CINE20: recensioni ed uscite cinematografiche / home video dal 01/10/15

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Cine20 lo potete leggere tutti i giovedì ed è curata da Matteo “Weltall” Soi dalle pagine del blog weltallsworld.blogspot.com e dal blogger-seriale Kusa direttamente da lavitaenientaltro.wordpress.com. Una coppia inedita disposta a tutto pur di mettere la loro esperienza di cine-blogger e cinefili non professionisti per una rubrica alla portata di tutti, libera e accessibile, che spazia da brevi recensioni fino alle uscite home-video, senza dimenticare le doverose segnalazioni sui film in sala, il tutto corredato da un sistema di valutazione facile ed immediato.
Ed in occasione dell’appuntamento n° 200 (DUECENTO), è con grande piacere che introduciamo un nuovo collaboratore :A:, scrittore, sceneggiatore e nerd impenitente.
Detto questo, andiamo a cominciare.

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Al cinema e non solo.

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thefantasticfourFANTASTIC 4 di Josh Trank

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Sempre più spesso, al cinema, alcuni film sono destinati a subire un certo tipo di giudizio prima ancora della loro uscita. Questo avviene in particolare per i film di supereroi, spesso complice l’hype di alcuni fanboy talebani che esprimono giudizi negativi se anche solo dal trailer qualche elemento è stato sensibilmente cambiato rispetto all’originale.
Il caso dei Fantastic 4 di Josh Trank è più complesso. Gli elementi in gioco sono due: il fatto che sia un film basato su personaggi Marvel ma non prodotto dai Marvel studios, e un processo produttivo estremamente difficoltoso (sì, è un eufemismo). Che la Marvel paghi alcuni recensori di grido per parlare male di alcuni film è solo una voce, e non vogliamo sembrare complottisti credendoci (ma in realtà ci crediamo). Aggiungiamo il fatto che affidare a un regista autoriale come Trank un progetto di così alto profilo su un genere ormai così rigidamente codificato come quello supereroistico non poteva non creare qualche problema in fase di produzione. Aggiungiamo le dichiarazioni di Trank all’uscita del film che dichiarava che quello non era il “suo film” e la campagna denigratoria di Fox nei confronti del regista, accusato di comportamenti quantomeno bizzarri sul set.
Il risultato è che il film è stato un netto flop al botteghino.
Ma se escludiamo tutti i discorsi esterni e l’aneddotica legata alla pellicola e proviamo a concentrarci sulla medesima, potremmo avere qualche sorpresa.  Il film è chiaramente diviso in due parti: una prima parte realizzata da Trank, una seconda parte che pare sia opera prevalentemente di Simon Kinberg (già sceneggiatore di X-Men 3 e X-Men: Giorni di un futuro passato).
E la prima parte realizzata da Trank è sorprendente: a differenza della vacua superficialità dei film Marvel Studios, qui abbiamo veri personaggi, una regia sicura, scelte visive coerenti e assolutamente rispettose non solo del fumetto, ma di TUTTO l’immaginario di Jack Kirby (per i non lettori di fumetti: il creatore di quasi tutti i personaggi Marvel, oltre che di una certa estetica che si ritrova sia nei film Marvel, sia, ci permettiamo di dirlo, negli Star Wars di Lucas, per fare un esempio).
Ogni elemento visivo rimanda a un’opera, non solo ai Fantastici Quattro originali, del maestro Kirby: dal pianeta esplorato dai protagonisti (che richiama alla mente Apokolips, il mondo “malvagio” delle storie dei Nuovi Dei, personaggi DC), alle tute dei protagonisti stessi (sono le stesse della versione a fumetti di 2001 Odissea nello Spazio realizzata da Kirby), alla scena di esplorazione in cui i protagonisti sono quattro uomini e non tre uomini e una donna, perché… il regista sta citando i Challengers of the Unknown, fumetto DC di Kirby che ha costituito il prototipo della First Family (altro nome con cui sono conosciuti i Fantastici Quattro, la “prima famiglia” di supereroi).
