8 Marzo: ad Ancona 10 maestre prime elettrici italiane nel 1906

Festa dell’8 marzo all’insegna dei diritti civili per l’Assemblea legislativa delle Marche, che ha celebrato la ricorrenza presentando un libro sulla storia di dieci maestre marchigiane che nel 1906 chiesero e ottennero per prime il diritto di voto, unico ricorso ammesso in Italia. “Ad oltre un secolo da quella data – ha detto il presidente Vittoriano Solazzi – riaprire questa pagina serve a ricordare come spesso norme scritte sulla carta rimangano inattuate, spingendoci a superare l’arretratezza della condizione femminile ancora presente in molti aspetti della società”. Nel suo libro “Dieci donne. Storia delle prime elettrici italiane” (LiberiLibri), lo storico dell’Università di Macerata Marco Severini, ripercorre la vicenda dimenticata di quelle dieci maestre, nove di Senigallia e una di Montemarciano, che il 25 luglio di 107 anni fa ottennero dalla Corte d’Appello di Ancona il diritto di voto. La richiesta era stata avanzata anche da altre donne in 11 città italiane, tra cui Milano, Firenze e Palermo, ma in quelle città era stata respinta. La Corte di appello di Firenze così giustificava il diniego: “potrebbe avvenire, che una maggioranza di donne venisse a formarsi in Parlamento, che coalizzandosi contro il sesso maschile obbligasse il capo dello Stato… a dare così al mondo civile il nuovo e bizzarro spettacolo di un governo di donne”. A concedere il diritto di voto alle 10 marchigiane fu l’insigne giurista, poi ministro della Giustizia, Lodovico Mortara, che per motivare la sua decisione si appellò al Codice Umbertino, anche se in realtà le donne non poterono poi votare a causa della longevità del Governo Giolitti. Una successiva sentenza della Cassazione cancellerà il diritto concesso alle ‘suffragette’ anconetane. La vicepresidente dell’Assemblea legislativa Paola Giorgi ha letto alcune pagine del libro, sottolineando “l’importanza della presenza delle donne in Parlamento, non tanto per attuare politiche di settore quanto per riportare l’attenzione sul rispetto dei diritti civili”. “Oggi – ha concluso la presidente della Commissione Pari Opportunità regionale Adriana Celestini – la violenza perpetuata sulle donne ci induce a non parlare di festa, ma a riflettere sul rispetto per gli altri e sulla necessità di instaurare una nuova cultura su queste basi”.