Verdena in concerto al Deposito di Pordenone. 28 Marzo 2015

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Ad una settimana dall’inizio del tour, i Verdena annunciano la seconda tranche di concerti che vedrà protagonista il Vol 1 di ‘Endkadenz’. Prima dell’estate uscirà infatti ‘Endkadenz Vol.2″ e nel tour che gli farà seguito, sarà dato più spazio ai brani di questo nuovo capitolo musicale.
Nel tour di aprile i Verdena tornano nella dimensione del club che poi è quella che la band bergamasca da sempre preferisce. Locali più piccoli e più intimi, più a contatto col pubblico.

Stipulare idee, sorridere agli dei, captare bisogni immobili. E’ un casino ormai. Faccio come il nevischio, non cambierò mai di stile.
Un nuovo disco dei Verdena è sempre un movimento, una ricerca, una via di fuga dalla prevedibilità. Se WOW era un’esclamazione quasi categorica, anche se piena di rifrazioni, qui sono i sussurri e le grida, mica solo vocali, a fare da miccia agli incendi di ogni brano.
Il brio del risveglio si contrappone al sonno della decadenza. La lotta, magari disillusa, all¹accettazione di tutto quello che capita. I Verdena non abbandonano il loro modo di fare e intendere la musica: lo testimoniano ancora una volta le parole, che non sono mai state così amalgamate ai suoni, al punto da rendere la voce, a tutti gli effetti, uno strumento completo, che non scivola più di lato, ma resta spesso al centro della scena sonora.

Endkadenz Vol.1 è un viaggio in cui ogni nota, ogni inflessione del canto e ogni deviazione si accompagnano senza sovrapporsi: il Nevischio che impasta i pensieri e i sentimenti apre, improvvisamente, la porta a un intreccio in cui l’elettrico, l’acustico, la sovrapposizione e la rarefazione sono messe lì, fianco a fianco, con effetti incandescenti. Non ci sono preminenze, fra la batteria, il basso, la chitarra, tutti gli strumenti che vengono utilizzati perché una canzone suoni bene: conta, decisamente, la coralità.
Apocalittico magari ­ lo mostrano bene il tono di Rilievo e i suoi ricami vocali sciamanici, la malinconia dei sensi di Diluvio, che diventa malinconia delle forme, le pulsazioni di Derek, ma tutt¹altro che disintegrato.
Nel battito in dissolvenza di Vivere di Conseguenza, nelle circospezioni soniche di Alieni fra di noi, nell’eleganza, tutt¹altro che ruvida, di Contro la Ragione ci sono anche i semi del cambiamento, rispetto a quelle che sono le strade percorse fino ad ora da Alberto, Luca e Roberta.
Nessuna rivoluzione ­ e perché mai si dovrebbe rivoluzionare un percorso già di per sé così ostinatamente ricco e vasto? ­,ma un deciso affinamento verso un orizzonte sempre più ipnotico malinconico e corrosivo, se serve. L’inno del Perdersi sottolinea questo nuovo equilibrio, fuori dagli schemi troppo rigidi e dai riferimenti troppo obbligati di molti altri.
Il futuro magari non è radioso (vedi Funeralus che comunque apre la porta a suggestioni, di nuovo, profonde, inattese), ma i Verdena lo canteranno ancora, nel modo migliore: non per sfida, ma semplicemente per attitudine.
Siete liberi di non essere d’accordo o viceversa.