Dopo il grande successo dello scorso anno, quando furono protagonisti di “Una splendida favella”, domenica 11 maggio, alle 11.00, alla Torre di Santa Maria (via Zanon 24), Flavio Santi e William Cisilino torneranno protagonisti di un nuovo evento curato dall’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana nell’ambito di Vicino/lontano, l’importante festival culturale con cui l’Agenzia collabora da lungo tempo. Quest’anno al centro della performance a due voci fra lo scrittore, docente all’Università dell’Insubria, e il direttore dell’ARLeF, ci saranno due “Friulani visionari: Raimondo D’Aronco e Giuseppe Marchetti”.
Due uomini, due sognatori, nati in Friuli in periodi differenti, che hanno saputo plasmare e arricchire la cultura del loro tempo e la nostra. Ciascuno nel proprio ambito. Raimondo D’Aronco, cittadino di Gemona del Friuli, dove nacque nel 1857, ha segnato profondamente l’architettura europea e ottomana. Arrivato a Istanbul ha saputo fondere il Liberty occidentale con il gusto decorativo orientale, creando uno stile unico e riconoscibile, tanto che un altro noto architetto, Marcello Piacentini, lo descrisse come “un artista sempre alla ricerca di rinnovamento” a cui il Comune di Udine ha scelto di dedicare proprio la sua sede municipale. «D’Aronco – uno dei più importanti architetti Liberty d’Italia e d’Europa – ha lasciato un segno profondissimo in una delle più belle città del mondo. Arrivato nell’allora capitale ottomana è diventato l’architetto del sultano. Ma prima ancora – ha precisato Santi – aveva già lasciato nel suo Friuli un’eredità architettonica che impareremo a scoprire. Così come conosceremo un uomo vivace, un personaggio eclettico che ho scelto anche come protagonista del mio ultimo romanzo».
È invece considerato il “padre” della lingua friulana moderna, Giuseppe Marchetti che in comune con D’Aronco (a 45 anni di distanza) aveva il luogo di nascita: Gemona. Di lui Pier Paolo Pasolini scrisse: “È il solo lettore che ho in Friuli”. Storico, letterato, studioso d’arte, insegnante, sacerdote, Marchetti è ricordato per il suo impegno, rigoroso e appassionato, in numerosi campi, dalla linguistica alla letteratura, dal giornalismo alla storia dell’arte e alla storiografia in generale. «Marchetti è stato il più grande intellettuale friulano del ‘900 e ci ha lasciato un’eredità scientifica e morale che merita di essere restituita al cuore del Friuli – ha ricordato Cisilino -. Perché, come scrisse lui stesso, la storia friulana non è fatta di eroi solitari, ma di comunità che sanno riconoscere chi ha camminato avanti. È tempo di farlo anche con lui».
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WILLIAM CISILINO è direttore dell’ARLeF, l’Agenzia regionale per la lingua friulana. È stato vice-presidente dell’NPLD, il network europeo delle lingue minoritarie. Ha pubblicato vari saggi sulla tutela delle minoranze linguistiche e sulla lingua e la cultura friulane.
FLAVIO SANTI insegna all’Università dell’Insubria di Como-Varese. Traduce autori classici e contemporanei. Ha scritto di vampiri, precari, supereroi, ma soprattutto del Friuli, sia in poesia che in prosa. Nel 2024 ha pubblicato per Solferino “L’autunno del sultano”.

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