Ambiente: Regione approva ddl per affrontare dilagare delle nutrie

Udine, 29 apr – Scava gli argini dei fiumi e dei canali
artificiali provocandone i cedimenti, distrugge le coltivazioni
e, a detta dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale (Ispra), crea “danni ecologici ingenti”.

Si tratta dell’esercito delle nutrie, una specie di grosso
roditore che è originaria dell’America meridionale e che in
Italia è stata introdotta in Italia da allevatori che ne
sfruttavano le pellicce destinate all’industria
dell’abbigliamento. Una volta “passata di moda” la pelliccia di
“castorino”, i capi di allevamento sono stati lasciati in libertà
e – vista la loro elevata capacità riproduttiva e di adattamento
– è iniziata la vera e propria invasione.

Anche in Friuli Venezia Giulia le segnalazioni dei danni sono
preoccupanti, soprattutto alle opere di difesa idraulica.
Recentemente il Consorzio di bonifica Pianura Isontina ha
denunciato 130mila euro di danni ai canali nei comuni di
Monfalcone, Staranzano e San Canzian d’Isonzo, mentre il
Consorzio di bonifica Pianura Friulana ha segnalato un costo di
oltre 16 mila euro per ripristinare canali, argini e sponde dei
fiumi in oltre una trentina di comuni.

“Le segnalazioni della presenza di esemplari di questa specie
continuano a giungere sempre più spesso e su un’area sempre più
estesa”, conferma l’assessore regionale alla Caccia, Paolo
Panontin.

Per questo, dopo che un decreto del Servizio regionale caccia
dell’anno scorso aveva dato direttive per contenere il fenomeno,
ora la Regione ha elaborato un disegno di legge, approvato
nell’ultima seduta della Giunta, che affronta il tema “in maniera
più puntuale, fornendo tutti gli strumenti per il contenimento di
una specie che sta letteralmente infestando le pianure della
nostra regione, come accade ad altre estese porzioni del
territorio italiano”, spiega Panontin.

Gli strumenti questa volta non lasciano spazio a dubbi; occorrono
la cattura e l’abbattimento. “Riteniamo inderogabile arrivare a
una vera e propria soppressione, con metodi di controllo
selettivo da attuarsi per mezzo del personale del Corpo forestale
regionale, ma anche attraverso la collaborazione con il mondo
venatorio”, conferma Panontin.

Del resto, già la normativa europea, recepita dall’Italia con
legge nel 2014, ha modificato lo status giuridico della nutria
escludendola, al pari di talpe, ratti, topi propriamente detti e
arvicole, dalla fauna selvatica. Una legge del 2015 ha previsto
altresì che dell’attuazione dei piani di controllo siano titolari
le Regioni.

“Con il presente disegno di legge regionale – spiega l’assessore
– predisponiamo uno strumento amministrativo più efficace e di
più ampio respiro per l’eradicazione delle popolazioni di nutria:
è un piano triennale, conforme ai dettami già indicati
dall’Ispra, che consentirà di realizzare gli interventi in
collaborazione con Comuni, enti gestori delle aree protette,
Consorzi di bonifica e realtà associative organizzate”.

Il ddl stabilisce come impiegare e coordinare a livello regionale
i soggetti che materialmente attueranno il piano; individua i
criteri per la formazione, selezione e autorizzazione di
determinate categorie di operatori: le guardie volontarie, gli
addetti alla vigilanza idraulica e i soggetti muniti di licenza
per l’esercizio dell’attività venatoria.

Per il disegno di legge verranno stanziati 66.000 euro su tre
anni (22.000 all’anno) per far fronte alle spese di smaltimento
delle carcasse e per acquistare attrezzature necessarie per
compiere le attività previste dal piano di contenimento.

Da segnalare, infine, che il piano prevede che la Regione,
avvalendosi delle sue strutture sanitarie, curi controlli
veterinari a campione su carcasse e esemplari vivi a scopo di
zooprofilassi e prevenzione di malattie trasmissibili all’uomo.
ARC/EP

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