Udinese – Fiorentina: la scheda dei viola

udinese_fiorentina-8Firenze non lo sa (o molto probabilmente non si interessa più di tanto alla cosa),  ma dovrà servire a cambiarla. Prendiamo a prestito una parafrasi del miglior Ivan Graziani per aprire l’analisi sul delicato incontro del Franchi. Nulla di drammatico, per carità, ma è chiaro che nel giorno della festa dei lavoratori i bianconeri si dovranno dare da fare per rimanere nell’orbita del quarto posto. Tra le dirette concorrenti alla medaglia di legno (in questo caso parecchio pregiato), vale a dire le due romane, la Lazio se la vedrà all’Olimpico con una Juventus ancora in  corsa per l’Europa meno danarosa, mentre i giallorossi faranno visita al Bari, demotivato dalla retrocessione certa e dalla mancanza di quattrini.

L’ANDAMENTO DEI VIOLA: I pronostici di inizio stagione li battezzavano come una delle formazioni che si sarebbero potute inserire al posto delle storiche grandi, se una di queste avesse disputato un campionato non in linea con i  proclami di rito. Le consistenti difficoltà di Roma e Juve hanno aperto gli spazi necessari, ma la Fiorentina si è ben guardata dall’occuparli. L’anno passato, l’ultimo del periodo felice di Cesare Prandelli, i risultati non accontentarono l’esigente seguito gigliato. In questo, dalle parti di Santa Maria Novella, si attendevano un rilancio che non è avvenuto. C’è da dire che gli eventi (su tutti l’infortunio del genietto montenegrino  Jovetic e la recidività di un Mutu troppo attento alla silhouette) non hanno di certo aiutato la causa e che ripartire dopo un ciclo tutto sommato felice (nonostante l’interlocutorio 2009/10) comportava le difficoltà che ogni debutto nasconde. Stando all’algebra Montolivo e compagni potrebbero ancora ambire a un piazzamento continentale. La prospettiva appare difficilmente realizzabile, ma non agevolerà di certo l’undici friulano.

LO SCHIERAMENTO:  Siniša Mihajlovi?, dopo la buona annata catanese, ha confermato in riva all’Arno il modulo sviluppato ai piedi dell’Etna. Fedele alla difesa a quattro sia da giocatore che come apprendista dell’amico Roberto Mancini, a centrocampo propone un terzetto che rappresenta la giusta commistione di muscoli, dinamismo e qualità di palleggio. Davanti alterna soluzioni che prevedono il suggeritore dietro alla coppia di punte o, in alternativa, due ali larghe a supporto del centravanti. Le indicazioni dell’ultimo periodo (visti anche gli acciacchi di Mario Santana e lo stato di grazia di Alessio Cerci) fanno propendere per quest’ultima soluzione.  Probabile formazione: Boruc; De Silvestri (Comotto)-Gamberini-Kroldrup-Pasqual; Behrami-Montolivo-Vargas; Cerci-Gilardino-Mutu.

IL CRACK:  A ventiquattro anni, periodo di vita durante il quale in Italia sei considerato poco più che un lattante, solleva la Coppa del Mondo a Berlino, a ventotto non ancora compiuti raggiunge la considerevole cifra di centoquaranta reti nella massima serie. Per rendersi conto dell’enormità del risultato si pensi  che se prendiamo come parametro la stessa età scopriamo che, a suo tempo, un realizzatore nato come Filippo Inzaghi mise  assieme “solo” ottantaquattro reti in serie A, che  Vieri (considerando anche l’anno di Liga con l’Atletico) ne marcò  poco più di ottanta e che Totti, imitando  il suo rivale cittadino Beppe Signori, arrivò  ad un centinaio. Non può  quindi essere che Alberto Gilardino l’uomo più rappresentativo  e pericoloso della Fiorentina. Esordio nella tranquilla  Piacenza, svezzamento a Verona, elezione a principe dei bomber nella regia Parma. Al Milan si pretendeva la consacrazione, ma la sterilità in campo europeo ne condizionò esageratamente (e ingiustamente) la nomea.  A Firenze , in tre anni, è sempre andato in doppia cifra, proseguendo lungo la solita strada,  quella del gol.

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