Le citazioni da Kirby sono tante e tali che si ritrovano anche a livello di scelte registiche, con singole inquadrature che richiamano vignette del “King” e le sue tipiche scelte visive (come i personaggi di quinta).
Quindi quali sono i problemi di questo film? Se dovessimo riassumerli, potremmo dire che si tratta proprio della autorialità di Trank. A differenza dei prodotti Marvel Studios (si pensi alla Asgard “di plastica” dei film di Thor), il regista si è posto il problema di trasporre in modo realistico le visioni di Kirby, e i risultati sono molto vicini all’horror, in particolare la parte in cui i poteri si manifestano è agghiacciante: ed è chiaro che a quel punto la Fox ha pensato che questa versione fosse inaccettabile per il grande pubblico.
Lo diciamo chiaramente: secondo noi, se Trank avesse potuto fare il suo film sarebbe stato, appunto, un vero film, autoriale, e non un episodio di telefilm ad alto budget come i film Marvel Studios. Altrettanto chiaramente non l’avrebbe visto NESSUNO e sarebbe stato ugualmente un flop.
Ormai il metodo Marvel ha creato certe aspettative su cosa dovrebbe essere un film di supereroi, ed è oggettivamente impensabile che certe scelte sarebbero state popolari presso il pubblico di massa odierno.
A questo punto la Fox chiama Kimberg, che è un grande professionista e profondo conoscitore dell’universo Marvel. Kimberg opera una scelta assolutamente apprezzabile da un punto di vista professionale: scrive direttamente un terzo atto ultra classico: il secondo atto viene saltato in maniera esplicita con una didascalia che recita “un anno dopo” e si arriva allo scontro finale. La bravura sta nel fatto che è stato scritto in un modo che non nega in nessun modo la prima parte del film (anche se ovviamente tutti gli elementi psicologici portati avanti da Trank restano in secondo piano). Quindi un classicissimo showdown con il cattivo, ovviamente povero, perché chiaramente i soldi erano già stati spesi, perché chiaramente si sono dovuti affrontare problemi pazzeschi in post-produzione per inserire personaggi in scene dove originariamente non c’erano: tutto questo inevitabilmente infastidisce il pubblico. Inoltre lo stile registico di questo terzo atto/seconda parte è estremamente televisivo e a confronto della precisione chirurgica di quello di Trank risulta estremamente piatto.
Ergo, il mestiere di chi ha creato un terzo atto coerente in una situazione produttiva così delicata è assolutamente incredibile.
Ma chiaramente si vede che questo è un film alla “mostro di Frankenstein”, troncato a metà e rimontato con un’altra cosa. Il risultato finale, tra una prima parte “d’autore” e un finale ultra-standard (Marvelliano classico, in senso buono) può risultare insoddisfacente per molti, è naturale. Ma se volessimo parlare ad esempio di logica interna e di coerenza, anche così “pasticciato” questo film ne ha molta di più di film come Man of Steel e Age of Ultron.
Rimane da vedere se la Fox per l’home video ci farà vedere un cut almeno simile a quello che Trank aveva in mente.  Insomma, senz’altro non un film perfetto, ma senz’altro molto meglio di quanto avete letto in giro e molto meglio di tanti acclamati fim Marvel.

P.S. come si è capito, chi scrive sta decisamente dalla parte di Trank. La campagna denigratoria che lo ha visto oggetto, anzi vittima, è stata chiaramente una mossa preventiva di Fox per scaricare  completamente la colpa di un fallimento al botteghino garantito solo ed esclusivamente sul regista. La verità è che di registi dai comportamenti bizzarri e ben peggiori di quello che è stato dichiarato su Trank sul set di F4 è piena Hollywood.
Non cascateci e recuperate quel gioiellino di Chronicle, opera prima del regista. Anche quello parla di giovani che ricevono superpoteri e ne restano sconvolti. E per mettere a tacere le voci ostili, non è solo un gran film, è costato pochissimo, ha guadagnato tantissimo. Josh, siamo con te.

