Burioni: “Nessuna prova virus meno aggressivo” 

“Chi sostiene l’esistenza di un coronavirus più buono ha su di sé l’onere di provarla, così come – sosteneva il grande filosofo Bertrand Russell – se qualcuno afferma che tra la Terra e Marte orbita una teiera di porcellana spetta a lui dimostrare la sua ipotesi e non al mondo scientifico smentirla”. Così Roberto Burioni su ‘Medical Facts’. “Ripetiamo: non stiamo dicendo che un virus ‘più buono’ non esiste – sottolinea il virologo – Semplicemente che non esiste alcuna prova della sua esistenza. Questo dal punto di vista scientifico chiude al momento la questione”. 

 

 

“Tuttavia è innegabile che nei mesi scorsi la situazione è molto migliorata: per giustificare questo cambiamento è indispensabile immaginare una variante virale meno aggressiva? No”, sottolinea l’esperto che aggiunge: “Pensate a una bomba sganciata da un aereo, che in un caso cade in un prato dove delle famiglie stanno consumando un picnic, in un altro caso in una zona fortificata occupata da soldati all’interno di bunker. La stessa identica bomba farebbe gli stessi danni? Ovviamente no. Ed è quello che è accaduto nel nostro Paese”. “In primavera – afferma ancora Burioni – il virus ha circolato soprattutto in popolazioni molto vulnerabili, in ospedali e residenze per anziani; nelle settimane più recenti nelle discoteche, frequentate soprattutto da giovani in perfetta salute. La cosa importante da ricordare è che, con misure senza precedenti che hanno visto ognuno di noi (nessuno escluso) come protagonista, siamo riusciti a far abbassare la testa al virus. Abbiamo così creato un bunker anche intorno ai soggetti più fragili”. 

“Oltre a questo dobbiamo considerare che in primavera, a causa dell’emergenza, moltissimi casi non venivano diagnosticati, mentre fortunatamente oggi riusciamo a intercettarne la maggior parte; infine anche se non abbiamo un farmaco risolutivo i medici hanno imparato a trattare meglio i pazienti che soffrono meno complicazioni a causa della stessa identica infezione”, ha aggiunto. 

“Infine tutti i virus respiratori nei mesi estivi si trasmettono di meno, e questo coronavirus potrebbe non aver fatto eccezione. Una possibilità, ancora non provata, è che – come accade con altre infezioni virali– un’infezione con una quantità minore di virus potrebbe corrispondere a una malattia più lieve. Stiamo lavorando anche su questa ipotesi con evidenze piuttosto interessanti. Anche in questo caso, sembra essere cruciale il ruolo svolto dalle mascherine e dagli altri strumenti di protezione individuale”, sottolinea il virologo concludendo: “Insomma, il virus per quanto ne sappiamo è sempre lo stesso. Modifiche minime senza nessuna correlazione diretta con un quadro clinico meno aggressivo. Al contrario siamo cambiati noi, ed è cambiato di certo il nostro comportamento, molto più attento”.  

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