Andrea Bruno Mazzocato: le omelie di Natale

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Ecco le due omelie pronunciate dall’Arcivescovo di Udine, mons Andrea Bruno Mazzocato, rispettivamente nella Messa di mezzanotte e nel giorno di Natale

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI UDINE, MONS. ANDREA BRUNO MAZZOCATO, NELLA SANTA MESSA “DI MEZZANOTTE DI NATALE
Udine, Cattedrale, 24 dicembre 2010

Care sorelle e fratelli,
dedichiamo qualche minuto per tornare con il nostro pensiero al brano del Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato. L’evangelista racconta come nacque Gesù, in mezzo a quali circostanze e avvenimenti. Per noi non è certamente un racconto nuovo; tutti lo conosciamo fin da bambini e lo abbiamo rappresentato nel presepio. Ma è anche un racconto nuovo perché siamo diversi noi che lo abbiamo ascoltato. Forse anche lo scorso anno siamo venuti alla S. Messa di mezzanotte però nessuno di noi è nella identica situazione personale, familiare, sociale e, forse, economica.
Per questo suggerisco a tutti un momento di meditazione sul racconto evangelico della nascita di Gesù per chiederci: come risuona quest’anno nel mio animo? Quali parole mi restano maggiormente impresse?
Nella notte del Natale, un angelo rompe il silenzio che avvolgeva tutte le cose e gli uomini. Si rivolge a dei pastori che vegliavano il gregge: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.
Il mio compito, cari cristiani che mi ascoltate, è quello di continuare a portare a Udine, come a Betlemme, l’identico annuncio dell’angelo: “Dio ci ha dato il Salvatore che dona la vera gioia e si chiama Gesù Cristo Signore”. Per questo sono stato consacrato Vescovo 10 anni fa e per questo ho accettato di venire nella terra friulana, che sto sempre più conoscendo e apprezzando.
Altri erano gli interessi e gli argomenti di conversazione a Gerusalemme nei giorni in cui l’angelo scese dal cielo per portare il suo annuncio. Si parlava dell’imperatore romano e del censimento che aveva decretato per sapere su quanti sudditi poteva contare. L’imperatore Cesare Augusto sembrava l’autorità che determinava le sorti dei popoli. Da lui e dalle sue decisioni poteva venire una salvezza.
Sono simili le preoccupazioni e i temi di conversazione che ci occupano in questo Natale: le vicende politiche, l’andamento della crisi economica, le decisioni di coloro che in questo momento hanno il potere di legiferare determinando la vita del popolo. Da loro sembra di-pendere la salvezza o la rovina della vita quotidiana della gente.
L’angelo, però, non invita a guardare verso l’imperatore per trovare un salvatore ma verso una mangiatoia dove è stato appena posto il primogenito di due giovani genitori che venivano da Nazaret. E’ lui il Salvatore perché non è un semplice uomo che si è conquistato il potere con mezzi umani; viene da Dio. E’ il Figlio di Dio venuto tra gli uomini per essere per loro via, verità e vita.
Non trova, l’angelo, molti ascoltatori interessati, soli alcuni poveri pastori che andarono dal bambino e, per primi, si inginocchiarono davanti a lui facendo un atto di fede e di adorazione. Ma da quei pastori l’annuncio dell’angelo si diffuse in tutto il mondo fino a giungere anche alle nostre terre e alla città di Aquileia.
Forse neppure il mio annuncio trova molti ascoltatori attenti. Trova, però, voi che siete venuti alla S. Messa e che siete molti di più dei pastori.
A voi – e prima di tutto a me – ripeto: non cerchiamo il salvatore nei potenti di turno. Non sono loro che hanno la forza di salvare la nostra vita. Al massimo potranno orientare un po’ il bene comune della società.
Un Salvatore può venire solo dal cielo ed è venuto ed è per sempre in mezzo a noi. Per incontrarlo, però, è necessario ascoltare anche la Parola che viene da Dio e non solo le chiacchiere degli uomini. E’ necessario muoversi ed andare a inginocchiarsi davanti a Lui e adorarlo. E’ necessario, almeno a Natale, spogliarci delle nostre presunzioni e sentirci po-veri come i pastori perché questa è la nostra verità che ho rivisto in questi giorni visitando i nostri fratelli delle case di risposo, dell’hospice, le comunità di accoglienza.
Inginocchiati davanti al Figlio di Dio, bambino in una mangiatoia, possiamo confessargli in preghiera: sono un uomo debole e povero che ha bisogno di un Salvatore a cui affidare le proprie speranze e la vita. E accanto a noi vedremo altre persone deboli come noi e inginocchiate come noi davanti a Gesù. Lì sarà facile aprire il cuore e tenderci la mano.
Così nasce nei cuori la “grande gioia” che l’angelo promette ai pastori: la gioia di poter finalmente toglierci la maschera e confessare a Gesù tutta la nostra pochezza e paura, la gioia di stringerci la mano tra poveri che hanno trovato insieme il Salvatore.
Auguro questa gioia di Natale a me, a voi, alle vostre famiglie, alla città di Udine e al popolo friulano.

