Costi politica: Friuli, abrogato il vitalizio per i consiglieri regionali, ma i consiglieri usciti ne beneficeranno

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha cancellato l’istituto del vitalizio. Si tratta di una delle importanti riforme annunciate dalla presidente Debora Serracchiani in campagna elettorale, applicata a poche settimane dal suo insediamento. Secondo la norma approvata oggi, i nuovi consiglieri eletti nell’attuale legislatura, l’XI, non matureranno il vitalizio; al contrario, per quelli in carica fino alla X, l’assegno vitalizio continuerà ad essere applicato. 

Non sui costi, ma sul ruolo della politica ha a che fare la proposta di legge n. 5 all’attenzione dell’Aula. Ha a che fare con l’etica, perciò va oltre il mero provvedimento fatto di numeri. È così che il primo relatore di maggioranza, Vincenzo Martines (PD), ha definito il provvedimento sul trattamento economico dei consiglieri e degli assessori regionali, nonché sul trattamento dei Gruppi consiliari.  Non si sono fatte semplificazioni – ha proseguito Martines – che avessero il rischio di trascinare nel vortice dei tutti uguali: tutti furbi, tutti disonesti, anche chi non lo è. È, invece, un provvedimento di buon senso e al contempo rivolto al senso comune, ma non al volere di chi, preso da ingiustificati mal di pancia, non riconosce il lavoro del legislatore. Tre i punti essenziali della proposta sulla base dei dettami del decreto legge n. 174 del 2012, cosiddetto decreto Monti e divenuto legge 213/2013, anche se siamo andati oltre, con un percorso autonomo: riguardano lo “stipendio” dei consiglieri; il riconoscimento delle spese per l’esercizio del loro mandato; il vitalizio, che qui viene abolito. L’indennità di presenza è stata legata al valore del lavoro di un sindaco capoluogo di provincia, per 6.300 euro lordi (il decreto Monti parla di 7.000 euro, quindi poniamo il 10% in meno). E sono 3.600 gli euro massimi (anche in questo caso il 10% in meno del decreto Monti, che parla di 4.000 euro) che l’Ufficio di presidenza potrà concedere a ciascun consigliere per le spese. Una cifra in cui sono incluse tutte le voci, per eliminare ogni rimborso aberrante. Si passerà, così, da 2,4 milioni a 304.000 euro annui. Da ultimo, per il vitalizio, ovvero l’indennità di fine mandato, è più serio lasciare all’autonomia del consigliere come gestire la propria previdenza – ha detto Martines. E questo segnerà un risparmio davvero consistenze per le casse regionali.In conclusione, si tratta di un testo che prevede equilibrio tra decoro dell’istituzione, riconoscimento del lavoro di ogni consigliere regionale, congruità di quanto percepito e quanto fatto.

Relatore di maggioranza ma esponente di opposizione e, per l’occasione, rappresentante non solo del Pdl, ma di tutto il centrodestra. È così che si è presentato Rodolfo Ziberna, terzo relatore appunto di maggioranza per la proposta di legge n. 5. E questa scelta – ha detto – è per dimostrare che ciò che intendiamo tutelare sono sempre e comunque gli interessi della comunità regionale. Il consigliere ha quindi ricordato i tagli già operati dalla X legislatura, come il passaggio da 59 a 49 consiglieri regionali con un risparmio di 10 milioni di euro; la possibilità di passare da un assegno vitalizio puro (sistema retributivo) a uno contributivo, che darebbe una pensione mensile lorda inferiore ai 600 euro, pari a tagli sull’ordine dei 4 milioni di euro; il contenimento del numero degli assessori regionali esterni, contrariamente alla presidente Serracchiani che ha vanificato parte di questi tagli dotando la propria Giunta di 6 assessori esterni, per un costo attuale di 1,3 milioni di euro in più rispetto alla Giunta Tondo.Il testo di oggi migliora il decreto Monti e contiene diversi elementi portanti, anche se non mancano le criticità, come il taglio di quasi il 90% alle spese dei gruppi consiliari (si passerà da 2,4 milioni a 304.000 euro) che, per Ziberna, di fatto renderà impossibile ogni iniziativa dei Gruppi.Così come è una criticità del provvedimento la cosiddetta impropriamente pensione contributiva. A noi pare legittimo che un libero professionista abbia il diritto di avere, per i 5 anni di legislatura, una corresponsione correlata con quanto effettivamente versato, un regime ordinario applicato dall’INPS a tutti i dipendenti eppure qui si nega questo ordinario regime contributivo. E permane il distinguo tra chi svolge un’attività privata e chi è dipendente pubblico: quest’ultimo matura comunque il diritto alla pensione ma è costretto a porsi in aspettativa, mentre chi svolge un’attività privata può continuare a esercitarla, compatibilmente con gli impegni di mandato. Problema aperto anche l’importo non già dell’indennità degli assessori, bensì dei cosiddetti rimborsi per l’esercizio del mandato, considerando che non usano la propria autovettura, hanno personale di servizio, cellulari, e gli esterni non hanno esigenze elettorali.Non si manca, poi, di disciplinare la trattenuta al consigliere per ogni assenza ingiustificata; il trattamento economico degli amministratori delle società non quotate e controllate dalla Regione; il personale di cui può disporre ogni Gruppo consiliare, dove il decreto Monti pone limiti invalicabili alle spese pur non fissando un numero massimo di dipendenti. Il rischio attuale è di dover licenziare persone già in forza da anni.

