The Special Need: sesso, amore e disabilità

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Prima di tutto, c’è The Special Need. Un piccolo documentario che ha già vinto due festival (Trieste e Lipsia) e che approderà nei migliori cinema il 2 aprile, distribuito dalla Tucker Film, dopo l’anteprima del 1° aprile: un evento esclusivo in diretta satellitare che unisce le firme operative di Visionaria e Tucker. Dall’Anteo spazioCinema di Milano, grazie alla collaborazione con Open Sky Cinema, verrà infatti trasmesso alle 20.30 in 70 sale in tutta Italia un incontro con il protagonista, il regista, un giornalista e un esperto nell’ambito dell’autismo. Con questo nuovo evento Visionaria riconferma il suo ruolo di produttore e distributore di contenuti qualità: una distribuzione alternativa che, grazie alle nuove teconologie, raggiunge una platea di spettatori molto più ampia, collocando la sala come luogo di incontri, di approfondimenti e di riflessioni.

Il 2 aprile non è una data qualunque, dicevamo, così come il film non è un film qualunque: merito dell’esordiente Carlo Zoratti e della sua crew di sognatori, certo, ma senza Enea Gabino, il protagonista, The Special Need non sarebbe quello che è. Non avrebbe la capacità di innescare dibattiti, più o meno pacati, più o meno ragionevoli, e non abiterebbe così a lungo dentro la memoria degli spettatori. Il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale dell’Autismo e il documentario di Zoratti, attraverso l’autismo di Enea, esplora un territorio che molti (troppi?) considerano tabù: il binomio sesso-disabilità.

Enea ha trent’anni, un lavoro e un problema. Anzi: più che un problema, una necessità. Una necessità speciale: fare (finalmente) l’amore. Enea ha anche due amici, Carlo e Alex, decisi ad aiutarlo. A prenderlo sottobraccio con allegra dolcezza. Se non è facile realizzare i propri desideri, non è certamente facile realizzare quelli degli altri. E il desiderio di Enea, intrappolato nella rete di una patologia che non fa sconti, richiede una manutenzione delicatissima. Basteranno un piccolo viaggio e una grande complicità (tutta maschile) per creare le giuste condizioni? Documentario on the road, ma prima ancora potente indagine sentimentale, The Special Need racconta la normalità della diversità senza mai salire in cattedra e senza mai perdere di vista la leggerezza della narrazione. Una leggerezza densa, a tratti poetica, dentro cui ognuno può riconoscere gli entusiasmi, i dubbi e le fragilità della vita quotidiana.

Specchiarsi dentro l’umanità di Enea, tuttavia, non significa ovviamente “capire” Enea. E non significa neppure poter immaginare la sua storia, il suo percorso buio e complicato. Carlo Zoratti ha deciso di non trasformare The Special Need in un’opera didattica e didascalica, ha scelto di puntare lo zoom sull’Enea adulto, tagliando fuori il resto: biografia, episodi-chiave, traiettorie mediche. Ecco perché, al netto del tema tabù, il film è inevitabilmente destinato a suscitare discussioni (più o meno pacate, più o meno ragionevoli). Ecco perché l’immagine di Enea, sebbene dolorosamente autentica, rischia di confondere gli sguardi “esterni”: per 84 minuti ci si confronta con un giovane uomo spiritoso e vivace, senz’altro lontano dall’iconografia cui ci hanno abituato il cinema e la letteratura.

«L’Enea del film – spiega Carla, la terapista che si occupa di lui da quando era un cucciolo di 16 mesi – è l’Enea pazientemente forgiato dal mio lavoro e da quello dei suoi splendidi genitori. Un processo lunghissimo, un processo che non avrà mai fine, anche se i risultati non smettono mai di sorprenderci. 84 minuti non bastano per condensare la sua storia, la sua favola, e giustamente non vogliono neanche farlo: The Special Need è altro, è un verissimo diario sentimentale dove trova spazio il meglio di Enea. I suoi momenti più performanti, le sue reazioni emotive e logiche più brillanti. Se solo il pubblico potesse sapere quant’è difficile insegnargli a soffiarsi il naso o quanto è stato difficile, da bambino, aiutarlo ad aprirsi…».

Una dolce favola moderna, dunque. Magari senza principi e principesse, ma sicuramente con due regine: Carla, appunto, e Bruna, la mamma di Enea. Una donna friulana rocciosa e pragmatica, disinteressata agli applausi e ai complimenti. Una madre che rivendica il proprio ruolo di madre “normale” alle prese con un figlio “speciale”, una madre che si sofferma sulle ordinarie incazzature domestiche e affida a una singola frase il senso di una vita che di ordinario ha davvero poco: «Io, Enea, l’ho fatto, sì, ma Carla me l’ha rifatto!». Una dozzina di parole può restituire tre decenni di lotte, di paure, di speranze, di cadute e di risalite? Può. Può eccome. Perché quelle parole racchiudono, in una sintesi poderosa e definitiva, l’intera parabola di Enea: il signor Enea Gabino di The Special Need e l’Enea adolescente che si è misurato con i primi soprassalti ormonali («Pulsioni fobico-ossessive, lontane dall’accettabilità sociale»), il signor Enea Gabino che ogni giorno va al lavoro e l’Enea disarmato, ingenuo, che subisce raggiri da persone prive di anima.

The Special Need innescherà dibattiti, più o meno pacati, più o meno ragionevoli, ma la dolce favola di Enea, prima di qualunque giudizio extra-cinematografico, meriterebbe solo un grande e silenzioso rispetto.