25 Aprile: Balloch, “manteniamo e rinsaldiamo lo spirito unitario”

foto natisone.it archivio  – Cerimonia del 25 aprile a Udine scossa  da polemiche: dopo la lunga querelle della manifestazione alternativa promossa dal sindaco di Cividale Stefano Balloch la cerimonia è stata celebrata in un’unica sede, quella del capoluogo friulano. Durante l’intervento di Balloch sono piovuti fischi dai No Tav e da alcune frange di Rifondazione Comunista intervenute alla manifestazione. Atteggiamento fortemente stigmatizzato dall’Anpi che per parola  di Luciano Rapotec, segretario regionale, ha duramente criticato i fischi

 

discorso del sindaco Balloch

Autorità civili e militari, Partigiani e reduci, rappresentanti delle Istituzioni scolastiche, delle Associazioni combattentistiche e d’Arma, cittadini, a nome delle Città di Cividale del Friuli e  Tolmezzo, decorate con Medaglia d’Argento al Valor Militare per i fatti della Resistenza, porgo un cordiale saluto e rivolgo un particolare ringra ziamento per l’invito a intervenire.

 

Il 25 aprile è festa Nazionale, è una data che sta nel cuore e nella mente degli italiani  perché rievoca un momento eroico e decisivo della storia dell’Italia, che ha portato il nostro Paese alla conquista della Libertà e alla edificazione di uno Stato democratico.

L’Italia visse in quel tragico, dolorosissimo periodo storico una tragedia nazionale da cui seppe risorgere come paese libero e democratico, animata da valori di pace, di libertà, di solidarietà e di giustizia che trovarono la loro più elevata  espressione nella Costituzione Repubblicana.

E nella Costituzione, che recepisce quelle aspirazioni, che rappresenta l’eredità morale della Resistenza, tutti dobbiamo riconoscerci per l’universalità dei valori che essa sancisce, che sono propri della nostra identità nazionale e costituiscono altresì le basi di quel progetto di cooperazione e di sviluppo che è oggi l’Unione Europea.

 

La guerra di Liberazione ha segnato profondamente la storia del nostro Paese, ma qui,  in  questa terra di confine, rappresentò un momento ancora più drammatico per la coscienza di ognuno. Pesavano sulle nostre terre le distruzioni d ella prima guerra mondiale, la diaspora del popolo friulano per l’emigrazione, il dramma dei profughi e gli anni duri del nazifascismo. La guerra chiamò le genti friulane alle armi, le sparse in terre ostili e lontane – dalla Grecia, all’Albania alla pianura russa –  in un’impresa senza speranze e spesso senza ritorno. Dopo l’ 8 settembre le nostre terre furono invase dall’oppressore nazista e subirono l’annessione alla Germania trasformandole in provincia tedesca. Terre che hanno sofferto, le nostre, le maggiori ferite, eccidi e devastazioni ma che hanno saputo insorgere e organizzare una orgogliosa resistenza partigiana. Con il contributo di solidarietà e di sacrificio delle popolazioni e dei militari caduti combattendo nelle stesse formazioni partigiane e nelle unità del rinato Esercito italiano operanti in guerra insieme con le Forze Alleate, le formazioni Osoppo e Garibaldi combatterono e fecero la resistenza friulana – la prima a costituirsi e l’ultima a finire – diedero vita alla Resistenza nel Friuli Orientale e alla Lotta per la Liberazione dei nostri territori dall’invasore tedesco segnando una pagina tra le più gloriose della nostra storia recente.

L’offensiva dell’estate ’44 portò alla costituzione delle zone libere della Carnia e del Friuli Orientale che per durata e per l’ampiezza dei territori costituiscono le più importanti esperienze democratiche compiute nell’Italia liberata. Per gli atti compiuti dai cittadini di Cividale – città che mi onoro di rappresentare con fierezza quale Sindaco- assieme a quelli dei Comuni all’epoca costituitisi in Zona Libera, ed a quelli della Carnia,  è stato ottenuto il riconoscimento della  decorazione al Valore Militare dei rispettivi Gonfaloni. Ricompensa che come recita la motivazione la Repubblica ha conferito al coraggio, alla lotta e ai profondi sentimenti civili e democratici per i grandi sacrifici di tutta la popolazione della zona Libera che partecipò con i suoi figli ad irrobustire quelle formazioni di volontari che oramai agivano in gran parte del territorio friulano: le brigate garibaldine e dell’Osoppo.