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI UDINE, MONS. ANDREA BRUNO MAZZOCATO, NELLA SANTA MESSA “DEL GIORNO DI NATALE

Udine, Cattedrale, 25 dicembre 2010

Care sorelle e fratelli,
Inizio questa mia omelia nella S. Messa del Natale dalle parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Il profeta scrive dalla città di Gerusalemme che viveva un tempo molto difficile perché era assediata dai nemici circostanti e gli abitanti, compreso il re, avevano poche speranze di salvarsi.
Agli abitanti della città dice: “Come sono belli i piedi del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza”. C’è un messaggero in arrivo e i suoi piedi sono benedetti perché porta un messaggio di salvezza. E le sentinelle, che vegliavano nella notte perché i nemici, con il favore delle tenebre non facessero un’incursione, improvvisamente gridano non perché si avvicina il pericolo ma perché con i loro occhi hanno vista che sta tornando il Signore a salvare il suo popolo e la sua città santa.
Care sorelle e fratelli che partecipate alla S. Messa del Natale, spero anch’io di essere come quelle sentinelle di Gerusalemme ed annunciare a voi che è arrivato in mezzo a noi il Signore. E’ nato nella notte a Betlemme e continua a rimanere in mezzo a noi.
Non siamo assediati da eserciti ostili come gli abitanti della città santa in mezzo a i quali viveva Isaia. Ma siamo sotto l’influenza di nemici più subdoli e silenziosi che non mirano a ferire il corpo ma a rubare l’anima.
Si ruba l’anima ad un uomo quando lo si abitua, progressivamente, a vivere nella superficialità fino a fargli perdere il desiderio di rientrare il se stesso per stare a contatto con la propria coscienza e ascoltarla; fino a creargli un senso di fastidio quando si trova solo con se stesso nel silenzio che ognuno ha dentro di sé dove nessuno può entrare se non Dio.
Si ruba l’anima ad un uomo quando gli si crea l’abitudine ad evadere sempre da sé cercando continuamente impegni, parole, immagini, divertimenti che distraggono dal pensare in profondità a se stessi e alla propria vita per un esame serio e responsabile di come sta usando i giorni che scivolano in modo inarrestabile.
Un giorno Gesù ammonì i suoi discepoli dicendo: non temete chi vuol uccidere il vostro corpo ma chi vuol uccidere la vostra anima.
Ci sono questi nemici e sono organizzati. Sono le nuove forme di potere che non fanno più guerre e prigionieri – come ha conosciuto tragicamente in passato la nostra terra friulana – ma vogliono impadronirsi delle anime della gente. E’ questa è una prigionia più terribile che rende le persone alienate da se stesse e condizionabili nei desideri, nei criteri di giudizio e nelle scelte.
Contro questi nemici c’è salvezza ed è entrata in mezzo agli uomini il giorno di Natale con la nascita di Gesù, figlio di Maria e Figlio di Dio.
Chi è Gesù, nato a Betlemme di Giudea? Ci risponde l’evangelista Giovanni: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
Per ritrovare la propria anima l’uomo deve trovare la strada per rientrare in se stesso. Ma quando si procede per una strada buia c’è bisogno di una luce che faccia vedere dove mettere i passi. Anche il percorso per rientrare in noi stessi e capirci spesso è oscuro e, a volte, poco conosciuto.
Abbiamo bisogno di una luce ma non esteriore, bensì che si accenda dentro di noi. Questa luce ci è venuta incontro, “la Luce vera che illumina ogni uomo”.
Ecco allora, che come il profeta Isaia a tutti voi – e a me per primo – dico: accogliamo la luce vera. La nuova culla di Gesù sia il nostro cuore; un cuore preparato dal silenzio e raccoglimento, dalla preghiera, dall’ascolto.
Così era il cuore di Maria che, come dice S. Agostino, concepì il suo Figlio prima nel cuore e poi nel grembo. Questo è il vero Natale, un Natale vivo che ci porta ad essere più vivi nell’anima; perché quando Gesù entra con la parola del suo Vangelo illumina la coscienza dell’uomo. Un Natale che ci guarisce l’anima e ci restituisce la libertà e la dignità di persone contro i nemici che vogliono rovinarla. Buon e santo Natale a tutti.
+ Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine

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