Atlante della Montagna Friulana

Presentato stamattina, nella Sala Kugy del palazzo della Regione a Udine, l’Atlante della Montagna Friulana. La Cooperativa Cramars ha messo a frutto tutte le proprie competenze e, in soli nove mesi, ha studiato e confrontato diversi dati, statistici e non, sulla montagna del Friuli Venezia Giulia forniti da Istat, Regione FVG e Unioncamere. Un lavoro che tratteggia una zona geografica importante per vastità ma che risulta fondamentalmente ai margini dei processi di sviluppo territoriale.

L’Atlante della Montagna Friulana si suddivide in categorie di informazioni – testo e tabelle – e analizza tre diverse aree montane: Carnia, Canal del Ferro Valcanale, Valli e Dolomiti Friulane. La metodologia utilizzata si basa, in alcuni casi, anche sul confronto sistematico che compara altre Province completamente montane dell’arco Alpino Italiano per capirne le dinamiche. Queste osservazioni hanno permesso di evidenziare le esigenze più pressanti di questi territori, verificare la bontà delle politiche messe in atto fino ad oggi e tracciare la strada per le azioni future a medio e a lungo termine.

Stefania Marcoccio, Presidente di Cramars, Cooperativa per lo sviluppo locale e la formazione professionale, dà il benvenuto ai presenti e afferma: “Abbiamo fortemente voluto realizzare questo Atlante della Montagna Friulana per posizionare Cramars al centro del dibattito sulle politiche di sviluppo locale, da troppo tempo assenti in Friuli”.

Loris Toneguzzi, Direttore del servizio coordinamento politiche per la montagna,porta i saluti di Stefano Zannier – Assessore alle Risorse Agroalimentari, Forestali e Ittiche e alla Montagna, e inizia con queste parole: “Conoscere meglio la montagna è importante per l’orientamento delle politiche regionali. Ci permette di raccogliere spunti concreti per lavorare in modo mirato su questo territorio. L’Atlante della Montagna ci aiuta a sviluppare al meglio le future politiche regionali e ad avviare le giuste strategie.”

Gian Matteo Apuzzo – INCE Iniziativa Centro Europea – Progetto Sentinel – prosegue: “Grazie al progetto SENTINEL, co-finanziato dal programma Interreg EUROPA CENTRALE, e alle attività pilota realizzate in Carnia e in Cadore, abbiamo un modello di integrazione locale per le imprese sociali che possiamo esportare come buona pratica nei 17 Paesi membri dell’Iniziativa Centro Europea (InCE): sviluppo sostenibile significa anche conoscenza della dimensione locale e recupero della relazione tra i territori, i loro bisogni e gli operatori locali che a questi bisogni possono far fronte. Per InCE, che il 12 giugno scorso, con la “Dichiarazione di Trieste” ha avuto mandato dai Ministri degli Esteri dei suoi Paesi membri di rafforzare la cooperazione transazionale tra gli attori locali, quanto sviluppato in Carnia e in Cadore è un successo, che siamo fieri di aver contribuito a realizzare, e che intendiamo promuovere in tutto i Paesi membri della nostra Organizzazione, partendo proprio da quelle aree periferiche, definite a volte marginali, che devono tornare ad avere un ruolo centrale per lo sviluppo del benessere delle comunità e il rafforzamento dell’Europa. Il lavoro di Cramars è stato determinante per un’azione concreta sul territorio perché strettamente legato ai reali bisogni della montagna”

Vanni Treu, Vice Presidente di Cramars, inizia ad illustrare alcuni aspetti dell’Atlante (riportati qui di seguito), partendo da dati storici che affermano come lo spostamento del potere abbia trasformato le Alpi da cerniera in barriera. Al termine del suo intervento, afferma: “L’Atlante è e vuole diventare uno strumento di monitoraggio continuo rispetto alle politiche attuate nei territori montani. Quello di quest’anno è il numero zero. Annualmente andremo a verificare l’evoluzione e gli impatti che il sistema della governance pubblica genera nei territori montani”.

Durante la conferenza stampa, giungono i saluti di Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani: L’Atlante offre una rappresentazione del presente e orienta le politiche del futuro. Regionali e nazionali. Abbiamo bisogno di una serie di politiche attente e lungimiranti, a partire da una fiscalità differenziata e peculiare per le imprese dei territori, dal potenziamento della Strategia nazionale aree interne, fino all’aumento dei fondi per la montagna previsti dalla legge 97/94 e all’attuazione piena della legge piccoli Comuni 158/2017. I dati dell’Atlante non sono solo per gli addetti ai lavori, ma un patrimonio di conoscenze che racconta e genera comunità. Delle quali abbiamo grande bisogno.”

