Udine: dagli enti locali un appello per la specialità del Friuli

30.01.2012-Foto 9Il Friuli Venezia Giulia ha la possibilità di andare oltre l’art. 23 della legge Monti attuando una riforma degli enti locali che riesca a rendere più efficiente ed efficace il sistema, trovando soluzioni migliori in termini di risposte al territorio in base alla specialità di questa regione. E ciò senza incorrere nell’errore di eliminare gli enti di area vasta divenuti, più che per propaganda che per vera corrispondenza alla realtà, capri espiatori di un sistema in crisi. Questo, in sintesi, il segnale lanciato dai rappresentanti del Friuli in quella che è stata la prima seduta del Consiglio provinciale del 2012. Consiglio straordinario “aperto” al quale hanno preso parte una settantina di sindaci assieme ai rappresentanti delle associazioni di categoria, ai coordinatori regionali e provinciali dei partiti, ai rappresentanti delle sigle sindacali, ai parlamentari, ai senatori e ai consiglieri regionali eletti in provincia di Udine, al rettore dell’Università di Udine, ai rappresentanti del Comitato per l’autonomia del Friuli. Uno solo il punto all’ordine del giorno: la riforma del “Sistema delle Autonomie locali” in regione. Come ha spiegato il presidente del Consiglio Marco Quai «se in tutt’Italia domani i Consigli provinciali discuteranno sul futuro degli enti di area vasta, nella nostra Regione quello che può essere fatto è un decisivo balzo in avanti. Avendo il Friuli Venezia Giulia potestà primaria in materia di enti locali – ha evidenziato Quai -, abbiamo l’opportunità di andare oltre la legge salva-Italia, ponendo le basi per una riforma della macchina amministrativa volta a continuare a garantire rappresentatività alle istanze dei cittadini». E proprio a Quai il compito di leggere quanto affermato in una lettera dall’assessore regionale Garlatti. “Nella Regione c’è la volontà di ricorrere contro la legge, lo ha detto Tondo e io lo ribadisco. Alla base del ricorso il fatto che contiene norme inutili e sbagliate. Anche i cittadini saranno chiamati ad esprimersi”.
A dare le mosse alla seduta l’intervento del presidente della Provincia on. Pietro Fontanini «Oggi siamo di fronte ad un attacco alla specialità di questa Regione. Si tratta di un momento difficile per quanto riguarda i costi della politica e la popolazione è allarmata perché vede che le risorse non vanno a vantaggio dello sviluppo e chiedono che la politica presti attenzione. Nostro dovere fare qualcosa: innanzitutto ringrazio il presidente Tondo per l’impegno assunto. Un grazie va anche ai nostri parlamentari che si batteranno a Roma per difendere la nostra specialità, la nostra autonomia e per trovare un nuovo assetto agli enti di area vasta. Quello che rivendichiamo è il diritto ad esercitare , da un lato, la nostra autonomia e, dall’altro, le nostre funzioni di area vasta, compiti delicati che vanno dalle strade, al lavoro per arrivare anche alla cultura. Quanto ai risparmi – ha aggiunto Fontanini – è necessario attuare delle azioni che ne portino di reali: trasferendo alle Province le competenze ora in capo agli Ato, ad esempio, solo in Provincia di Udine si avrebbe un risparmio di un milione e 600 mila euro». L’invito del presidente Fontanini è rivolto al legislatore regionale affinché «si razionalizzi la spesa. Siamo di fronte ad una stagione di riforme, spero che il Consiglio regionale sia all’altezza di questo compito, e non abdichi alla sua funzione. Ci vuole una nuova riforma istituzionale affinché questa Regione si dia nuove regole. Non si tratta dunque di una difesa ad oltranza delle Province, ma di un impegno a fare riforme all’interno di questa Regione che, ha le sue particolarità con la presenza di minoranze linguistiche. Ritengo che – ha chiosato Fontanini – qualsiasi riforma non possa prescindere da queste realtà, speriamo che con l’intervento di tutti questa nostra Regione possa trovare un futuro più dignitoso».
