Mamma 2.0 – L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro

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L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Così recita solennemente l’art. 1 della nostra Costituzione…

In questi giorni, passato il cicaleccio su S. Remo, si è tornati a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle cose serie.
Tra le tante, quella che tiene particolarmente vivo l’interesse generale è il dibattito in corso proprio sulla riforma del lavoro.
Ne parlano davvero tutti, con più o meno cognizione di causa, con più o meno titolo e più o meno garbo.
E’ un fatto assodato, che in Italia una riforma, o meglio, una riorganizzazione complessiva sia necessaria e questo, ahimè, non varrebbe solo per l’ambito lavorativo!
Non so come andrà a finire.

Non so se, finalmente, chi ci governa farà in concreto qualcosa di buono e utile per la comunità.
E questo qualcosa di buono, non vorrei lo facesse per me, ma soprattutto per mia figlia.

Ciò che desidero per lei, che sta crescendo ignara del fatto che, da qualche parte, si sta decidendo anche del suo futuro è, caro Ministro Fornero, che, tra le altre cose, si riconosca una maggiore equità, una maggiore considerazione del merito indipendentemente dal sesso e una maggiore tutela della maternità in toto, per tutte le tipologie di madri e lavoratrici, perché diventare mamma non sia più visto, nemmeno di sfuggita, come uno ostacolo alla realizzazione di sé.
Non sono un tecnico, non sono un politico, non sono un sindacalista sono solo una mamma che guarda alle luci ed alle ombre della sua esperienza e vorrebbe che alcune cose fossero migliorate.
Mi sono laureata a 26 anni, poteva esser prima, poteva esser meglio. Ma del mio punteggio vicino al massimo vado orgogliosa, come, ancora oggi, vado orgogliosa di quel titolo, che devo alle mie forze e al contributo morale e materiale della mia famiglia.
Iniziai subito a cercare un lavoro, perché desideravo essere indipendente e lo trovai dopo un paio di mesi. Avevo anche pensato di andare all’estero, ma, per tutta una serie di ragioni, non era il momento.
In fondo il lavoro era solo per sei mesi, un Co.Co.Co…

Poi avrei fatto sicuramente altro, magari proprio all’estero, come avevo spesso immaginato.
Invece quel lavoro divenne, non un semplice andare in ufficio quotidiano, divenne una passione. Mi piaceva quello che facevo, mi entusiasmava. Era attinente a ciò che avevo studiato e mi sentivo gratificata dai progressi, dall’aumentare delle mie competenze. Poco importava se erano sempre Co.Co.Co. e poi Co.Co.Pro. Poco importava se il compenso era più o meno sempre quello, se non c’erano ferie pagate o malattia. Era una mia scelta. E poi c’era sempre nell’aria la possibilità di un ipotetico contratto migliore. Ero brava – dicevano – una che vale, che merita etc.
Nel frattempo mi sposai e diventai mamma. Andai in ufficio fino a 15 giorni prima del parto. Stavo bene, cos’era mai? E poi restai a casa tre mesi, che diventarono quattro perché, mentre ero in maternità, decisero di destinarmi ad un nuovo ufficio: una nuova sfida, pensai, ma sempre alle stesse condizioni. Non importava. Riuscivo a conciliare maternità e lavoro. All’inizio non era stato facile, ma poi piano piano tutto stava procedendo per il meglio.

Poi un giorno il rapporto di lavoro è terminato. Niente più rinnovo. Grazie e arrivederci.

Così mi sono ritrovata a 36 anni con un’unica esperienza lavorativa settoriale di dieci anni, laureata e mamma (e, peggio, potenzialmente ancora in età da fare il bis), ossia totalmente fuori mercato, specialmente in una fase di crisi economica e occupazionale durissima.

Certo non mi sono persa d’animo, mi sto, come si dice, reinventando, ma con il senno di poi mi rendo conto che avrei potuto avere qualcosa di meglio, qualcosa di più.
No, caro Presidente Monti, non ho avuto e non ho tutt’ora una vita monotona, però, mi permetta che, ogni tanto, io mi senta vacillare, specie se penso al futuro, agli anni che, mio malgrado, avanzano…
Ecco, è per questo che spero cambi qualcosa.
Nel mese di marzo ormai prossimo, dovrebbe accadere, almeno secondo il Ministro Fornero.
Marzo è il mese in cui si ricordano le battaglie delle donne.
Marzo è il mese della Primavera, l’ennesimo inizio di tutto.
Sarà così?

Siate tecnici, cari governanti, politici e non, e siatelo fino in fondo!
Trovate soluzioni concrete, soprattutto per tutti i nostri figli, perché l’incertezza costante, la mancanza di prospettive e di valorizzazione del merito sono uno dei mali che ha minato e sta minando le fondamenta della nostra società, di quello che era e vorrei che rimanesse il nostro bel Paese.

E voi cosa ne pensate?
Mi piacerebbe leggere, come sempre, anche le vostre opinioni…

Cristina oltre a scrivere questa rubrica su Udine20 ha un suo blog: http://udinelamiacittaenonnapina.blogspot.com/

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