CCIAA Udine: sul cibo del futuro

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Coniugato al futuro. Tra qualità del cibo e dei gusti, influenze dei media, sviluppo e utilizzo dei social network per la comunicazione e la promozione, vantaggi competitivi che l’utilizzo delle nuove tecnologie può portare, si è sviluppato il convegno inaugurale di Friuli Future Forum, con cui si è dato avvio anche all’edizione 2010 di Friuli Doc per la Camera di Commercio di Udine.

Dopo i saluti degli assessori, comunale e provinciale, Paolo Coppola e Franco Mattiussi, che hanno dato il loro appoggio al nuovo progetto della Cciaa, ha introdotto i lavori il presidente camerale Giovanni Da Pozzo. «Un percorso che la Cciaa ha voluto strutturare e che oggi battezziamo – ha detto il presidente –. Da un grande passato, l’idea geniale del Made in Friuli, un anno e mezzo fa, trovandoci anche al centro della crisi economica più destabilizzante, abbiamo voluto alzare lo sguardo e guardare al domani. Da quelle che sono le nostre radici, dunque, siamo passati al Making Friuli, un nuovo modello socioeconomico. Il progetto si sviluppa attraverso una componente “fisica”, la sede attrezzata con strutture tecnologicamente avanzatissime che s’inaugura stasera in via Savorgnana 14 e che sarà a disposizione delle imprese e delle istituzioni, e una componente digitale, per coinvolgere tutta la società, le istituzioni, le categorie economiche, i cittadini. Il fine è quello di promuovere il sistema friulano, la sua produttività, in tutto il mondo». Da Pozzo ha sottolineato come si tratti di una fase di lancio, in cui raccogliere idee, suggerimenti, anche critiche, desideri sul futuro, che attraverso il sito internet e l’attività di progetto saranno implementate per immaginare il Friuli del Futuro. Il sito www.friulifutureforum.com ha superato i mille accessi nei primi tre giorni di attività e sta già cominciando a raccogliere nuove proposte e desideri. «L’immediatezza dell’informazione diventa dunque fondamentale anche per la gestione dell’economia», ha sottolineato Da Pozzo, introducendo la prima linea guida del progetto: Cibo 2020. Un’occasione per parlare del cibo, ma non solo, di coivolgere tutto quello che sta attorno, dalla qualità della vita, al design, al settore manifattturiero delle cucine: un modo per collegare tutto il sistema.

La parola è passata poi agli advisor internazionali del progetto. Prima l’intervento del vulcanico Lorenzo De Rita, direttore di The soon institute, che ha curato la parte creativa di FFF. De Rita, da «pubblicitario che odia la pubblicità», come si è autodefinito, ha portato numerosi esempi di come i media influenzino il modo in cui mangiamo e lo influenzeranno nel futuro. L’onnivoro inappetente è infatti il profilo dell’uomo contemporaneo: potenzialmente ha l’opportunità di mangiare tutto, ma è senza più appetito, incapace di usare e leggere la natura, la sua varietà, i suoi sapori.«La nostra lingua, dunque, sta perdendo la diversità. Ci saranno nuovi gusti, ma la nostra cultura sta perdendo i suoi sapori. De Rita, all’improvviso, ha sospeso la sua presentazione per un’interruzione pubblicitaria: jointhepipe.org, il progetto di cui è fondatore e che ha come ambizione raccogliere fondi per progetti idonei a portare e distribuire l’acqua nelle zone del mondo che ne hanno carenza o scarsità. Fine della pubblicità e ripresa del discorso, De Rita è ritornato a parlare della cucina e del cibo, come identificazione della qualità della vita. Euro Beinat, l’altro advisor di FFF, ha invece parlato di come le tecnologie digitali cambiano il modo in cui viviamo, in cui comunichiamo, in cui ci cibiamo. Diventano cioè agenti di cambiamento dei nostri rapporti quotidiani. Introducendo uno degli obiettivi di FFF, Beinat ha sottolineato come ciò che ci interessa è capire in anticipo se una tecnologia sarà utile. Le nuove tecnologie, ha rilevato, sono più diffuse nei Paesi in via di sviluppo: si prospetta un futuro prossimo in cui non ci sarà tanto una manodopera, quanto una “mentedopera”. «Se oggi viviamo nel web 2.0, quello dei social network – ha spiegato Beinat –, presto entreremo nella fase 3.0, ovvero l’internet delle cose: è importante capirlo in anticipo e capire come diventerà un vantaggio competitivo». Beinat ha evidenziato come l’utilizzo dei social network già ora stia influenzando i comportamenti non solo delle persone, ma il successo stesso delle aziende e dei loro prodotti. Il modo in cui si utilizzano le tecnologie fa la differenza, che è data dall’immaginazione. «L’immaginazione – ha rilevato – non costa niente. La competizione sarà presto molto più feroce di quella che abbiamo vista finora».

Dopo questi interventi in chiave innovativa, il convegno ha aperto una parentesi più classica, ma anche qui in versione “domani”: una riflessione, moderata da Walter Filiputti, con i due chef Josko Sirk e Andrea Canton, che hanno presentato i loro approcci d’eccellenza alla cucina e hanno parlato della loro visione del cibo e dei gusti del futuro. Per Sirk «è la quotidianità che impone il cambiamento, le nuove generazioni hanno esigenze di esprimersi in modo diverso, così anche i clienti. I ristoranti – ha continuato – probabilmente dovranno diventare anche luogo d’incontro, quasi un teatro». Per Canton «innovare significa migliorare rispetto al passato, ma non stravolgere la tradizione». In conclusione, è intervenuto il professor Ulderico Bernardi, ordinario di sociologia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha invitato a riflettere su come «nell’identità alimentare ci siano le radici culturali di un Paese, di una tradizione. E come la tradizione sia il consenso attraverso il tempo, ciò che lega le tradizioni l’una con l’altra».







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