CoopCa: ancora 20 giorni per approvazione o rigetto piano

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Non più di 200 persone sui circa tremila creditori chirografari si sono presentati questa mattina all’adunanza indetta al Palaindoor di Udine per esprimere il proprio voto, favorevole o contrario, al piano di concordato presentato da CoopCa per evitare il fallimento, e su cui il commissario giudiziale Fabiola Beltramini aveva espresso un giudizio di fattibilità giuridica ed economica. Per il responso che metta un punto certo nella crisi della Cooperativa Carnica di Consumo, bisognerà attendere 20 giorni entro i quali i creditori non presenti potranno far pervenire via posta, e-mail o telegramma la propria contrarietà al piano. In caso contrario si considererà il silenzio come un assenso. L’adunanza, cominciata alle 12.00 con le parole del giudice Lorenzo Massarelli e del commissario Fabiola Beltramini, si è conclusa intorno alle 13.30. È cominciato quindi lo spoglio delle 130 schede dei votanti che hanno espresso oggi il proprio voto.

“Questo piano è costato molto. Si potevano risparmiare i soldi. Ai soci prestatori non verrà nulla. Il realizzo al momento è solo sulla carta. L’unica speranza è che l’intervento di queste Coop così tanto reclamizzate dalla Presidente Serracchiani, si avverino realmente, altrimenti per noi non c’è nulla”. La sfiducia dei prestatori sociali di CoopCa, all’uscita dall’adunanza dei creditori di Udine, è tanta. Mista a rabbia e delusione. A dar voce al loro pensiero è il presidente del direttivo del comitato soci, Tommaso Angelillo: “L’unico piano riuscito di CoopCa è stata la lettera di luglio 2014”, aggiunge, riferendosi alla missiva indirizzata ai soci depositanti in cui si annunciava la concessione di un incentivo dell’1% sull’incremento delle giacenze se avessero versato ancora soldi sui libretti di prestito sociale con saldo superiore o uguale a 5.000 euro. Secondo il piano di concordato, stando ai calcoli effettuati dal commissario giudiziale e ribaditi anche questa mattina nel corso dell’adunanza “se tutto andasse per il meglio per i soci prestatori si arriverebbe a un ritorno di nove milioni di euro al 30 settembre 2018, su un prestito di circa 27 milioni e mezzo di euro. Somma – calcola l’avvocato Emma Agricola, uno dei soci prestatori – su cui potrebbero poi gravare eventuali ulteriori perdite e costi”.