Visionario ricorda la morte di Pasolini con “Profezia. L’Africa di Pasolini”. 4 Novembre 2013

“Profezia. L’Africa di Pasolini” di Gianni Borgna e Enrico Menduni è il titolo della proiezione speciale con cui Cinemazero e Visionario vogliono ricordare a 38 anni di distanza la morte del poeta e intellettuale friulano, lunedì 4 alle 20.00 (a Udine) e mercoledì 5 novembre alle 21.15 (a Pordenone), dove la serata sarà introdotta da Angela Felice, direttrice del Centro Studi Pasolini di Casarsa. Le scelta è caduta su uno dei titoli più attesi dai pasoliniani all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e ripercorre la straordinaria lungimiranza della riflessione di Pasolini: un film saggio raccontato da una voce di commento cui presta corpo e calore Dacia Maraini. I due autori assemblano una mole considerevole di contributi, che attraversano buona parte della produzione cinematografica di Pasolini, da “Accattone” (1961) a “La forma di una città” (1974). Frammenti di cinegiornali, documentari, interviste dell’epoca e materiali di repertorio più vicini a noi (dalle immagini della Libia in rivolta o in festa dopo la deposizione di Gheddafi a spezzoni di reportage sugli sbarchi dei migranti sulle coste siciliane) dialogano con riprese ex-novo, mostrando come sono cambiati alcuni dei luoghi cari all’immaginario di Pasolini come il Pigneto e la Torpignattara dei ragazzi di vita e il Marocco desertico di Ouarzazate. Una serie di rimandi lirici, brani musicali e testi poetici – interpretati da Roberto Herlitzka – vengono poi assimilati e accompagnati ai temi più amati dal Pasolini curatore di colonne sonore, da Bach ad Albinoni. “Profezia – L’Africa di Pasolini” esplora questo rapporto contrastato che finirà in una nuova cocente delusione: l’Africa è un serbatoio di contraddizioni insanabili che esploderanno negli scontri, nelle dittature, nei massacri. Lo documenta con le immagini di allora, tratte dai film di Pasolini, e quelle di oggi, e lo segue attraverso la sua poesia. È un’Africa sfrangiata e dai confini incerti, che parte secondo Pasolini da quelle stesse borgate e periferie del primo mondo che lui percorreva senza sosta. Per un apparente paradosso, quei quartieri di Roma in cui precariamente vivevano i sottoproletari di Accattone ora ospitano migliaia di extracomunitari, in una nuova promiscuità multiculturale.
Il valore profetico delle osservazioni di Pasolini continua a turbarci, in particolare quando descrive – trent’anni prima – l’esodo degli africani sui barconi e la loro “conquista” dell’Italia. Ma il profeta è destinato a una morte prematura, come Accattone a cui è dedicato l’inizio e la tragica fine del film.