èStoria “Schiavi”, in programma a Gorizia dal 19 al 22 maggio 2016

estoria 2015
“Schiavi” è il titolo scelto per l’edizione 2016 di èStoria, in programma a Gorizia dal 19 al 22 maggio 2016. èStoria riflette nuovamente su un tema che non può lasciare indifferenti: Schiavi segnerà per la manifestazione l’occasione di riflettere sulla libertà negata, la libertà cercata e la libertà conquistata.
Ancora una volta la storia interrogherà la letteratura, il diritto, la fede, l’economia, il giornalismo e numerose altre discipline per un confronto sulle diverse forme di schiavitù nella storia e nell’attualità. Si riuniranno a Gorizia i maggiori storici e intellettuali in Italia e nel mondo che hanno affrontato il tema della schiavitù, ma ci sarà spazio anche per le testimonianze di chi la schiavitù la combatte attivamente e di chi l’ha subita sulla propria pelle.
“Trattare il tema della guerra nelle passate edizioni ha significato riflettere con profondità sulla pace, così come l’analisi della schiavitù, in questa nuova edizione, interpella vigorosamente l’essenza della libertà.”
Adriano Ossola, ideatore e direttore del Festival èStoria

ALCUNE ANTICIPAZIONI SUL PROGRAMMA DELLA NUOVA EDIZIONE:
Criticità del nostro presente:
Ampliando quanto già fatto nelle precedenti edizioni, èStoria proporrà una vasta gamma di incontri per affrontare le questioni legate alle criticità del nostro presente, proponendo spunti per riflettere con profondità e orientarci nella comprensione dei conflitti del nostro tempo.
Muove da questa considerazione la volontà di avere tra gli ospiti Yvan Sagnet che porterà la sua esemplare testimonianza di lotta al capolarato: nato nel 1985 a Douala (Camerun), nell’agosto 2008 arriva in Italia e si iscrive al politecnico di Torino per studiare ingegneria, dove nel marzo 2013 consegue la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Per sostenere le spese delle tasse universitarie ha lavorato nelle campagne pugliesi, diventando uno dei portavoce durante lo sciopero contro i caporali e gli imprenditori agricoli alla masseria Boncuri, durato un mese nell’agosto 2011.
Yvan Sagnet è autore dei libri pubblicati da Fandango, Ama il tuo sogno, in cui racconta la sua esperienza come raccoglitore di pomodori e descrive il primo sciopero in Italia dei braccianti migranti, e Ghetto Italia, libro che gli è costato gravi minacce e intimidazioni: scritto a quattro mani insieme al sociologo Leonardo Palmisano, racconta la dura realtà dei ghetti in cui sono costretti a vivere i braccianti stranieri e mette in evidenza le responsabilità della piccola e grande distribuzione organizzata nel sistema di sfruttamento lungo la filiera agroalimentare.
Senza il suo impegno, senza questo ragazzo africano e gli altri che hanno lottato con lui, non esisterebbe la legge contro il caporalato, sebbene i caporali esistano al sud da più di un secolo.

Di particolare rilevanza per l’attualità e la testimonianza di impegno umanitario sarà anche la presenza di Kevin Bales, massimo studioso della schiavitù contemporanea, nominato per il suo Disposable People: New Slavery in the Global Economy al Premio Pulitzer, vincitore in Italia del Premio Viareggio e di altri riconoscimenti umanitari e letterari in diversi Paesi. Kevin Bales è inoltre responsabile del Global Slavery Index e co-fondatore di Free The Slaves, fondazione umanitaria dedicata a progetti anti-schiavismo in tutto il mondo.
L’autorevolezza degli storici presenti alle edizioni del Festival e la dimensione internazionale degli interventi troverà ulteriore riscontro, fra gli altri, nella presenza di Seymour Drescher, professore di Storia e Sociologia all’Università di Pittsburgh, autore di numerosi testi sulla schiavitù e la sua abolizione, tra i quali Abolition: A History of Slavery and Antislavery (Cambridge University Press, 2009) e Econocide: British Slavery in the Era of Abolition (The University of North Carolina Press, 2010).
Tra le cifre caratteristiche della manifestazione, il desiderio di accostare la storia ad altre discipline: è quanto accadrà con l’intervento del grande filosofo Emanuele Severino, che interverrà al Festival per una riflessione sull’etica dei rapporti umani proprio in relazione al fenomeno della schiavitù.

