CISL: 92mila posti di lavoro a rischio in FVG

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Il Friuli Venezia Giulia? Una regione a due velocità, almeno per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale. Lo scarto tra le grandi imprese e quelle di piccole dimensioni si allarga sempre di più e su questo andrà senz’altro aperto un ragionamento, che deve vedere assieme istituzioni, parti sociali e datoriali.

Ad esprimere la sua preoccupazione di fronte ad uno scenario ambivalente è il segretario della Cisl Fvg, Alberto Monticco. “Se fortunatamente – spiega – imprese come Fincantieri oggi registrano, dopo anni di flessione, carichi di lavoro da record, come dimostrano le ultime commesse incassate, dall’altra parte esistono realtà, altrettanto importanti per il territorio, ma in forte sofferenza”.

Il pensiero corre a Sertubi, Flextronics, Giulia, Latterie Carsiche, al gruppo metalmeccanico Sassoli di Pordenone, alla Pilosio, all’Acciaieria Fonderia Cividale di Udine, solo per fare qualche esemp io.

“Sono imprese – commenta Monticco – non solo straordinarie sotto il profilo delle potenzialità, ma anche fondamentali per il nostro tessuto produttivo, che pagano lo scotto della crisi e della concorrenza giocata sui prezzi”.

“Se sommiamo i lavoratori del manifatturiero che oggi vedono vacillare il loro posto di lavoro,- incalza il segretario cislino – arriviamo ad un numero assolutamente preoccupante: circa 92.000! Alla fine del 2015 erano 43.000 le persone in cerca di occupazione, con una crescita dei disoccupati di lunga durata, specialmente donne, altri 39.000 i neet e circa 10.000 i lavoratori che in questo momento operano in aziende in crisi. Un numero che sembra impossibile da recuperare”.

Emerge, infatti, un incremento delle assunzioni a tempo indeterminato, che di fatto pareggia le cessazioni: tuttavia il saldo attivo è dato dalle trasformazioni in essere e non dalla creazione di nuovi posti di lavoro. Per Monticco e la Cisl Fvg urge, dunque, che la Regione scenda in campo per assicurare gli interventi strutturali e necessari, per consentire reali occasioni di sviluppo al comparto manifatturiero. Il piano Rilancimpresa va in questa direzione, ma deve accelerare per ottenere in tempi rapidi i risultati necessari. Altrimenti sarà tardi.

“Va rafforzata la politica industriale della nostra regione, prevedendo un assessorato specifico; bisogna accelerare sulle infrastrutture, a partire dall’intermodalità attualmente sottorealizzata; va creato un sistema che coniughi ricerca (nostra eccellenza) e produzione, ma soprattutto valorizzato quanto di buono già esiste sul territorio, quelle imprese, che messe a sistema o inquadrate in filiere produttive percorribili, possono tornare ad essere competitive”.

Per Monticco, creare il “retro-bottega” delle grandi aziende presenti nella nostra regione non è una cosa facile ma nemmeno impossibile: “certo servirà potenziare la rete infrastrutturale e capire quali sono le aree e le filiere di sviluppo per cogliere le opportunità: le riparazioni navali, con annesse attività di lavorazione e componentistica, potrebbero essere un altro retro-bottega da costruire?”