Sono già 150 i casi, che si sono susseguiti nel corso dell’ultimo anno con ricovero al Policlinico Gemelli di Roma.
La vita reale viene sostituita da quella virtuale, gli amici sono a chilometri di distanza, si incontrano solo in chat e sono persone che nemmeno si conoscono, i sentimenti si riescono solo a esprimere sulla bacheca è palese: dipendenza da social network.
L’indagine è stata condotta e pubblicata dal quotidiano Il Messaggero, ci racconta la storia di Enrico, un timido ragazzo che in maniera ossessiva vive e scandisce le sue giornate a ritmo di Facebook, esprimendo le sue emozioni aggiornando il suo status.
Il caso di Enrico non è un caso isolato e i suoi genitori ci hanno messo del tempo prima di capire la gravità della cosa. Dalle ultime statistiche i ragazzi italiani sono tra i consumatori più assidui di Facebook al mondo, passano in media 6 ore e 27 minuti al mese, contro le 4 ore e 40 dei francesi o le 6 ore dei ragazzi americani.
Non è confortante questa notizia, e una delle difficoltà maggiori è proprio diagnosticarla, come spiega la psicoterapeuta dell’adolescenza Elisa Caponetti: “Se non viene affrontata in modo corretto, questa dipendenza può portare conseguenze anche serie, sia nella sfera intima e personale, che nel processo di crescita”.
Il Policlinico Gemelli ha allestito un reparto specializzato dedicato alle dipendenze da social netowork, sia per aiutare i genitori con figli “malati di Facebook” che i ragazzi: “Sono i genitori a venire da noi quando si rendono conto che i figli esprimono un disagio – sottolinea il dott. Federico Tonioni, a capo della struttura -. Il ruolo degli adulti è molto importante, una nostra sezione è dedicata a loro”.