 

Ma tutta la nostra popolazione partecipò a questa generosa lotta e tutta fu coinvolta nelle rappresaglie, negli eccidi e nelle deportazioni. I numeri ne danno un triste conto:

207 furono partigiani combattenti decorati di croce al merito per attività partigiana;

134 i patrioti riconosciuti;

centinaia i collaboratori di tutte le età;

68 i caduti di cui 48 partigiani, 7 militari nei campi tedeschi, 13 civili:

116 furono i deportati;

Ricordo infine i miei concittadini decorati al valor militare per la lotta di Liberazione con 9 decorazioni oltre a quelle citate:

1 Medaglia d’Oro alla memoria: a Manfredi Mazzocca

5 Medaglie d’argento: alla memoria a Rino Blasig, Attilio Rutar ed a Edoardo Tosoratto, al Valor Militare a Gino e a Mario Lizzero

1 Croce di Guerra al Valore Militare al capitano Aldo Specogna;

1 Promozione militare per meriti partigiani a Mario Cicuttini

1 Encomio solenne per meriti partigiani a Ettore Landi

Rilevante fu poi il contributo che le donne di Cividale diedero alla Lotta di Liberazione:

8 le partigiane combattenti decorate con croce di guerra;

11 le patriote riconosciute;

7 le deportate di cui 2 cadute ad Auschwitz: Amalia ed Elvira Schoenfeld Piccoli;

 

La nostra terra si è distinta con esempi gloriosi di reparti, gruppi e singoli che diedero prova di eroismo fino all’estrema dedizione. Non valsero le feroci contromisure adottate dal nemico a scoraggiare questi uomini che neppure di fronte alla preponderanza numerica o agli armamenti della Wermacht si lasciarono fe rmare.

 

Così la lotta continuò anche dopo l’offensiva tedesca del settembre ’44 anche in località dove all’organizzazione della Zona Libera era succeduto il Presidio Tedesco, molto spesso delegato alle truppe cosacche a loro asservite. La Resistenza non ebbe sosta come non ebbe sosta la rappresaglia dell’Esercito Tedesco.

 

Cividale fu luogo di numerose esecuzioni, spesso seguite dall’abbandono sul posto dei corpi delle vittime che furono inumate solo per il coraggio e la pietà del nostro illustre arciprete del tempo, Mons. Valentino Liva, coadiuvato da alcuni generosi:

 

105 i partigiani, militari e civili fucilati in località fosse del Natisone

8 i partigiani fucilati nel campo sportivo

1 partigiano trucidato in viale Gemona

oltre ai partigiani impiccati a Premariacco e San Giovanni al Natisone  e fucilati a Moimacco.

Ma arrivò il giorno della pace ; preceduto dalla liberazione di Cividale, che vide protagonisti dal 28 aprile al 1° maggio del 1945, formazioni partigiane,  garibaldine e osovane provenienti anche da località vicine.

12 partigiani caddero in quei giorni di cui 5 cividalesi:

Mario Strazzolini, Pasquale Perra, Francesco Zanuttig, Aldo Mulloni, Gino Sturam.

 

Doveroso era ch’ io ricordassi qui quest’oggi la dolorosa storia della popolazione friulana  fatta di uomini e di donne che per il loro ruolo nella difesa di questo lembo orientale di Patria Italiana dovettero assistere ad eccidi, incendi, saccheggi e deportazioni . Una storia che vede oggi la città di Cividale fregiata del prestigioso riconoscimento della  Medaglia d’argento  al Valore militare per i fatti della Resistenza.

