Biagio Antonacci: A 47 anni mi metto nudo. LE FOTO

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È Biagio Antonacci il personaggio di copertina del n. 44 di Vanity Fair, in edicola dal 3 novembre.

«Ora uscite tutti: ve la do io la foto». Sul set del servizio di copertina per Vanity Fair cala il silenzio. Biagio si spoglia. E per nascondere il suo nudo sceglie il vinile del suo primo album, l’lp di Sono cose che capitano.

Il 9 novembre compie 47 anni: le sembra questa l’età di iniziare a posare nudo?
«A 47 anni mi sento finalmente libero. Libero di fare qualcosa che la gente da me non si aspetta. Nude in copertina di solito si vedono solo donne. E, quando sono uomini, si tratta sempre di attori o modelli. Un cantautore non si è mai spogliato».

Non ha paura di apparire ridicolo?
«Ben vengano le critiche. Mi diverte immaginare la faccia che la gente farà. Questa foto vuole essere soprattutto una provocazione: magari nei prossimi mesi qualche collega mi imita».

Per spogliarsi bisogna avere il fisico.
«Più che il fisico, la cultura: in Italia i cantautori passano per tipi cupi, ermetici, possibilmente disinteressati alla forma fisica».

Non vorrà venire a dirmi che la vanità non c’entra: uno che posa così è orgoglioso del suo corpo.
«Fino ai quarant’anni, il corpo per me non esisteva. Mai fatti neppure cinque minuti di sport, sono molto pigro di natura».

E compiuti i quarant’anni, che cosa è successo?
«Ho iniziato a preoccuparmi per la salute. Soprattutto, è diventato impensabile, senza preparazione fisica, reggere due ore e mezzo di concerto. Questa foto è anche un invito agli uomini della mia età che troppo spesso si lamentano del fisico: basta poco per tenersi in forma, i trenta minuti che normalmente si passano su Facebook o a fumare sigarette, e non è mai troppo tardi per iniziare».

Fisicamente se lo è concesso qualche aiutino?
«Ancora no, ma appena sentirò il bisogno di correre ai ripari per recuperare un po’ di giovinezza, non mi farò nessun problema. Sono assolutamente favorevole alla chirurgia estetica: se uno non si piace, perché deve rinunciare a migliorarsi?».

Le piacerebbe avere un altro figlio?
«Se ne farò altri, non sarà uno solo. Almeno due o tre».

Le converrebbe iniziare, se non vuole fare il papà-nonno.
«Ma io sono totalmente a favore dei padri anziani. Le persone più grandi sanno dare una qualità di amore – per capacità di gestire, di educare, di accudire – di cui i giovani non sono capaci. Raccontano favole, storie, esperienze. Un padre di vent’anni che cosa può dire a suo figlio?».

Vale anche per le mamme? «
Certo. Sono contentissimo per Gianna (Nannini, ndr) e le faccio un bell’applauso perché ha avuto questo coraggio. Sarà madre per trent’anni? Non importa: almeno, quando lei non ci sarà più, suo figlio saprà di avere avuto una mamma con le palle».

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