Udine: Da Pozzo “Crisi commercio a causa della saturazione”

carrello-fotoLa cronaca dell’economia che vede in difficoltà realtà grandi, medie e piccole sul territorio locale «non è altro che conseguenza di una politica scellerata delle istituzioni pubbliche sul tema della regolamentazione di un settore chiave come quello del commercio». Giovanni Da Pozzo, presidente di Confcommercio provinciale, parte da lontano nel commentare le vicende che riguardano diverse situazioni dell’offerta commerciale sul territorio.
Il nodo chiave, per il “grande” come per il “piccolo” commercio, è  nella saturazione degli spazi che da vent’anni sta interessando l’area della provincia friulana. «L’allargamento di Villesse, le tre aree della media e grande distribuzione nell’Udinese, l’outlet di Palmanova e varie altre iniziative prive di certezze in prospettiva evidenziano una miopia di programmazione che continua a sconquassare il sistema commerciale in tutte le sue dimensioni – afferma Da Pozzo –. Si tratta in sostanza di un’ operazione che non solo soffoca il piccolo commercio, ma si ritorce pure sulla grande distribuzione che si riteneva potesse ricavare benefici in termini di ricavi».
Fa anzi sorridere, prosegue il presidente di Confcommercio, «che per ogni questione inerente l’economia venga ripetutamente ribadito che in una regione di 1,2 milioni di abitanti, tra l’altro con una forte incidenza delle fasce di popolazione più anziane, tutto vada razionalizzato, obiettivo che certo non contestiamo, ma in evidente contraddizione con una politica di continuo allargamento del settore distributivo, a fronte anche di mercati (Austria e Slovenia) autosufficienti e strutturati, elemento che svela la palese anomalia di un sistema ipersviluppato in rapporto al bacino d’utenza».
Da Pozzo chiude con una provocazione: «Se vogliamo continuare a far chiudere le attività delle zone montane, avamposti del piccolo commercio con una funzione sociale, presidio dei piccoli centri, e pure mettere ulteriormente in crisi le distribuzione, quasi sempre di qualità, dei centri storici, oltre che affossare la distribuzione organizzata, come testimoniano le cronache, non basta che continuare con una politica dissennata di continua espansione di un settore che gli indicatori macroeconomici individuano come il più penalizzato dalla crisi aperta dal 2008 a oggi».