Aleida Guevara a Udine, “Che” vive nel popolo cubano

foto: Robert Crc
foto: Robert Crc

Dopo cinquant’anni di blocco statunitense, la piccola isola di Cuba non è “una società perfetta”, ma è l’unico paese in cui il popolo ha in mano il proprio destino “ed è in grado di correggere da sé i propri errori, perché è capace di amore e di solidarietà”. Parola di Aleida Guevara, pediatra, attivista per i diritti umani, figlia di Ernesto ‘El Che’, “simbolo” della rivoluzione cubana, ucciso nel 1967 in Bolivia dove era alla guida dei locali movimenti rivoluzionari. Aleida è giunta a Udine per sostenere la lista “L’Altra Europa con Tsipras”, dopo aver fatto una tappa sulla tomba di Pier Paolo Pasolini, a Casarsa della Delizia (Pordenone). “Uno dei problemi più gravi per cui il mondo e l’Europa stanno soffrendo oggi è la disinformazione”, ha detto Aleida. “Quando non si conosce la realtà, non si può reagire per cambiarla”. Stordito da media che raccontano le cose con parzialità, indottrinato dalla tivù e obnubilato dalla pubblicità, “tanto che ti dicono anche che tipo di carta igienica comperare”: così, ha detto Aleida, da Cuba si vede l’Occidente, afflitto dalla “profonda ignoranza di quanto accade in altre parti del mondo e da un complesso di superiorità verso gli altri popoli, tanto che si considera legittimo sfruttarli”. Certamente ispirata dalla figura di suo padre, Aleida ha detto di riferirsi al ‘Che’ non tanto perché è sua figlia, quanto perché “sono una donna cubana educata dal popolo cubano che lo ha amato moltissimo”. Di Ernesto Guevara, Aleida conserva pochi ricordi personali. “Quando morì avevo 6 anni – ha spiegato – e ne avevo solo 4 quando lasciò Cuba per il Congo”. Tuttavia, ha detto l’attivista, “mi infastidisce il fatto che qualcuno metta in discussione oggi l’amicizia tra mio padre e Fidel Castro”. Poche cose ricorda, ma questa sì, e cioè “che la loro amicizia è ancora oggi indistruttibile, tanto che considero Fidel parte della mia famiglia e l’ho sempre chiamato zio”. Sulla “continuità” della società cubana anche in quello che sarà il dopo Castro, Aleida ha detto di non avere dubbi: “Fidel e Raul sono due persone eccezionali per la nostra storia – ha affermato – ma bastava partecipare all’ultima grande festa del 1 maggio all’Avana per capire come il protagonista vero di questa storia sia il popolo cubano, ancora oggi convinto e ancora unito”. E proprio all’unità, al rispetto dell’altro e alla solidarietà Aleida ha richiamato anche l’Europa di oggi: “Non so che cosa vorrete per il vostro futuro – ha detto – ma è nelle vostre mani: mettete la solidarietà al primo posto”. La figlia del ‘Che’ si è detta, comunque, molto preoccupata. “A Cuba non capiamo come l’Europa possa lasciare che tagli indiscriminati mettano in discussione la scuola o la sanità pubblica – ha commentato -; sono beni comuni per cui abbiamo tutti lottato tanto, non lasciateveli scippare”. In merito al blocco da lei definito “criminale” imposto dagli Usa, “che impedisce a Cuba di ricevere anche medicinali per i bambini malati, perché nessuno che commerci con Cuba può commerciare con gli Stati Uniti”, Aleida ha detto di nutrire molte speranze nella Comunità degli Stati latino-americani che sta nascendo, l’Alba. “Oltre il blocco, riusciamo a essere solidali tra noi e a darci sostegno – ha concluso – e speriamo anche di avere presto una nostra moneta unica, il Sucre”.