GRADIMENTO :A: 75%

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Sicario1SICARIO di Denis Villeneuve

Kate e’ un agente dell’FBI che tutti i giorni si confronta con i risultati di una guerra, quella per il controllo del traffico della droga, che ogni giorno semina vittime sul suolo statunitense ma parte da oltre confine,  in Messico. Sconvolta dopo il ritrovamento di decine di cadaveri di migranti spietatamente giustiziati, decide di accettare di unirsi ad una task-force governativa,   i cui scopi a dir poco ambigui e i cui metodi tutt’altro che ortodossi ridurranno rapidamente in pezzi la sua fiducia nel sistema e nella legalita’.

Quello descritto da Villeneuve e’ un mondo di frontiera, fisica e morale, in cui alla desolazione geografica del deserto tra USA e Messico, qui rappresentata come fosse la superficie di un altro pianeta,  fa eco quella morale dei protagonisti, combattenti di una guerra in cui l’unica regola e’ uccidere per non esser uccisi, e in cui la legalita’ e’ solo un pallido ricordo. Parafrasando il titolo di un film dei Coen, guarda caso interpretato anch’esso da Josh Brolin e fotografato d Roger Deakins, questo non e’ piu’ un paese per uomini, ma per lupi, come sottolinea nell’amaro finale il personaggio di Del Toro, fulcro immobile della pellicola.

Il nostro punto di vista e la nostra guida in questa progressiva discesa agli inferi e’ ovviamente Kate, interpretata da par suo dall’attrice inglese Emily Blunt (che dopo il bel Edge of Tomorrow torna in un convincente ruolo action), brava nel trasmettere tutto il disagio, l’inquietudine e i dubbi morali di una persona  “normale” (ma non certo debole o sprovveduta) che si trova catapultata d’improvviso in una situazione straordinaria, un mondo sotterraneo in cui tutti i suoi precedenti punti di riferimento,  morali, umani e legali, vanno semplicemente a farsi benedire.

Villeneuve fa un ottimo lavoro nel pervadere la pellicola di una tensione che non lascia lo spettatore neppure nei momenti di apparente calma, e dirige le scene d’azione prendendo ad esempio maestri del genere, come il Mann di Heat o la Bigelow di Zero Dark Thirty, coadiuvato da un terzetto di attori composto dalla gia’ citata Blunt, da un Josh Brolin ironico e cinico, e un Benicio del Toro maiuscolo nel ruolo che da’ il titolo al film: una figura complessa, dolente e spietata, su cui sia la protagonista Kate che il regista sospendono ogni giudizio morale,  rimandandolo allo spettatore.

Fondamentale e’ infine il contributo del direttore della fotografia Roger Deakins, gia’ con Villeneuve in Prisoners, e collaboratore fisso delle ultime pellicole dei fratelli Coen, nonche’ di Sam Mendes in Skyfall:  il tono e l’atmosfera della pellicola senza di lui non sarebbero gli stessi, come dimostra ampiamente la magnifica sequenza  notturna nel deserto.

GRADIMENTO KUSA 80%

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Brevemente in sala.

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ioeleiIO E LEI di Maria Sole Tognazzi

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Il nuovo film di Maria Sole Tognazzi racconta la vita di due donne, la loro relazione sentimentale e le difficoltà di essere una coppia di fatto. Difficoltà che non nascono dall’ottusità di una società bigotta e con i paraocchi, ma da problemi personali che la regista decide di raccontare con il registro da commedia, scelta facile per un cinema italiano che ruota principalmente sul genere ma anche curiosa. Non che sia la mia curiosità, intendiamoci.
ATTESA WELTALL 0%