Un breve intervento quello dei capigruppo in Consiglio provinciale prima di passare la parola ai numerosi intervenuti. Per Beppino Govetto (Udc) «non siamo qui né per auto celebrarci né per piangerci addosso ma per dare giuste risposte alle istanze del nostro territorio. È necessario che la riforma degli enti locali parta da una semplificazione burocratica». Di senso opposto l’intervento di Paola Schiratti (Gruppo Misto) che ha dichiarato di essere «d’accordo sulla chiusura delle Province». Per Matteo Piasente (Lega Nord) «vi è la necessità di un ente di area vasta per assolvere a compiti per cui la dimensione comunale è troppo piccola e quella regionale troppo vasta. E l’Italia necessita di una poderosa azione riformatrice. Che non può partire da una riforma che dice chiudiamo le Province tout court». Per Francesco Martines (Pd) «Tutti coloro i quali pagano le tasse ritengono che i loro soldi sono mal utilizzati e che servano per mantenere impalcature burocratiche. La gente è stanca. Questo paese non potrà sottrarsi a un serio dibattito. Se dovessimo guardare a quanto fatto la Province sarebbero da chiudere e basta. Si vadano a ridurre tutti gli enti doppioni. La nostra Provincia è la più antica: confidiamo in questa giornata, per distinguerci, perché costituisca un punto di partenza per ancora più ampia di discussione». Per Renato Carlantoni (Pdl) «Si deve parlare di riassetto degli enti locali in questa Regione. Altrimenti rischieremo l’autoreferenzialità se fossimo noi a difenderle. Ma non possiamo nemmeno essere noi a disfarle altrimenti non avremmo dovuto neppure candidarci. Qui si apre il dibattito soprattutto sulla specialità: non è possibile che al di là dei confini, in Paesi contermini quali ad esempio l’Austria, sia tutto efficiente e qui no».
Ad aprire gli interventi degli “ospiti” il rettore Cristiana Compagno che ha riferito come si stia attraversando un momento di riflessione che vede tutte le istituzioni impegnate per presidiare questi passaggi che debbono avere l’obiettivo di aumentare la competitività del nostro sistema regionale. Per Compagno si deve condividere in maniera autonoma il processo di semplificazione e istituzionalizzazione. Non ridurre l’azione alla riduzione del solo costo della politica, questo non porta a nulla nel breve e porta dei danni per il medio periodo. In questo processo di razionalizzazione in cui si ridefiniscono gli enti di area vasta va ricordato che questa diversità in Friuli Venezia Giulia è elemento di ricchezza. E nel processo di riforma istituzionale va messa la diversità. A fronte di un sottofinanziamento rispetto a Trieste, l’Università di Udine è 4^ a livello nazionale – davanti l’università di Trento e i Politecnici –: la Provincia di Udine per questa università ha sempre rappresentato un forte alleato: non solo in termini di risorse, su progetti specifici per la crescita del territorio.
Per l’on. Isidoro Gottardo, non bisogna dimenticare che la nostra è una specialità nella specialità, unica regione speciale nata sul principio federale corretto, prima si trasferiscono le competenze poi i fondi. Rispetto alla riorganizzazione degli enti locali il Friuli Venezia Giulia deve esercitare la propria potestà primaria. Si deve dare il senso di un privilegio, noi fummo esempio del principio di sussidiarietà nel terremoto. Oggi non possiamo non esercitare il nostro diritto/dovere di autonomia.
Mario Pezzetta, presidente dell’Anci, ha chiarito che i comuni vogliono restare protagonisti. E va messo in discussione il centralismo regionale.
