Udine: Taipana, “collarato” orso bruno di 160 kg – FOTO

3Un esemplare maschio di orso bruno del peso di oltre 160 chili per oltre 2 metri e 20 di altezza, dell’età di circa 5 o 6 anni, è stato catturato e successivamente liberato ieri, giovedì 12 giugno, verso le 3 e mezza del mattino, nella zona del Gran Monte fra i comuni di Lusevera e Taipana, in provincia di Udine. L’orso è il quarto catturato dall’Università di Udine in collaborazione con la Provincia di Udine dal 2007. L’operazione è stata eseguita a fini di studio e ricerca dagli operatori dell’Università di Udine e della Polizia Provinciale di Udine con il supporto del Corpo forestale regionale e di volontari della locale Associazione del Villaggio degli Orsi. Subito dopo la cattura, avvenuta grazie a una particolare gabbia ideata dai ricercatori dell’ateneo friulano, l’orso, prima di essere liberato, è stato narcotizzato, visitato e dotato di radio collare satellitare, grazie al quale sarà possibile studiarne i movimenti e così aggiungere importanti informazioni riguardo al comportamento degli orsi nell’area del Friuli Venezia Giulia.

L’operazione rientra nelle attività di una ricerca triennale dell’Università di Udine, autorizzata dal ministero dell’Ambiente, che prevede la cattura a fini scientifici e lo studio, grazie ai radio collari, di sei orsi su una popolazione di circa 10-15 esemplari presenti in Friuli Venezia Giulia. Questa ricerca si integra inoltre con il progetto pluriennale Life Arctos, di cui è responsabile la Regione Friuli Venezia Giulia, che prevede il campionamento genetico non invasivo e senza cattura degli animali per lo studio di tutti gli esemplari presenti in regione.

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Il collare di cui è stato dotato l’orso bruno catturato e liberato ieri prevede un sistema di rilascio a tempo e a distanza, in questo modo si staccherà dall’animale dopo la fine del periodo di studio oppure in situazioni di emergenza. «Grazie a questo evoluto collare – spiega Stefano Filacorda, responsabile dell’equipe di ricercatori dell’Università di Udine – si prevede di raccogliere un numero variabile di 7-12 punti Gps al giorno per un totale di 6 mila punti in tutto il periodo ricerca, ovvero di individuare grazie al sistema satellitare e radio le aree dove l’animale vive, dove va ad alimentarsi o a rifugiarsi e i suoi movimenti. Il tutto, al fine di fornire un adeguata protezione a questi siti e contemporaneamente capire se questo individuo è responsabile di attacchi al bestiame domestico che ultimamente sono molto frequenti sulla parte slovena dell’area delle Prealpi Giulie, sul monte Stol». Il collare di cui vengono dotati questi esemplari, dunque, «potrebbe essere utile – spiega Filacorda – a prevenire i danni e fare azioni di dissuasione, anche, se possibile, evitando l’abbattimento su parte slovena, dove gli animali che sono responsabili di danni ripetuti possono essere oggetto di abbattimento in deroga».

Il sito di cattura dell’orso, la narcosi e la predisposizione del collare sono stati organizzati dall’Università di Udine anche grazie al supporto del Corpo Forestale regionale, che effettuerà anche i successivi monitoraggi. Due agenti della Polizia Provinciale di Udine sono stati i responsabili della sicurezza degli operatori durante la cattura, della somministrazione del narcotico e della logistica. Vi è, infatti, una convenzione in essere da alcuni anni con l’Università di Udine che ha istituito il nucleo di intervento per il recupero della fauna selvatica problematica. «L’intervento dei nostri agenti – commenta il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini – è stato eseguito con massima professionalità e in stretta sinergia con tutti gli operatori del nucleo. Ancora un’operazione importante che segue un’analoga attività svolta nel 2013. Una collaborazione proficua che consente una conoscenza approfondita delle specie selvatiche che vivono nel nostro territorio».

Il monitoraggio degli orsi con collare è un metodo che può rivelarsi importantissimo in alcune situazioni. «L’orso Madi catturato a maggio dello scorso anno – esemplifica Filacorda – è stato così protetto nel suo ritorno dalle zone intorno a Conegliano, dove si era spinto fino alle montagne, anche limitando il traffico laddove l’orso si avvicinava alle strade di grande viabilità, ed evitando eventuali incidenti stradali grazie ai servizi di polizia informati in tempo reale dagli operatori dell’Università di Udine». In questo anno trascorso l’orso Madi è stato studiato nei suoi movimenti con oltre 3 mila punti di localizzazione raccolti.

Il gruppo di cattura era composto da: Andrea Madinelli, Stefano Pesaro e Stefano Filacorda dell’università di Udine, Carlo Cussigh e Mauro Azzini della Provincia di Udine. Le riprese sono state effettuate da Marco Favalli. Hanno supportato l’operazione: Cristina Bergniach e Dario Di Gallo del Corpo Forestale Regionale Stazione di Tarcento, Saimon Ferfolja, Carmelinda Giannone e Toni Romani dell’Associazione il Villaggio degli Orsi, Fulvio Genero dell’ateneo di Udine, il Corpo Forestale Regionale – Stazione Forestale di Tarcento e in particolare Fulvio Barbarino e Marco Gardel del Parco delle Prealpi Giulie.