Fabio, diario di valle Isole Svalbard – FOTORACCONTO

IMG_3532Sono Fabio De Stefano, vivo fuori Udine, ma il mio lavoro di commerciante mi porta in città ogni giorno. Ho sempre sognato di andare verso il nord estremo, non solo per vedere quelle lande, ma in particolare per riuscire a fotografare gli animali che abitano quei posti, in primis l’Orso Polare. Ai viaggi, unisco l’altra mia passione, la fotografia, dove cerco di trasmettere agli altri le emozioni dei paesaggi e degli animali che popolano i paesi che visito. Gli orsi hanno però un posto speciale nel mio cuore, infatti è da molto tempo che studio i loro movimenti e le loro abitudini, andando a fotografarli nella vicina Slovenia dove il numero di plantigradi supera i 600 individui. Devo ammettere che in questo ultimo mio viaggio sono stato fortunato, visto che sono riuscito a vedere non solo orsi, anche madre con cucciolo, ma trichechi, balene beluga, renne, volpi artiche, foche e una quantità innumerevole di volatili di diverse razze come la sterna artica.
L’avventura assieme a mia moglie Laura nell’arcipelago delle Svalbard, è durata 5 giorni, ma è bastato per entrare in quella magica atmosfera che solo il grande nord può dare.
All’arrivo nel piccolo aereoporto di Longyearbyen, il paese più popolato con circa 2000 anime ma con 4 asili perché la natalità è molto elevata, si capisce guardandosi attorno di quanto si sia al limite della sopravvivenza, non solo per il clima, per il buio invernale, ma soprattutto per il fatto di dover dividere il territorio con la natura selvaggia, in primis con il re dell’artico, l’orso polare.
La società è costruita intorno a lui, dai segnali stradali, alle mamme che escono con il passeggino e il fucile, mezzi che girano 24 ore su 24 per catturare, se necessario, il malcapitato e riportarlo lontano dal paese. Il ritmo di vita in queste terre, è notevolmente differente dal nostro, perché è la natura a dettare non solo le regole, ma anche i tempi.

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Longyearbyen fu fondata nel 1906 e deve la sua fortuna alle miniere di carbone, che ancora oggi esporta in Germania e Polonia. Nel 1943 fu distrutta dai tedeschi e ricostruita dopo la seconda guerra mondiale.
L’altro paese è Ny-Alesund, un agglomerato di piccole case, che in estate arriva a 200 abitanti, mentre in inverno ci sono solo 30 persone. Raggiungibile in estate in nave o con piccoli aerei, mentre in inverno con motoslitte, piccoli aerei ed elicotteri, condizioni meteo permettendo. La maggior parte degli abitanti sono scienziati o ricercatori, in particolare dal punto di vista geologico e meteorologico. Questo minuscolo paesino è importante perché da qui partì l’avventura di Umberto Nobile e il norvegese Roald Amundsen per il sorvolo del Polo Nord.
Ma veniamo al viaggio vero e proprio, quello dalle sensazioni selvagge, della natura incontaminata. Gli animali visti, e fotografati, sono stati molti, dalle renne, alle volpi artiche, passando per trichechi, beluga, foche e ovviamente orsi bianchi. Gli orsi nelle Svalbard risultano essere 3000, che in estate passano il tempo a cacciare, per avere le scorte di cibo e resistere durante il lungo letargo, ma chi va in letargo? La femmina a novembre comincerà il suo lungo sonno fino ad aprile circa, e in questo periodo nasceranno da uno a tre cuccioli. Il maschio invece non entrerà in letargo, ma affronterà il lungo inverno artico, tra blizzard e temperature dai -20°c ai -30°c. Mi ha fatto molta impressione vedere un tricheco sbranato da un’orsa con il suo piccolo, è come se il malcapitato fosse stato messo sotto vuoto.
Da poi un grande senso di libertà, vedere nuotare e saltare le balene beluga, o veder volare le sterne artiche a pelo d’acqua, inseguendo la nave. Ovunque ci si giri, la natura comanda, e l’uomo deve sottostare, come ad esempio per la costruzione delle case, le quali sono delle moderne palafitte, visto che il terreno è gelato per tutto l’anno le abitazioni, non possono essere costruite con le fondamenta, altrimenti cederebbero sotto la pressione del terreno ghiacciato (permafrost).
E’ stata un’esperienza bellissima, accompagnata da giornate soleggiate o al più variabili che grazie alla luce del giorno, hanno dato ancor più fascino alle tante foto scattate. Ho avuto la riprova che dove l’influenza umana è minima, o assente, la natura ancora stupisce ed è più viva che mai. Ora si pensa alla prossima destinazione, che potrebbe essere l’Islanda in versione invernale.

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