Palmanova: Luciano Rapotez “Colpevole perché partigiano”

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Un evento organizzato dal Comune di Palmanova in collaborazione con ANPI della Provincia di UDINE e l’Ente Regionale Teatrale per il FVG, per ricordare la figura del partigiano Luciano Rapotez e raccontare la sua vicenda giudiziaria.
Sabato 18 febbraio alle 18, nel Salone d’onore del Comune di Palmanova, verrà presentato il libro “Colpevole perché partigiano”, scritto da Diego Lavaroni e con l’introduzione di Moni Ovadia. In quest’occasione saranno presenti entrambi.
“Rapotez era molto legato al territorio. In occasione del secondo anniversario della sua scomparsa, era il 25 febbraio di due anni fa, Moni Ovadia ripercorrerà il caso Rapotez. La vicenda giudiziaria si intreccia con la storia del secondo dopo guerra e le vicende legate alla guerra fredda nell’area giuliana e di Trieste” commenta la vicesindaco e assessore alla cultura Adriana Danielis.

Durante la serata verranno mostrati alcuni spezzoni di intervista allo stesso Rapotez, realizzati da Sabrina Benussi.
Il libro narra, in forma autobiografica, la complessa storia di Luciano Rapotez che, a sedici anni, entra nel PCI e contestualmente, espulso dalla scuola, inizia il suo apprendistato nei cantieri navali muggesani. Reclutato in Marina, inizia la sua collaborazione con i partigiani jugoslavi: lavora all’acquisizione di armi e materiali da inviare alla Resistenza. L’8 settembre ’43 scappa da La Spezia e rientra a Trieste. Entra a far parte del Battaglione Triestino partecipando alla battaglia di Hrpelje e Kozina, immediatamente successiva a quella di Gorizia.
Viene poi rievocata la vicenda della strage di San Bartolomeo, (16 settembre 1946); lo sfondo è quello della Cortina di Ferro e la questione, rimasta in ombra per nove anni, esplode subito dopo il passaggio di Trieste all’Italia. Il nuovo questore e il nuovo commissario decisero allora di trovare ad ogni costo i colpevoli, individuandoli tra gli ex partigiani comunisti, considerati filo-slavi. L’arresto, le torture in Questura, nelle mani di una banda di aguzzini che non aveva niente da imparare dalla bande dell’epoca nazifascista, gli anni di carcere costituirono una prova terribile.
Nel periodo di restrizione ricevette la visita in carcere dell’allora Ministro della giustizia Aldo Moro, ispirato dal vescovo di Trieste, Mons. Santin, convinto dell’innocenza di Luciano. L’uscita dal carcere non fu la liberazione dall’incubo. La famiglia si era dissolta e Luciano dovette ricominciare una vita nuova, decidendo di lottare con determinazione contro la tortura e l’ingiustizia.
L’autore del libro, Diego Lavaroni, psicologo, psicoterapeuta, si occupa di studi e ricerche in campo demologico (giochi popolari, filastrocche, fiabe) e storico, con particolare riguardo alle vicende resistenziali nel Friuli e nella Venezia Giulia.