionale l’attualità dei drammi
del dopoguerra e la volontà di fare passi in avanti, come quello
del Concerto, “dopo i quali – ha ammonito Blazina – nulla può più
tornare indietro”.

Da Caracciolo è venuta una ricostruzione minuziosa
dell’accidentato percorso di risarcimento degli esuli istriani,
fiumani e dalmati, segnato da continui mutamenti del quadro
giuridico internazionale, in una vera odissea iniziata con
l’accordo di Belgrado del ’49 e mal indirizzata negli anni a
seguire, a giudizio della componente della Corte dell’Aja, dal
Trattato di Osimo.
ARC/PPH/fc

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