Invece caro collega per una volta la mia curiosità  potrebbe esser stuzzicata, non foss’altro per due interpreti capaci come Margherita Buy e Sabrina Ferilli, e per il particolare argomento trattato,  ovviamente nella speranza che si evitino triti stereotipi. Senz’altro meglio dell’ennesimo Muccino ammerigano qua sotto.
ATTESA KUSA 50%

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fathersanddaughtersPADRI E FIGLIE di Gabriele Muccino

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Quarta regia statunitense per Gabriele Muccino dopo La Ricerca della Felicità, Sette Anime e Quel che so sull’Amore. E proprio visto il flop di quest’ultimo, massacrato anche dalla critica, che con grande sorpresa ci prepariamo all’uscita di Padri e Figlie con Russell Crowe a Amanda Seyfried. Lui è un padre con problemi mentali che lotta per crescere la sua bambina. Lei interpreta la figlia ormai cresciuta che cerca di farsi una vita nonostante le difficoltà patite in infanzia.
ATTESA WELTALL 0%

Ma manco morto proprio.
ATTESA KUSA 0%

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themartianSOPRAVVISSUTO – THE MARTIAN di Ridley Scott

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E insomma di Ridley Scott ne abbiamo parlato diverse volte nei vari appuntamenti di CINE20 e non proprio in maniera entusiastica. Ci aveva illuso con The Counselor per poi tornare al peplum con Exodus. E non parliamo di Prometheus per favore, lasciamo quel capitolo chiuso li’ dove è (almeno fino all’annunciato sequel). Ora è tempo di fantascienza, con un Matt Damon creduto morto durante una spedizione della Nasa su Marte e costretto a sopravvivere armato solo delle sue conoscenze in attesa che qualcuno lo vada a riprendere.
ATTESA WELTALL 30%

Metti insieme uno degli attori che meno riesco a sopportare sul grande schermo, un regista che un tempo amavo alla follia ma che ora non più, e il genere sci-fi, in cui entrambi si sono cimentati di recente partorendo due delle più grosse delusioni degli ultimi anni, e sto parlando del pessimo Elysium e del famigerato Prometheus. Con tutto il bene che voglio al genere, mi sa che proprio no.
ATTESA KUSA 0%

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straightouttacomptonSTRAIGHT OUTTA COMPTON di F. Gary Fray

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Fermiamoci un momento a riflettere sul fatto che questo film arriva nelle sale italiane senza che il titolo originale venga adattato. Fatto? Ok, andiamo avanti. La pellicola di F. Gary Gray racconta l’ascesa e la caduta dei N.W.A. , cinque ragazzi che riuscirono a tradurre in musica tutto il disagio di una California violenta a metà degli anni ’80. Visti e temi del film, è chiaro che ci si rivolge ad un pubblico preciso ed ecco il perchè del titolo. I produttori avranno pensato che in pochi avranno il coraggio di pronunciarlo alle casse.
ATTESA WELTALL 40%

Film fenomeno negli USA, non sento di appartenere a quel pubblico preciso a cui la pellicola si rivolge, anche per (abbondamente) superati limiti di età, ma non escludo il piacere di una comoda visione televisiva.
ATTESA KUSA 40%

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nausicaaNAUSICAA DELLA VALLE DEL VENTO di Hayao Miyazaki

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Dei tanti capolavori del maestro Miyazaki, Nausicaa e’ uno dei miei preferiti in assoluto, e uno di quelli a cui sono piu’ affezionato. Quindi la TANTO ATTESA uscita al cinema costituisce un vero e proprio evento, da gustarsi in sala in religioso silenzio e in devota adorazione….
Ovviamente film della settimana senza se e senza ma.
ATTESA KUSA 100%

Era forse il titolo più atteso di tutta la produzione Ghibli e che, giustamente, la Lucky Red si è tenuto come ciliegina sulla torta nel suo doveroso progetto di portare ufficialmente in Italia tutti i lavori di Miyazaki e dello studio da lui creato. Solo tre giorni in sala, iniziate a prenotare.
ATTESA WELTALL 100%
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