Lorenzo Genna: inaugurazione anno accademico 2014/15 Ateneo Udine

12 presidente Consiglio degli studenti, Lorenzo Genna

Magnifico Rettore, Autorità tutte, cari Studenti, Signori e Signore.

Mi trovo da poco a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio degli Studenti e sono onorato di essere qui oggi in rappresentanza degli Studenti di questa Università.

Le parole che oggi dirò vogliono essere punto di partenza per tendere insieme verso un fine comune. Vorrei parlare sinceramente di quello che dovrebbe essere il percorso verso il futuro dell’Università, e per farlo, a mio avviso, bisogna partire da una domanda che ci rimanda al passato: Qual è il rapporto tra università e studenti?

Storicamente le Università nascono come Nationes, termine inizialmente utilizzato per indicare le associazioni studentesche, a cui poi si andrà lentamente sostituendo quello di Universitas, che passerà ad indicare non solo l’insieme degli studenti, universitas scholarium, ma l’intera comunità accademica, l’Universitas magistrorum et scholarium. Sono stati gli studenti che, invitando i docenti, hanno dato un contribuito essenziale alla nascita di quell’Istituzione che attualmente chiamiamo Università. E questo è ancor più vero nel nostro caso, ovvero quello di una Università fortemente voluta dalla popolazione, da quelle stesse persone che poi l’hanno frequentata.

L’hanno frequentata per soddisfare la loro sete di conoscenza, come tanti altri giovani continuano a fare. Giovani che non devono essere visti come vasi da riempire, ma come fiori da curare: cervelli pensanti che interagendo fra loro e con l’ambiente circostante, contribuiscono all’evoluzione dell’Università stessa e della collettività tutta. E’ quindi necessario che lo studente non si vincoli, o peggio venga vincolato, ad una situazione di passività, ma si renda attivo e partecipe ad ogni livello, anche tramite lo strumento della rappresentanza. E’ solo così che la componente studentesca può mantenersi dinamica e propositiva all’interno di una vita accademica che assomiglia a quella di una cittadella, i cui abitanti eleggono le loro autorità, preparano un proprio calendario e hanno le proprie feste.

Se l’Università è davvero una cittadella, in questa possiamo individuare tre componenti, la prima, su cui tutto si fonda, è quella che concerne l’organizzazione; la seconda e la terza sono relative all’insegnamento, quello impartito e quello recepito. Il punto più alto dell’interazione fra queste componenti è il necessario incontro-scontro tra il sentimento del nuovo incarnato dagli studenti ed il frutto dell’esperienza e della conoscenza incarnato dai docenti, incontro-scontro capace di creare una crescita responsabile che sa dove tendere e come arrivarci. Crescita che l’Università deve contribuire a trasferire sul territorio, sia esso regionale, nazionale o internazionale, ponendosi come tramite qualificato e snello tra gli studenti e il mondo del lavoro, dell’imprenditoria giovanile o della cultura e della scienza. Se questo è il fine a cui le parti nella loro dinamica relazione tendono, la domanda forse più difficile a cui trovar risposta è quali siano i giusti mezzi di cui l’Università deve avere disponibilità per giungere ad un risultato significativo.

Possiamo individuarne tre: organizzazione, qualità e finanziamenti. Per quanto concerne l’organizzazione, impalcatura su cui si poggia tutto il resto, questa deve poter rispondere alle spinte verso l’innovazione e verso il futuro, tutelare e valorizzare il passato, riconoscere e salvaguardare i diritti allo studio e la meritocrazia, nel rispetto di un’attenta gestione delle risorse universitarie. Parliamo poi di qualità, diventata caratteristica essenziale nel mondo attuale. Solamente tramite essa è possibile competere nelle sfide posteci dalla globalizzazione e da un mondo che preme costantemente sull’acceleratore. Questa qualità, tanto oggetto di discussione, è ottenibile solamente tramite investimenti, anche coraggiosi, che devono toccare i servizi, il personale docente e la didattica tutta, fino ad arrivare alla vita universitaria al fuori e dentro le sedi. La qualità si configura quindi come sforzo comune di più entità ed identità. Nell’ottenimento di tale scopo ricoprono un ruolo fondamentale i finanziamenti provenienti dallo Stato, dalla Regione, da Enti privati e dalla contribuzione studentesca, a cui le Università richiedono sempre più. Finanziamenti che sono però molte volte visti come una spesa e non come un investimento.

Trovandoci a questo punto di fronte ad un bivio che vede da una parte un’istituzione la cui unità di misura è lo studente, inteso come persona e futuro, e dall’altra un’istituzione la cui unità di misura è il mercato ed il cui prodotto sono i laureati, credo fermamente che la prima strada sia quella da percorrere.