Il sen. Mario Pittoni ha ribadito come la diversità nella nostra regione trova applicazione nelle Province. Non ci si deve muovere solo sull’onda degli umori, si deve intervenire, avendo il coraggio di dire le cose come stanno, stringendo i denti senza correre dietro a facili luoghi comuni. La Provincia è un ente importante, con competenze precise. E va difesa.
Per l’on. Ivano Strizzolo serve una rinnovata capacità di iniziativa politica per un riordino dell’assetto della nostra regione visto che essa può legiferare in materia. E anche quando si parla di difesa della specialità: bisogna essere in grado di legiferare.
L’on. Ferruccio Saro ha ribadito come sia in corso la battaglia contro la casta e si commetterebbe un gravissimo errore ad agire in sua difesa. Ci troviamo di fronte da un lato a una situazione nazionale con un governo tecnico che deve fare azioni per evitare tracollo. Il Paese non è più in grado di affrontare un’altra manovra con tagli alla spesa pubblica. A livello parlamentare ci sono due provvedimenti: la legge Monti e un altro disegno che prevede un profondo riordino delle autonomie locali. Le Province saranno espressione della volontà dei sindaci. Perché le funzioni che dovranno svolgere sono di area vasta. E finché non passa la loro soppressione passerà la soluzione che prevede la convenzione di quelle con meno di 300 mila abitanti con quelle con un numero più elevato di abitanti. Cosa grave per Saro è che al Friuli Venezia Giulia la razionalizzazione sia costata un miliardo di euro, un taglio incostituzionale. Per l’onorevole Saro bisogna ricostruire una regione virtuosa in cui il popolo sia convinto che la specialità ci rafforza, e che l’autonomia speciale ha un senso.
Necessario mettere mano alla riforma della pubblica amministrazione anche per gli on. Flavio Pertoldi e Carlo Pegorer. Per il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz la riforma non può prescindere dalla nostra realtà che vede da un lato il Friuli e dall’altro la Venezia Giulia: alle Province, in quanto enti di area vasta, vanno date maggiori competenze.
Anche per i consiglieri regionali Roberto Asquini e Alessandro Colautti va fatta una riforma efficace in chiave di riorganizzazione degli enti, di efficienza, efficacia e sussidiarietà.
Per il già presidente della Provincia Marzio Strassoldo quella sulle Province è una discussione scatenata dalla stampa milanese anche perché, quando si parla di province non si va a guardare in altre parti del mondo dove le funzioni di area vasta non vengono demandate. Per Strassoldo va dunque preso atto della per riuscire a dare una risposta.
Per le amministrazioni comunali sono intervenuti oltre al vicesindaco di Udine Vincenzo Martines, il sindaco di Talmassons Piero Mauro Zanin (il problema non è “Provincia sì Provincia no” ma che vi sia un ente capace di rappresentare l’area vasta), di Pavia di Udine Mauro Di Bert (un ente di area vasta è necessario ma deve avere le funzioni di area vasta visto che l’ambito territoriale è riduttivo), di Forgaria nel Friuli Pierluigi Molinaro (bisogna salvaguardare la dignità di ogni comunità ad essere rappresentata), di Mereto Di Tomba Andrea Cecchini (necessario sviluppare dei percorsi condivisi), di Palazzolo dello Stella Mauro Bordin, (non si debbono creare inutili ma è chiaro che tra comune e regione ci deve essere un ente di area vasta), di Paularo Ottorino Faleschini.
I lavori, prima del rinvio della votazione dell’ordine del giorno che invita la Regione ad esercitare la sua potestà primaria in materia di riforma degli enti locali alla prossima seduta in programma per il 13 febbraio, sono terminati con gli interventi a favore della sussistenza degli enti di area vasta del presidente dell’Aiccre Lodovico Nevio Puntin, Carlo Faleschini per Confartigianato, Ezio Lugnani per Confindustria, Dante Soravito per l’Ana, Avellino Masutto per il Campp, Renzo Peressoni per l’Afds.

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