LE ALTRE SEZIONI DEL FESTIVAL:
Premio FriulAdria 2016:
Nel corso del Festival viene anche assegnato il premio Il romanzo della storia, sostenuto da Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole. Il vincitore dell’edizione 2016, che verrà reso noto i primi giorni di aprile, è un autore che ha fuso con maestria e incisività storia e letteratura. Il premio è stato vinto nelle scorse edizioni da Roberto Saviano, Max Hastings, Ian Kershaw, Corrado Augias, Daniel Goldhagen, Edward Luttwak e Luciano Canfora.
Centenario Grande Guerra:
L’edizione 2016 darà seguito al filone inaugurato nel 2014, “Trincee”, dedicato al centenario della Grande Guerra. Si tratterà di una sezione ad hoc che verrà mantenuta all’interno del festival fino all’edizione 2019, anniversario del trattato di Versailles. Torneranno diversi componenti del Comitato storico internazionale per ricordare gli eventi principali connessi al 1916. Spazio di particolare rilievo sarà dato alla presa di Gorizia da parte dell’esercito italiano nel centenario dell’avvenimento. Non mancheranno eventi per incrociare la storia con il teatro e la musica, legandosi anche all’anniversario della morte dei fucilati di Cercivento con lo spettacolo Fûc Amí – Fucilati per l’esempio ideato da Luciano Santin. Sempre per raccontare la storia attraverso il teatro un appuntamento di grande suggestione vedrà l’opera Gli ultimi giorni dell’umanità, di Karl Kraus, diventare una performance itinerante grazie alla messa in scena di Archivio Zeta.
Giovani:
L’esperienza avviata lo scorso anno continuerà: le associazioni giovanili della città, molte delle quali composte soprattutto da studenti universitari, proporranno ai loro coetanei e a tutto il pubblico di Festival una serie di appuntamenti costruiti direttamente da loro.
La Storia in Testa:
La sezione La Storia in Testa, sarà dedicata come nelle precedenti edizioni a numerosi anniversari e a svariate novità editoriali a tema storico: tra queste Gli ultimi giorni di Roma, illuminante affresco sulla caduta dell’impero romano scritto da Michel De Jaeghere. De Jaeghere, direttore di Le Figaro Histoire, interverrà in una conversazione con Alessandro Barbero, già apprezzatissimo ospite di èStoria in numerose edizioni del Festival.
Èstoriabus:
Una serie di itinerari storico culturali sarà proposta nelle giornate del Festival: ogni percorso sarà caratterizzato dai racconti degli storici che guideranno i visitatori dove la storia ha lasciato un segno indelebile.
FVG Èstoria:
Una sezione dedicata alle numerose associazioni e ai gruppi o centri di ricerca storica della regione, che proporranno approfondimenti sulla storia del territorio.

IL TEMA CENTRALE DELL’EDIZIONE 2016 SARÀ DECLINATO ATTRAVERSO I SEGUENTI ASPETTI:

la dimensione cronologica. Il tema della schiavitù sarà trattato attraverso le epoche principali della periodizzazione storiografica occidentale: età antica, età medioevale, età moderna ed età contemporanea;
la dimensione analitica: le questioni connesse alla schiavitù verranno affrontata in chiave comparativa nell’ambito della storia dell’Occidente, con particolare attenzione ai momenti di svolta sul piano sociale, politico, culturale e intellettuale;
il tema “Schiavi” analizzato nell’attualità, con particolare riferimento alle nuove forme di schiavitù, all’erosione di diritti e tutele e alla sopravvivenza di pratiche di sopraffazione e sfruttamento;

La schiavitù, pur essendo via via abolita dagli Stati a partire dall’ultimo trentennio del Settecento, non è sparita: nel 2014 si contano quasi 36 milioni di schiavi, uomini e donne di ogni età privati della libertà. Il traffico di esseri umani, il lavoro infantile, lo sfruttamento sessuale, il matrimonio precoce e forzato, la schiavitù per debito e il lavoro forzato continuano a infestare diverse aree del mondo, in un circolo vizioso che include razzismo, diritti civili negati, iniquità sociale ed economica. Infine, in termini più metaforici che strettamente storiografici, anche l’uomo del 2015 apparentemente libero non è privo di catene invisibili: quanto resta della nostra libertà, al netto di dipendenze, bisogni indotti, condizionamenti e limitazioni?