Giuseppe Sibau, Consigliere Regionale, sostiene: “Le nostre montagne non godono di buona salute. Ad esempio, i costi del vivere in montagna sono più alti di quelli della pianura. È però fondamentale che anche chi non vive la montagna si prenda a cuore il suo destino e che vengano messe a disposizione adeguate risorse per lo sviluppo. Gli affari della montagna, se non vengono curati come si deve, si ripercuotono anche in pianura, soprattutto nel lungo periodo.

L’ottimo lavoro di analisi che è stato fatto finora da Cramars e dalla Regione va esteso a tutta l’area montana del Friuli.

Diventa necessario mettere in atto politiche di ripopolamento delle zone montane, con incentivi per l’occupazione locale dei giovani e il miglioramento effettivo dei servizi come la connessione a banda larga. Serve un segnale forte della politica altrimenti si va verso una fase di non ritorno.

Ad esempio, esiste una misura della Regione Friuli Venezia Giulia per le aree con svantaggio localizzativo. Si tratta di una misura poco utilizzata a causa dell’aumento della burocrazia. La mia proposta è di delegare agli enti o ad altre realtà di supporto la compilazione dei documenti perché gli anziani non sono in grado di occuparsene.

In Commissione competente si è parlato di rischio d’incendi in montagna: una proposta su cui concorda l’assessore regionale Zannier, ma per la quale bisogna trovare i fondi, per creare aree pulite di almeno 100 metri intorno alle frazioni.

Dobbiamo comprendere che se la montagna morirà, tutti ne pagheremo le conseguenze, non solo i suoi abitanti.”

Ecco quindi, in sintesi, quanto emerge dall’Atlante della Montagna Friulana.

Benessere Economico

In questa sezione viene misurata la “ricchezza” attraverso un indicatore molto preciso: il reddito lordo medio pro capite. Il risultato dei vari confronti con altre province alpine è molto disomogeneo. Ci sono ben 2.000 euro di differenza tra la provincia di Bolzano e quella di Udine, che diventano quasi 6.000 Euro lordi all’anno se, invece, vengono confrontati i dati del comune di Paularo, che, pur essendo il secondo Comune della Carnia, è quello meno performante con un reddito lordo annuo di 12.308 Euro.

Quindi si può concludere che la montagna friulana sia priva di attrattiva perché la situazione generale non è in grado di generare reddito in maniera adeguata per i suoi abitanti. Da qui sono necessarie azioni mirate per risollevare la situazione e permettere ai cittadini di raggiungere, in base alle proprie competenze e aspirazioni, un certo benessere economico.

Mercato del Lavoro

Perché si scappa dalla montagna? Analizzando in profondità i dati raccolti per l’Atlante nella sezione Mercato del Lavoro, sono stati evidenziai quelli che vengono definiti “feedback negativi auto generanti”. Ovvero delle situazioni che accelerano la fuga delle persone dalla montagna alla città o alla pianura in generale.

Durante l’attuazione dello studio, si è scoperto che il livello di assunzioni nel settore dell’ospitalità, al 31/12/2018, per l’area montana della Carnia, era simile a quello registrato nell’area manifatturiera. Ad un primo sguardo potrebbe sembrare un dato positivo. In realtà, nel caso di under 30, nel settore manifatturiero la tipologia dei contratti era a tempo indeterminato per quasi il 50% mentre nel settore dell’ospitalità la forma prevalente era di tipo determinato o intermittente e comunque legato alla stagionalità inverno/estate. In conclusione, solo con l’impostazione di una strategia programmatica per il territorio montano, si potranno riequilibrare le opportunità di sviluppo a favore del comparto turistico.

Calo Demografico

Il principale problema dell’area montana del FVG (e della Regione stessa anche se in misura minore) è dato dal calo demografico. Nel periodo 2014/2018 tale fenomeno è cresciuto con un ritmo esponenziale soprattutto nella zona del Tarvisiano. Nonostante le infrastrutture turistiche realizzate o migliorate negli ultimi anni come la pista ciclabile e gli impianti da sci. La conseguenza allo spopolamento in favore delle località di fondovalle, porta anche ad un invecchiamento della popolazione in termini assoluti. Un tracollo che potrebbe avere serie ripercussioni sull’erogazione dei servizi. Ma è davvero così che si desidera continuare a governare le Terre Alte? Occorre agire prima che sia troppo tardi, tenendo conto del fatto che nel settore demografico le politiche di oggi si possono misurare solo fra 20 anni. Decisamente un tempo troppo lungo per chi è abituato a ragionare a scadenze elettorali.