 

Per me oggi è un onore partecipare a questa cerimonia per commemorare i caduti per la Liberazione, uomini e donne che  hanno lottato per affermare in Italia i valori della democrazia e della libertà contro gli orrori del totalitarismo nazifascista. Ai patrioti che si sono battuti per il riscatto e la rinascita dell’Italia vadano gratitudine e ammirazione.  La mia generazione no n ha vissuto l’oppressione e la privazione della libertà. Per molti di noi tutto questo è un ricordo legato agli studi o ai racconti dei genitori o dei nonni, molti dei quali  sono stati protagonisti o vittime di quei giorni drammatici. Solo i più anziani hanno vissuto l’occupazione straniera, la fame, la guerra per la liberazione della nostra Patria. Essi rappresentano l’ esempio di una generazione che non esitò a scegliere la libertà anche a rischio e sacrificio della propria vita.

 

Il nostro Paese ha un debito inestinguibile verso quei giovani che sacrificarono la vita, negli anni più belli, per riscattare l’onore della Patria in nome di quel grande valore che è la libertà. Un sentimento di gratitudine vada anche ai tanti ragazzi dei Paesi alleati ( americani, inglesi, francesi, polacchi ) che versarono il loro sangue nella campagna d’Italia. Senza il loro contributo, il sacrificio dei nostri partigiani avrebbe potuto essere vano. E’ con grande rispetto che siamo qui oggi a commemorare i nostri ed i loro caduti.


Il 25 aprile è la festa di un popolo che si identifica nei valori del Risorgimento e della Resistenza, che tiene saldo il binomio Unità e Libertà e riconosce le radici risorgimentali ed antifasciste della propria Repubblica.  Oggi, 67 anni dopo il 25 aprile 1945, il nostro compito è quello di contribuire a mantenere e rinsaldare un sentimento unitario. Quale che sia l’appartenenza politica, tutti insieme dobbiamo dare il giusto posto alle diverse tappe e a lle molteplici componenti del processo che vide il popolo italiano protagonista del proprio riscatto.

 

Ciò non significa rimuovere le distinzioni fra le parti in lotta, né azzerare il passato e cancellare i torti e le ragioni della nostra coscienza collettiva. Significa essere davvero eredi di quegli uomini e quelle donne che lottarono e morirono per la nostra libertà: sui monti o nei campi di concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi e ebrei o sfamando sfollati, morendo per fame o sotto tortura. Questa eredità fa del 25 aprile la Festa di tutti gli Italiani. Ed eredi degli ideali del Risorgimento sono gli uomini e le donne che hanno rispetto e ammirazione per la memoria di quei militari e quei civili,  quei laici e quei religiosi che dettero la vita per la libertà di tutti.

 

Con la liberazione dal nazifascismo, il popolo italiano fissava nella storia i tratti fondamentali della propria identità di stato moderno, democratico e repubblicano. La cerimonia di oggi è dunque l’occasione per riflettere sul passato, ma anche per riflettere sul presente. Il mio auspicio è che si possa giungere al superamento delle visioni che  – specie nella nostra terra – hanno spesso diviso piuttosto che unito, per trasmettere alle future generazioni i valori e le speranze che potranno consentire loro di divenire cittadini italiani in un grande paese libero. E un grande Paese è quello in cui i valori più nobili come la generosità, la solidarietà, lo spirito di mutuo aiuto, la sobrietà, il rispetto delle regole e lo spirito di servizio, la valorizzazione dell’individuo come strumento per far crescere tutta la società, devono prevalere sull’individualismo, l’egoismo serpeggiante, il relativismo e il principio secondo cui ognuno è autorizzato ad agire secondo il proprio interesse senza perseguire il bene comune.

 

Abbiamo, tutti insieme, la responsabilità e il dovere di costruire per tutti un futuro di certezze, di sicurezza, di pace e di libertà. Celebriamo l’anniversario del 25 aprile 1945, quando l’Italia tornò alla libertà iniziando il cammino verso la Costituzione repubblicana e i valori che essa esprime. Valori nei quali tutti i cittadini devono riconoscersi, guardando con gratitudine ai tanti uomini e donne della Resistenza e della Guerra di Liberazione che per l’affermazione di questi importanti ideali hanno sacrificato la propria giovinezza e la propria vita. Celebriamo il 25 aprile nella consapevolezza che la difesa dei valori di Libertà e di Democrazia deve impegnarci ogni giorno: così onoreremo la memoria di Coloro che per questi solenni ideali si sono sacrificati. Viva l’Italia! Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani, che amano la libertà.

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