Fin dall’antichità, società e culture diverse per tanti aspetti hanno contemplato la possibilità che alcuni uomini fossero proprietà di altri, forza lavoro a disposizione di chi poteva imporre legalmente la propria volontà. Le guerre, la povertà, i debiti e la stessa nascita da genitori schiavi alimentarono per tutta l’antichità questo fenomeno, all’origine di infrastrutture vitali per i contemporanei, così come di monumenti giunti fino ai nostri tempi.
Non solo l’Egitto dei Faraoni: la Grecia dei filosofi e la Roma antica, anche nella sua fase repubblicana, sono comunità che si poggiano saldamente sullo schiavismo, sebbene dall’Antico Testamento alle pagine di Appiano inizi a comparire un fil rouge senza fine: la lotta degli schiavi per la propria libertà, una lotta di popoli interi nel caso ebraico o di individui e leader carismatici, si pensi a Spartaco.
Il cristianesimo, per il suo radicamento nell’impero romano, segnerà l’entrata in campo della religione e della morale, portando ad una prima messa in discussione della schiavitù classica, che si evolverà (e per certi aspetti si mimetizzerà) in condizioni più sfumate e meno percettibili. I secoli del medioevo conosceranno la schiavitù soprattutto come uno degli aspetti della contrapposizione tra islam e cristianità, e tra queste religioni e i popoli ancora pagani.
Tutt’altra rilevanza riassume lo schiavismo con le scoperte geografiche; mondi nuovi da sfruttare muovono i governi dei nascenti Stati nazionali affacciati sull’Atlantico a schiavizzare le popolazioni indigene americane e a fare dell’Africa sub-sahariana un mercato di acquisto per la manodopera destinata alle piantagioni di zucchero, tabacco, cotone, caffè e così via.
Popoli interi spariscono e altri sono trapiantati e rimescolati: una globalizzazione disordinata che lentamente vede intervenire nel dibattito sulla libertà non solo gli ecclesiastici ma anche gli intellettuali. L’abolizionismo poggia saldamente nell’illuminismo oltre che nella morale cristiana, e la rivoluzione americana, quella francese, nonché naturalmente la guerra di secessione sono eventi in cui il tema della libertà degli uomini gioca un ruolo determinante.

Il programma completo del Festival sarà disponibile alla fine di aprile 2016 sul sito.

Cos’è èStoria:

FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA STORIA

Tavole rotonde, lezioni, presentazioni, mostre, proiezioni, spettacoli, reading, testimonianze, escursioni guidate a tema storico, città del libro: questo e molto altro ogni anno, a maggio, a Gorizia durante èStoria – Festival internazionale della storia, che giunge nel 2016 alla sua dodicesima edizione.

Nato nel 2005, il Festival è cresciuto negli anni insieme alla sua missione: avvicinare ai grandi temi della storiografia un pubblico il più ampio e composito possibile. I risultati ottenuti negli anni, con oltre 60 mila spettatori nel 2014 durante le quattro giornate di “Trincee”, sono il frutto di una formula che affianca al rigore e alla levatura di storici, giornalisti e studiosi internazionali di varie discipline la capacità divulgativa, per affascinare e coinvolgere anche i non addetti ai lavori.
L’obiettivo che èStoria si prefigge in ogni edizione è quello di spaziare nel tempo, dall’evo antico a quello moderno, su temi di grande rilevanza con un approccio multidisciplinare. Il Festival si compone di un numero sempre crescente di appuntamenti per mettere a confronto le voci più autorevoli che animano la ricerca e il dibattito storico-culturale internazionale. Durante le giornate del Festival si alternano dibattiti, presentazioni di libri, spettacoli, reading, mostre, proiezioni e racconti di testimonianze.

Tra gli ospiti di questi anni Paul Kennedy, Dario Fo, Fréderic Attal, Roberto Saviano, John Hemingway, Luciano Canfora, Emilio Gentile, Marc Augé, Tatiana Yankelevich, Richard Overy, Ian Kershaw, Lucy Riall, Paco Ignacio Taibo II, Jung Chang, Franz Ludwig Schenk Graf von Stauffenberg, Jon Halliday, Claude Mossè, Hans van Wees, Richard Bosworth, Victor Gaiduk, Zygmunt Bauman, Alessandro Barbero, Erwin Schmidl, Robert Kagan, Octavio Alberola, Sergio Romano, Benny Morris, Giorgio Galli, Federico Rampini, Ernesto Galli della Loggia, Walter Veltroni, Tamin Ansary, Nicola Di Cosmo, Paul Freedman, Andrea Giardina, Edward Luttwak, Paolo Mieli, Farian Sabahi, Demetrio Volcic, Massimo Popolizio, Sergio Valzania, Hew Strachan, Corrado Augias, Paolo Crepet, Aldo Cazzullo, Massimo Fini, Giorgio Dell’Arti, Edoardo Boncinelli, Furio Colombo, Ely Karmon, Vito Mancuso, Alberto Melloni, Vittorio Sgarbi, Marcello Veneziani, Margherita Hack, Moni Ovadia e molti altri.

Il Festival si svolge alla fine di maggio nell’affascinante cornice dei Giardini Pubblici nel centro di Gorizia e in altri luoghi della città. Non sono mancati nelle varie edizioni eventi collaterali che del Festival sono diventati parte integrante, come il premio FriulAdria il Romanzo della Storia, gli èStoriabus e la mostra-mercato del libro storico Libringiardino.