Confcommercio: “Le regole sui saldi non si toccano”

SALDI
«Giù le mani dai saldi». Confcommercio respinge nettamente l’intromissione della politica sulle vendite scontate. Giovanni Da Pozzo, presidente provinciale di Udine, e Mario Ulian, responsabile del gruppo Moda, manifestano la netta contrarietà del commercio rispetto ai contenuti dell’ordine del giorno presentato in Consiglio regionale in occasione dell’approvazione della nuova legge di settore e fatto suo dalla giunta regionale.
«Pensare che la cancellazione delle regole, e quindi la liberalizzazione delle vendite di fine stagione, permetta un rilancio dei consumi è mera utopia, non capiamo davvero quale la sia motivazione di questa boutade», dichiara Da Pozzo in merito all’odg proposto dal consigliere regionale Ciriani. I saldi, prosegue il presidente provinciale di Confcommercio, «hanno logica e utilità nel momento in cui partono nella stessa giornata su tutto il territorio nazionale, e non a caso questa è la posizione dell’associazione. Dispiace che la politica si continui a mostrare incoerente in tema di commercio. Da un lato cita normative europee a sostegno di alcune sue tesi, dall’altro dimentica che le regole sui saldi esistono in tutta Europa. Da un lato, giustamente, si impegna per ridurre le aperture festive, dall’altro mostra ora la tentazione della deregulation sulle vendite di fine stagione, trascurando il fatto che il mercato dell’abbigliamento già è una giungla dove il più forte prevale sempre sulla piccola impresa. Il rischio è di aggravare le difficoltà di un comparto già in crisi da anni».
I saldi, rimarca Ulian, «rimangono occasioni importanti per i consumatori a caccia dell’affare. E per gli operatori commerciali sono fondamentali più per dare continuità a quei piccoli, quasi impercettibili, segnali di ripresa, che per le loro casse. Sarebbe un errore imperdonabile togliere agli imprenditori questa opportunità. I saldi vanno organizzati e gestiti dalla categoria, non dalla politica, la cui intromissione su un tema che riguarda la strategia commerciale, regolato nelle altre regioni e in tutta la comunità europea, è inaccettabile. Quella del Consiglio regionale, appena intervenuto a fissare regole sul nostro settore, è una clamorosa manifestazione di incoerenza».