Nuovo album per Remo Anzovino e Roy Paci

DSC 4325- credit Simone Di Luca Photography
Martedì 17 gennaio 2017 Ali, indimenticato campione dei pesi massimi nato ed entrato nella leggenda con il suo nome di battesimo Cassius Clay, compirebbe 75 anni. Nel giorno dell’anniversario esce “Fight For Freedom – Tribute to Muhammad Ali”, un album nato dall’inedita collaborazione fra Remo Anzovino e Roy Paci, 12 brani inediti che fanno da colonna sonora originale al film “Da Clay ad Ali, la metamorfosi” (Sky, 3D Produzioni e Repubblica), firmato da Emanuela Audisio e in onda su Sky Arte HD in prima televisiva lo stesso giorno alle 21.15.
Nel suo film documentario, la giornalista e regista restituisce a tutto tondo e in modo unico una figura straordinaria e irripetibile, offrendo una lettura quasi microscopica della psicologia di questo grande personaggio dalle mille sfumature, mai banali e sempre imprevedibile.

La musica del film è stata realizzata da due pesi massimi della scena contemporanea, per la prima volta al lavoro insieme: Remo Anzovino, compositore e pianista fra i più originali e visionari della nuova scena contemporanea, e Roy Paci, musicista poliglotta, produttore geniale e trombettista dallo stile unico e inconfondibile.
Entrambi attratti profondamente dalla nobile arte e dalla figura leggendaria di Ali, riescono nel loro primo incontro artistico a trovare un terreno comune per fondere le loro lingue e i loro stili, consegnando una colonna sonora di bellezza assoluta, memorabile, degna delle grandi pagine della musica da film.
“Fight For Freedom – Tribute to Muhammad Ali” (Etnagigante), disponibile sempre da martedì 17 gennaio 2017 in digital download su tutte le piattaforme digitali, è un viaggio composto da 12 brani musicali, del tutto autonomi e godibili anche in assenza delle immagini del film. Remo e Roy, supportati dall’eccellente band formata per l’occasione con Vito Scavo al trombone, John Lui alle chitarre, Gabriele Lazzarotti al basso elettrico e Mylious Johnson alla batteria e percussioni, fanno apertamente trapelare il piacere e il coraggio nel mettersi in gioco e confrontarsi davvero sul ring a loro più congeniale: quello dei suoni, offrendo un campionario di temi e di ritmi strepitoso.

Volevo la leggerezza del vento tra le palme, la gioia di chi va veloce, la rabbia di chi non vuole più stare nella parte sbagliata del mondo, perché sbagliata non è, volevo l’arroganza di chi prende coscienza e la fierezza di chi si carica sulle spalle il mondo – afferma la regista Emanuela Audisio – Volevo non solo la bellezza della vittoria, ma anche il dolore della sconfitta, per dire che vale sempre la pena avere una causa. Volevo una musica che non dimenticasse: i funerali del sud pieni di colori, la tromba, il piano, i pugni, il blues, il jazz, chi ride e chi piange. C’è il R&B – aggiunge l’Audisio – e ci sono R&R, Remo e Roy.

I. We.
Io. Noi
La sintesi della figura di Muhammad Ali è tutta in questo scambio di soggetti. Dove un solo uomo riesce a farsi simbolo di valori collettivi, e interprete della lotta quotidiana per i diritti, per la libertà, combattendo e uccidendo ogni pregiudizio. Cassius Clay è in assoluto il più grande sportivo di tutti i tempi. Capace di rivoluzionare lo stile della nobile arte del pugilato, come di porre al centro dell’attenzione globale temi universali e di far sentire ogni nero americano fiero di essere americano. E così, simbolicamente, quando il morbo di Parkinson lo mangerà piano piano, facendo sentire ogni essere umano debole degno di rispetto, senza doversi nascondere, come testimonia la scena leggendaria della fiaccola di Atlanta 1996. È il primo ad invertire il rapporto tra il personaggio e i media. Dove chi conduce il gioco è sempre e solo Muhammad Ali.
Capace di scelte oggi inimmaginabili, come quella di rifiutare la chiamata per il Vietnam consapevole delle conseguenze sportive e penali della sua scelta, Capace di scelte dirompenti come quella di convertirsi all’Islam, e di entrare nella Nation of Islam, divenendo musulmano nero e cambiando il suo nome da schiavo “Cassius Clay” in Muhammad Alì, gridando al mondo “io da oggi non sono più uno schiavo!”. Gridando al mondo “I’m The Greatest!”. Io sono il più grande.

