Friuli Innovazione: la provincia vota sì alla trasformazione in Scarl

img_parco3d1All’unanimità il Consiglio provinciale ha approvato la trasformazione in società consortile a responsabilità limitata (scarl) del Consorzio Friuli Innovazione, il consorzio nato come struttura operativa dell’Università di Udine per svolgere attività di ricerca, di sviluppo sperimentale e di trasferimento di tecnologie. «Si tratta – ha commentato il presidente della Provincia on. Pietro Fontanini – di una scelta precisa a favore della ricerca di questo ente. Noi – ha sottolineato – abbiamo una responsabilità istituzionale sia verso i giovani che hanno investito in questo consorzio sia verso il nostro territorio e le nostre aziende alle quali viene data l’opportunità di crescere mediante questa fucina di innovazione». A illustrare nel dettaglio la vicenda che vede coinvolta la Provincia in quanto componente per l’8,48% del Consorzio, l’assessore provinciale Adriano Ioan. «Questa trasformazione – ha spiegato Ioan – permetterà finalmente a Friuli Innovazione di adeguarsi al mutato panorama istituzionale e, soprattutto, consentirà alla nuova scarl di partecipare ai bandi europei ad “armi pari” rispetto agli altri concorrenti in quanto potrà avere una personalità giuridica e tutte le agevolazioni fiscali del caso. Come ha precisato il l’attuale presidente del Consorzio – ha ricordato Ioan – fare da stazione appaltante diventa difficile in qualità di consorzio: per contrarre un mutuo, ad esempio, il Consorzio deve ricorrere al mercato e non può avvalersi delle condizioni agevolate concesse dalla Cassa depositi e prestiti. Va detto inoltre che, sempre a causa della mancanza di una forma societaria, i fondi destinati a favore della ricerca a Friuli Innovazione da parte di quattro istituti di credito del territorio sono fermi e non possono essere utilizzati. Importante evidenziare inoltre che la trasformazione in società non va contro il principio di legge che prevede che i soggetti pubblici non vadano a interferire nella libertà di concorrenza. Friuli Innovazione, a differenza di Area science park di Trieste, non ha finanziamenti statali: si trova a concorrere a bandi europei solo in base alle proprie risorse, non ha scopo di lucro e non prevede i dividendi. Siamo nel pieno rispetto di una finalità pubblica. Ora – ha aggiunto Ioan – la nostra decisione, seppur importante, potrebbe essere del tutto inutile se il Comune non dovesse sciogliere le proprie riserve». La storia di Friuli Innovazione inizia nel 2001 quando, su iniziativa dell’allora rettore Marzio Strassoldo vengono creati due consorzi, Friuli formazione e Friuli innovazione allo scopo di coordinare per i rispettivi ambiti l’attività di singoli soggetti che autonomamente partecipavano a bandi europei. L’Unione europea, con propria direttiva, aveva chiesto infatti di avere un interlocutore unico. Di fatto si è formata una sorta di Ati (Associazione temporanea d’impresa per partecipare ai bandi per la ricerca) con, come socio principale, l’Università degli Studi di Udine. Nel 2002 con la legge sull’innovazione Illy-Bertossi che ha previsto un finanziamento di 20 milioni di euro per la realizzazione del parco tecnologico in provincia di Udine si rafforza il ruolo del Consorzio e vi entrano a far parte altri soci tra cui la Provincia e il Comune di Udine. Tale riconoscimento regionale innesca un cambio di marcia rispetto alle attività portate avanti fino a quel momento dal consorzio: la Regione interviene per il 70% e gli altri soci per il rimanente 30%. Dal 2004 il Consorzio si comporterà nei fatti come una società visto che ha un patrimonio (12 milioni di euro), proprio personale e una struttura. Nel 2007 il Cda all’unanimità decide di procedere verso la trasformazione in società consortile per adeguare l’ente alle mutate esigenze.
«Arriviamo quindi agli ultimi tempi  – prosegue Ioan – quando a ottobre scorso il Comune ha chiesto formalmente un parere alla Corte di conti sulla possibilità di partecipare a una società di capitali. La Provincia, per evitare impasse, ha spezzato la questione in due: prima si delibera sul cambio di ragione sociale poi, in separata sede, sulla permanenza in società. Ovviamente le delibere del Consiglio provinciale che riguardano la costituzione o la permanenza in società, prevedono il parere della Corte dei Conti. Personalmente – ha affermato Ioan – ritengo che sia stato posto male il quesito da parte del Comune. Noi ovviamente abbiamo dovuto tener conto di questo fatto perché sulla prima delibera il collegio dei revisori, che deve per legge asseverare l’operazione, ha chiesto di sospendere la votazione in attesa del parere della Corte che è arrivato il 16 dicembre scorso. Nelle more di questi tempi, per rafforzare gli elementi degli Enti (tutti i 15 enti pubblici e privati hanno già votato) la Provincia ha chiesto al Consorzio il piano industriale. Il 13 febbraio il collegio dei revisori ha avuto il parere della Corte regionale che ha espresso delle perplessità sul piano industriale: al centro del dibattito la valutazione economica rispetto a quella della trasformazione. Così – ha proseguito – rispetto a questi dubbi del nostro collegio dei revisori il 20 di febbraio viene convocato in Provincia un incontro tra i revisori dei conti della Provincia e di Friuli Innovazione che, alla fine, hanno dato il via libera all’asseverazione. Mercoledì scorso l’esecutivo di palazzo Belgrado ha quindi riapprovato la delibera tenendo conto del parere della Corte dei conti e delle valutazioni emerse dal piano industriale. Dividere in due la decisione (trasformazione prima, permanenza poi ndr) è dunque l’unico modo per scongiurare ulteriori danni per il Consorzio che, se la situazione proseguirà, continuerà a perdere innumerevoli occasioni».
Alla delibera, che è stata votata all’unanimità dopo un costruttivo dibattito animato da maggioranza e opposizione, è stato aggiunto un emendamento secondo il quale “entro 15 giorni dalla formale trasformazione sarà portata in Consiglio la decisione sul mantenimento o meno della partecipazione, nel frattempo la Giunta si impegna a ricercare soci privati a cui cedere le proprie quote”.

Ha visto il favore quasi unanime (voto contrario è stato espresso dai consiglieri Giovanni Battista Polesello del Gruppo Misto e Diego Travan del Pd. Si è astenuto Renato Antonelli del Pd) con la fattiva partecipazione di tutto il Consiglio, l’ordine del giorno presentato a firma del capogruppo del Pdl Renato Carlantoni avente ad oggetto lo sviluppo equilibrato delle attività commerciali che «deve essere – è stato espresso pressoché unanimemente – il punto di partenza per un inversione di tendenza nella nostra regione dove è sproporzionato, quanto a popolazione e dimensioni territoriali, il numero di centri commerciali esistenti». In pratica, con l’approvazione dell’ordine del giorno di Carlantoni, il Consiglio riconosce la fondamentale importanza delle piccole attività commerciali sia per quanto attiene alla dimensione economica sia quale elemento imprescindibile di tradizione familiare e di coesione all’interno della società regionale e friulana in particolare. E impegna il Presidente della Provincia a richiedere alla Amministrazione regionale l’adozione di tutti gli strumenti appropriati al fine di garantire, nell’interesse della comunità regionale, una equilibrata coesistenza tra le piccole realtà commerciale e le medie e grandi strutture di vendita.

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