Per far sì che questa strada venga percorsa, per quanto tortuosa possa essere, bisogna creare una macchina capace di farlo. Alla base di questa macchina trovo debba esserci la collaborazione. Collaborazione che si fonda sui principi della fiducia verso le altri parti in causa e su un corretto e leale svolgimento dei propri compiti. Sono infatti la collaborazione e la dialettica costante fra le varie componenti dell’Università, quella studentesca, quella dei docenti e quella del personale amministrativo, le uniche cose in grado di rendere l’Università luogo di accrescimento per tutte le parti coinvolte. E’ quando si rompe questa armonia che l’Università degenera. E’ quando viene a mancare la voglia di collaborazione che l’Università degenera. E’ quando viene a mancare la voglia di mettersi in gioco che l’Università degenera. In questa degenerazione l’Istituzione dimentica il suo fine e lascia spazio ad una visione individualistica che si concretizza in un completo disinteresse per quello che accade aldilà del proprio piccolo giardino personale.

La collaborazione passa attraverso il dibattito, attraverso il confronto, attraverso lo scontro misurato, in una costante tensione verso un fine comune. Fine comune che deve guardare necessariamente con lungimiranza al futuro, in quanto la decisione di oggi influenzerà il domani. Non possiamo quindi che chiedere alle Autorità qui presenti a livello politico, istituzionale ed accademico, di intraprendere insieme a Noi questa strada, attuando tutte le politiche del caso e mettendo in campo tutti i mezzi necessari. E’ inoltre fondamentale che questa strada non sia intrapresa solo dal nostro Ateneo, ma possa coinvolgere tutti gli istituti di alta formazione della Regione e ancor più tutti gli organi di livello nazionale che influenzano e decidono circa la vita universitaria.

Ringrazio dunque il Magnifico Rettore per il Suo insostituibile lavoro, confidando che nel venturo anno accademico la Sua azione possa con ancora più vigore tutelare le esigenze di questa Università e dei suoi studenti.

Ringrazio la componente docenti, per il lavoro d’insegnamento che svolge giornalmente all’interno di questa Università, che non deve però fermarsi ad una semplice trasmissione di nozioni, ma essere coronato da un’attenzione alla componente umana che sempre più vediamo scadere nel frettoloso scorrere quotidiano. E’ importante creare rapporti con gli studenti, che per funzionare devono essere fondati su un reciproco rispetto, invito dunque a rispettare con rinnovata forza e convinzione i regolamenti ed i diritti previsti per gli studenti con l’obbiettivo di creare un clima di fiducia.

Ringrazio il personale amministrativo, che permette un buon funzionamento della nostra Università in un continuo tendere a quell’efficienza che ha sempre contraddistinto il nostro Ateneo.

Ringrazio la Presidente della Regione, in qualità di rappresentante di tutte le istituzioni regionali. A tal proposito, è mio dovere ringraziare l’Agenzia Regionale per il Diritto agli Studi Superiori, un organo che, grazie all’impegno e dedizione del personale, permette a tutti gli studenti di svolgere il proprio percorso accademico abbattendo eventuali barriere economiche. A ciò aggiungo la speranza che, dopo questo primo periodo di rodaggio, si possa intraprendere un percorso privo di disparità fra gli studenti dei vari Atenei regionali, percorso improntato ad un razionale, lungimirante e condiviso utilizzo delle risorse dell’Agenzia.

Auguro al Presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca di compiere al meglio l’ardua missione che Gli è stata affidata, basando la valutazione su criteri misurati e stringenti, che possano far emergere i meriti e segnalare i demeriti. Criteri condivisi ed equi. Auspico che questo avvenga tramite strumenti snelli ed efficaci, cercando di evitare l’iperburocrazia che fa perdere il senso stesso della missione dell’Agenzia.

Auguro al Direttore Generale per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore del MIUR di riuscire, per quanto sia possibile, a far invertire la rotta o perlomeno a fermare la nave che sta portando le Università ad essere degli “esamifici”.

Ringrazio per la gentile presenza il Direttore Generale della Banca d’Italia, e con Lui tutti quei singoli e quegli Enti privati che investono e credono nell’Istruzione Pubblica italiana, augurandomi che possano alleviare, soprattutto in questo momento di crisi economica e sociale, la situazione di necessità che colpisce la formazione superiore.

Ringrazio gli Studenti, per la coraggiosa scelta di intraprendere una vita composta da caffè che cercano di tener svegli e libri che troppe volte fanno dormire. Li ringrazio per aver puntato su loro stessi, in un mondo che cerca di disilluderci circa lavoro ed occupazione. Ma cari colleghi, il futuro siamo noi, e tutto parte da qui. Tutto parte dal nostro impegno, dalla nostra voglia di fare, dal sentirsi vivi coltivando passioni e non solo apprendendo nozioni. Vi ringrazio per rendere l’Università sede di stimolanti confronti. Vi ringrazio perché so che ognuno di Voi ha davanti a sé una strada spesso in salita che percorre ogni giorno con coraggio, superando ostacoli e vincendo sfide. Il mio augurio più sentito va a Voi per un anno accademico ricco di soddisfazioni, pieno dunque di emozioni, paure, sorrisi e pianti, pieno di tutto ciò che rende la vita da universitari degna di esser vissuta e valorizzata.