Alfano, stop trascrizioni nozze gay. E’ rivolta sindaci

matrimoni gay
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano annuncia l’invio di una circolare ai prefetti, affinché invitino formalmente i sindaci a cancellare le trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero, ed è subito rivolta tra i primi cittadini: da Bologna a Napoli, da Roma a Grosseto, i sindaci non ci stanno e invitano alla disobbedienza. La maggioranza di governo si spacca, fra Ncd che sostiene Alfano e Pd e Sel che lo invitano a lasciar fare al Parlamento, mentre tutte la comunità gay, sia di sinistra che di destra, punta il dito contro il ministro. “Il punto è uno: a ogni evidenza le direttive che sono state date con provvedimenti dei sindaci, che prescrivono agli ufficiali di stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso, non sono conformi alle leggi italiane. In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso, quindi quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano, per il semplice motivo che non è consentito dalla legge”, ha spiegato Alfano stamani, intervenendo a una trasmissione radiofonica. Aggiungendo che proprio in mattinata avrebbe firmato una circolare da inviare ai prefetti. Immediata la reazione di alcuni sindaci che in questi mesi hanno promosso le trascrizioni nei registri comunali delle unioni omosessuali celebrate all’estero. Il primo è Virginio Merola, sindaco di Bologna: “Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Lo facciano dunque ma non nel nome di Bologna, che come sindaco rappresento. Io non obbedisco”. “Conta più una sentenza del tribunale che una circolare del ministro” gli fa eco Emilio Bonfazi, sindaco di Grosseto, dove una sentenza ha imposto la registrazione di un matrimonio gay contratto all’estero. “Una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in Parlamento o davanti alla Corte costituzionale” commenta il sindaco di Udine, Furio Honsell. E anche il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, annuncia che farà ‘resistenza’ ma ammette che il prefetto potrà revocare quanto deciso dal Comune. Il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, annuncia che si batterà per la trascrizione dei matrimoni gay nella Capitale. Il Comune di Napoli fa sapere che “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti” contro la circolare. Perfino il sindaco di Parma, il ‘grillino’ Federico Pizzarotti, sta “dalla parte dei sindaci e contro Alfano”. Unica voce fuori dal coro è quella del primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio (Ncd), per il quale Alfano “ha preso la decisione giusta” perché “i sindaci non possono sostituirsi alle normative nazionali con ordinanze che sarebbero illegittime o addirittura in contrasto con la Costituzione”. Netta la reazione del Pd, con il presidente Matteo Orfini che invita Alfano “invece di annullare le trascrizioni dei matrimoni gay” a “renderli possibili anche in Italia” e il capogruppo democratico alla Camera, Roberto Speranza, che twitta: “Alfano si occupa con molta insistenza di nozze gay. Come se da questo dipendesse la sicurezza del Paese. E i diritti delle persone invece?”. Per il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto, “sarebbe auspicabile che Alfano prima di decidere sulle pari opportunità si coordinasse con il titolare della relativa delega, Matteo Renzi”. Ironico il leader di Sel, Nichi Vendola: “Si dovrebbe dire ad Alfano di uscire dalle caverne”. Corale la condanna dell’intervento di Alfano da parte di tutte le associazioni delle persone omosessuali. Perfino Gaylib, di orientamento politico vicino a quello del ministro, usa parole durissime: “Alfano cambi idea sulla circolare ai prefetti, oppure abbia la responsabilità politica di dimettersi da un posto che occupa principalmente grazie al voto degli elettori del Popolo delle Libertà e di un leader, Silvio Berlusconi, che lui non rappresenta più e che in particolare sui diritti civili sta facendo aperture storiche”.

(di Angela Abbrescia) (ANSA)