Udine: negli ultimi 8 anni piantato più di un albero al giorno!

26_10_16-sezione-ippocastano-malato-castelloA Udine ogni grande albero che viene abbattuto perché malato, non solo viene sostituito con uno nuovo, ma il saldo risulta positivo con oltre il 30% di nuovi alberi in più. E questo solo se si considerano le piante a grande fusto, perché se si prendono anche quelli che vengono chiamati “astoni forestali”, ovvero i piccoli alberi, ma di essenze di alto fusto, messi a dimora per il rimboschimento di aree anche residenziali, i numeri evidenziano come il capoluogo friulano sia quanto mai una città alberata.

Il dato, proprio nei giorni in cui gli operai del Verde Pubblico sono al lavoro per l’abbattimento di alcune piante malate, e quindi pericolose per l’incolumità dei cittadini, emergono proprio dagli uffici del Comune che hanno contato uno per uno, è proprio il caso di dire, gli alberi piantati e quelli abbattuti dal 2007 al 2015. In 8 anni gli abbattimenti di alberi di proprietà comunale sono stati in totale 2.468 (274 all’anno) a fronte di 3.344 nuovi alberi piantati (371 all’anno). A questi, poi, si sono aggiunti 7.506 astoni forestali, piccoli alberi di 1-2 anni, ma di essenze ad alto fusto piantati in diverse aree verdi della città. Il che vuol dire che a Udine in pochi anni sono stati piantate oltre 10 mila essenze arboree.

“Ognuno degli alberi del Comune – commenta l’assessore alla Mobilità e Ambiente, Enrico Pizza – è seguito puntualmente dai tecnici del verde pubblico e si interviene per l’abbattimento solo in caso di malattia, problemi di staticità o quando causano danni a proprietà private. Questo significa che in alcuni casi, se possibile, si interviene solo con una potatura drastica pur di salvarlo. In altri casi, invece – prosegue –, si è dovuto optare per l’abbattimento visto che le essenze arboree erano gravemente malate, come i due pioppi di viale San Daniele abbattuti oggi, o i due alberi in via Gorghi davanti all’ex cinema Odeon”. In quest’ultimo caso, infatti, non c’era nessuna possibilità di salvare i due pioppi, dato che uno era già morto e l’altro era attaccato da un fungo cariogeno “contro il quale – spiegano i tecnici del Verde – non esiste alcun rimedio né spendendo 130 euro né spendendone 10 mila. Nella fitopatologia, come purtroppo nella medicina umana, esistono anche le malattie , contro le quali nulla può esser fatto se non, e raramente con efficacia, in via preventiva. La carie del legno è una di queste”.

Ma perché viene abbattuto un albero? Sono gli stessi tecnici del Verde Pubblico del Comune a rispondere. L’albero in città risente di situazioni molto poco naturali e spesso conflittuali con lo svolgersi delle attività umane, tranne che nei casi di aree verdi di vasta superficie, dove comunque l’inquinamento atmosferico è identico a quello riscontrabile nelle altre zone della città. Per questo motivo la sua vita media e la propensione ad ammalarsi e a decadere è sensibilmente più accentuata che nelle aree rurali o boschive. La prima difficoltà che gli alberi si trovano a dover affrontare in ambito cittadino è quella dell’esiguo spazio che molto spesso veniva in passato loro assegnato per assicurarne il successivo sviluppo, non soltanto della chioma, ma anche dell’apparato radicale. A differenza di quanto accade negli ultimi anni, nell’atto della piantumazione prima venivano spesso alloggiati in un angusto riquadro ricavato nel marciapiede e distante non più di un paio di metri da edifici con i quali l’apparato aereo sarebbe andato ben presto ad interferire. Oltre all’inquinamento dell’aria e alla riduzione dello spazio vitale, gli altri interventi che comunemente vengono “inflitti” agli alberi cittadini consistono nell’inquinamento del suolo, negli scavi effettuati per l’interramento di sottoservizi e che implicano la riduzione degli apparati radicali, nella riduzione sensibile delle chiome, che talvolta è necessaria proprio a causa della loro sovrapposizione con fabbricati attigui, in varie rotture ed escoriazioni provocate dal passaggio e dalla sosta di automezzi ed altri di minor impatto quali linee elettriche aeree, uso degli alberi come supporti a vari manufatti, eccetera.

Gli alberi corrono però ai ripari contro queste “angherie”, attuando strategie di autodifesa che a loro volta si ritorcono contro gli abitanti della città e le loro attività. Pensiamo, ad esempio, all’intasamento di condotti fognari con radici e foglie, al dissesto di marciapiedi, manti stradali o passi carrai, allo spostamento e alla rottura di tegole con le fronde, ai danneggiamenti di antenne televisive, all’oscuramento di lampioni stradali o di finestre o chi più ne ha, più ne metta. A tutto questo si deve aggiungere una maggior vulnerabilità degli alberi sviluppatisi in ambiente cittadino agli eventi atmosferici di una certa importanza, sia perché oggettivamente dotati di minor resistenza a causa delle condizioni di sviluppo anormali descritte poco fa, sia perché questi fenomeni, e segnatamente i colpi di vento, spesso assumono maggior violenza all’interno della rete viaria con la presenza di alti edifici.

I tecnici comunali che sovrintendono alla manutenzione degli alberi sono chiamati a prendere decisioni, condivise con l’assessore all’Ambiente, e di volta in volta devono valutare opportunità ed intensità delle potature, pericolosità di “soggetti arborei” e necessità o meno di effettuare abbattimenti, così come di mantenere in vita alberi gravemente danneggiati da fattori eterni (maltempo, urti provocati da autoveicoli o semplicemente diventati troppo alti per lo spazio concesso loro decenni fa) ed endogeni (insorgenza, sviluppo e diffusione all’interno dei tessuti legnosi di malattie che provocano carie e quindi indebolimenti della struttura di sostegno dell’intera pianta).

“La scelta – spiega ancora Pizza – potrà non sempre essere condivisibile, ma mai effettuata con leggerezza e senza aver approfondito e valutato tutti i pro e i contro dell’azione che si vuole intraprendere, fermo restando che l’incolumità delle persone viene sempre prima di tutto”.