Eluana: 4 anni dopo la sua morte ancora polemiche e nessuna legge

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Polemiche, divisioni e un nulla di fatto legislativo in materia di fine vita. Nonostante siano passati già quattro anni, la morte di Eluana Englaro, nel suo anniversario, continua a scuotere la politica, in piena campagna elettorale, mentre si celebra la terza giornata nazionale degli stati vegetativi, condizione che in Italia interessa circa tremila persone. Eluana è morta il 9 febbraio del 2009 nella clinica ‘La Quiete’ di Udine, a 38 anni (dopo 17 anni passati in stato vegetativo dopo un incidente) nel mezzo di uno tra i più accesi dibattiti registrati nella legislatura che si sta per chiudere, senza che si sia arrivati, nonostante già due passaggi parlamentari, ad approvare una legge sul cosiddetto ‘testamento biologico’. A dare il là alla nuova tornata di polemiche l’ex ministro del Pdl, Maurizio Sacconi, che senza mezzi termini parla di Eluana come di una ragazza “condotta a morte, nonostante il tentativo del governo Berlusconi di tutelarne il diritto all’alimentazione e all’idratazione” e chiarisce fin da subito l’intenzione del centrodestra di riprendere in mano la legge sul biotestamento appena le Camere saranno riformate, convinto che “vi sarà una maggioranza disponibile a sostenere” una legge che punta alla “tutela della vita”. Anche perché “la società che rimuove i disabili e i più fragili consentendo processi eutanasici è condannata ad annichilirsi”. A stretto giro arriva la risposta di Antonio Palagiano, responsabile sanità dell’Italia dei Valori e oggi candidato con Rivoluzione Civile, che si è sempre posto dall’altro lato di quella che di fatto è stata una ‘barricata politica’: “E’ impensabile – dice – che si debba ancora sentire parlare di ‘omicidio’ e di eutanasia”, invitando “il senatore Sacconi a “smetterla con la sua insulsa violenza verbale e a lasciare che la povera Eluana riposi in pace”. Al Paese serve una legge “che tuteli i cittadini nell’ultimo momento della loro esistenza e li aiuti a prendere con serenità una decisione difficile, proteggendo la loro dignità, non certo di un provvedimento liberticida come quello proposto dal Pdl e fortunatamente rimasto fermo in Senato”. Gli stati vegetativi, secondo i dati illustrati al convegno organizzato per la III giornata nazionale al ministero della Salute, sono in aumento (se ne registrano 500 nuovi casi l’anno secondo la federazione delle associazioni trauma cranico Fnact) ma non c’é un quadro completo del fenomeno e, soprattutto, l’assistenza non è omogenea su tutto il territorio. Per il ministro Renato Balduzzi, che ha ricordato lo stanziamento di 20 milioni vincolati alla presa in carico di questi pazienti, si tratta “di un fenomeno che richiede maggiore attenzione” anche “sotto il profilo delle risorse”

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