1. Take Another Jab (Anzovino – Paci)
2. Black Future (Anzovino)
3. Let It Rain (Anzovino)
4. Fela Power (Anzovino)
5. I’m Emmett (Anzovino)
6. Tromba l’oeil (Paci)
7. Cassius X (Paci)
8. Blue Interlude (Anzovino)
9. The King of The World (Anzovino)
10. Inside (Anzovino)
11. Take Another Jab (short version) (Anzovino – Paci)
12. I’m Not Leaving (Anzovino)

Foto: Simone Di Luca

FIGHT FOR FREEDOM – TRIBUTE TO MUHAMMAD ALI
Note album
Si parte con il groove di Take Another Jab (scritta a quattro mani da Anzovino e Paci) perfettamente cadenzata sul tempo dell’allenamento del giovane Cassius Clay per le strade di Miami, quando per la polizia un “negro” che correva per strada non poteva che essere un ladro. La storia di Muhammad Ali prosegue nei temi composti da Anzovino, prodotti e arrangiati sapientemente da Paci: da Black Future, dub tempo che racchiude tutto il Black Power da Malcom X a Martin Luther King, a Fela Power, omaggio di entrambi i musicisti all’amore comune per Fela Kuti, a I’m Emmett, struggente ballad dedicata a Emmett Till, il quattordicenne nero ucciso a botte per la sola colpa di aver guardato una ragazza bianca, a The King of The World, minimalismo e drum & bass incredibilmente nella onomatopea sonora del punch ball.
Musiche magnetiche al primo ascolto, nella fusione perfetta tra l’inarrivabile capacità di scrittura melodica, emotiva e cinematica di Anzovino e la visione, il modo di intendere la musica di Paci, che trasuda la sua esperienza globale, così inarrestabile nel ritmo e nei suoni, capace di trasformare l’idea di partenza in qualcosa di potente e perfettamente calibrato sulla storia di Muhammad Ali.
Una storia che vede il suo sviluppo massimo nel decennio che va da 1964 al 1974, periodo nel quale nella musica accadono cose del peso di Miles Davis, James Brown, Stevie Wonder, Marvine Gaye e tutta la Motown Ray Charles, Earth Wind & Fire, Crusaders.
Roy Paci riesce a costruire una produzione artistica del progetto che considera il periodo storico unendola al punto di vista di Anzovino, esaltandolo.
La batteria di Mylious Johnson, il basso di Gabriele Lazzarotti, la chitarra elettrica di John Lui e il trombone di Vito Scavo supportano in modo straordinario il sodalizio tra i due leader, in una sessione di registrazione tutta in diretta, senza trucchi del computer, possibile solo quando in sala di registrazione suonano dei fuoriclasse.

I temi compositi da Roy Paci sono Tromba l’oleil struggente ballata dalla melodia sensuale quanto il corpo michelangioleschi di Muhammad Ali, e Cassius X, micidiale funky in 7/8 con tema killer ai fiati e dove Anzovino a sua volta, sul terreno del compagno di viaggio, viene accolto come un fratello e sfodera un formidabile destro, un assolo di piano elettrico wurlitzer degno della migliore tradizione funky.
I temi per piano solo Blue Interlude e Inside sono puro Remo Anzovino, di tagliente dolcezza, marchio inconfondibile di lirismo mai consolatorio, altamente comunicativo, musica essenziale, piena di respiro, di spazio, di introspezione, che perfettamente descrivono i passaggi più dolorosi dell’uomo Ali nella scelta della conversione all’islam, nei divorzi, e nel momento cruciale dell’11 settembre, quando lui, ormai ammalato, era il simbolo più visibile dell’Islam nel mondo, spiazzato dal più feroce attacco mai sferrato al suo Paese, l’America.
Il duetto Let It Rain, piano e tromba, Remo e Roy, è una sessione notturna fiato a fiato, buona la prima, completamente frutto del saper chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla musica. Roy Paci dimostra nell’assolo di essere uno dei più grandi trombettisti in circolazione. Anzovino lo avvolge con un pianoforte di seta nera, come la notte, come il colore della pelle degli “strani frutti” cantati da Billie Holiday, appesi agli alberi, uomini impiccati per la sola colpa di essere “negri,”
I’m not Leaving, è l’atto finale del disco, la musica che Anzovino ha composto per la scena del funerale di Muhammad Ali, affidandola completamente alle mani di Roy Paci che la restituisce con una interpretazione commovente e un arrangiamento semplicemente geniale: parte il piano che espone la melodia del tema, fatta tutta di frasi discendenti, come fosse la pellicola della vita di Ali che si riavvolge, tutti gli incontri, i 9 figli avuti da 4 mogli, il mondo girato e rivoltato sempre contro i prepotenti, sempre senza mai cercare il consenso, ma ottenendolo con l’esempio e la grandezza.
Roy espone a sua volta con la sua tromba questo tema musicale di bellezza infinita sorretto dal suono soffice della band, e lo fa in modo commovente, e sale la melodia, per scale questa volta ascendenti, nel breve sviluppo della musica, esattamente come si ascende all’altra dimensione, come si ascende quando si muore. Il break di Mylious Johnson è un jab in pieno volto, che trasforma la musica d’un tratto nel colpo del knock out: tromba e trombone, chitarre distorte, batteria e basso che spingono contrappuntati da un piano nerissimo, la musica diventa una marcia funebre suonata da una marching band americana in stile New Orleans, non risolvendo la scala finale, ma lasciandola sospesa.
I’m not Leaving. Non vado via.
Esattamente come Muhammad Ali, che non andrà mai via dal cuore di chiunque lotti, nel suo piccolo, ogni giorno per la libertà.