– Siamo intervenuti – ha affermato il secondo relatore di maggioranza, Pietro Paviotti (Citt) – secondo una doppia consapevolezza: da un lato sapendo che si dovevano togliere effettivi privilegi rispetto a stipendi, emolumenti e spese riconosciute, ma dall’altra di non cadere nel tranello di un sentire dell’opinione pubblica spropositato, che fa temere reazioni negative. Anche perché qualcuno sarà sempre e comunque scontento.  Delle cifre già menzionate dal relatore Martines, Paviotti ha sottolineato il dato per lui fondamentale: un consigliere regionale sino a oggi costava circa 22.000 euro, d’ora in poi la metà, secondo un taglio che il capogruppo dei Cittadini trova ragionevole anche perché non l’unico.  E se non è scandaloso il diritto a una copertura previdenziale, per raggiungere il 50% in meno dei costi il vitalizio doveva essere cancellato. Resta che nella cifra del rimborso delle spese – ha fatto presente Paviotti – chi vuole può utilizzarne una parte per tale copertura. Sulla consistenza dei dipendenti dei Gruppi consiliari, Paviotti ha parlato del numero minimo su cui può disporre ciascun Gruppo, cercando di rispettare le esigenze anche di quelli più piccoli. Ma soprattutto ha spiegato che si potrà usufruire di una quota parte, non superiore a una unità, per forme di lavoro diverse da quella di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Certo non si tratta di puntare al precariato – ha sottolineato il consigliere – ma di flessibilità sulle tipologie di lavoro permettendo, ad esempio, il lavoro occasionale o a progetto.

 

– Un emendamento Ziberna (Pdl) all’articolo 38 del disegno di legge n. 5 salva dall’abrogazione il comma 9 dell’articolo 11 della legge finanziaria regionale 2013, ove si afferma che ai consiglieri regionali in carica sino alla X legislatura continua ad applicarsi l’istituto dell’assegno vitalizio come disciplinato dalla legge regionale 38/1995, mantenendo gli stessi diritti acquisiti in virtù dei contributi versati nella X legislatura e nelle precedenti

«Oggi è stato approvato un progetto di legge che allontanerà ancora di più i cittadini dalla politica. Ave ringannato gli elettori su un argomento così sentito come quello dei tagli ai costi della politica è un fatto molto grave, visto che era uno dei pilastri dei primi 100 giorni della presidenza Serracchiani». Lacapogruppo del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi commenta così i lavori odierni del Consiglio regionale. I consiglieri M5S oggi hanno presentato 15 emendamenti, di questi ben 14 sono stati bocciati.

«Che i partiti non accogliessero le nostre proposte era scontato – aggiunge Bianchi -, ma che la maggioranza calpestasse persino il suo programma elettorale, bene, questa è stata proprio una sorpresa amara. È evidente che i tagli vengono fatti solo quando riguardano le tasche degli altri. Oggi il Consiglio regionale ha tutelato le proprie e la giunta Serracchiani ha fatto altrettanto».

«Con questo provvedimento si è pensato, infatti, di più all’effetto placebo che ai risultati concreti – afferma la capogruppo -. Altisonanti proclami di riduzione del 50% dei costi si traducono, nella sostanza, in compensi di poco inferiori ai precedentivengono aboliti i contributi dei singoli consiglieri all’accantonamento dell’indennità di fine mandato e di fatto vengono sensibilmente aumentati i rimborsi spese sottratti per sempre alla rendicontazione42 mila euro all’anno a consigliere per l’esercizio del mandato. Senza nessun giustificativo. Sono 3 anni di stipendio netto di un operaio».

 

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