Far East Film Festival 19: il pubblico premia Giappone e Corea del Sud

FOTO PREMIAZIONE FEFF19

Gli spettatori del Far East Film Festival, che dall’aprile 1999 sono l’unico giudice dei titoli in competizione (71, quest’anno, sugli 83 dell’enorme programma), hanno incoronato il dolcissimo e surreale Close-Knit di Ogigami Naoko, la regista del piccolo (amatissimo) cult Rent-a-neko. Il Giappone è dunque, a furor di popolo, il Gelso d’Oro 2017. Sul secondo e terzo gradino del podio si è invece classificata la Corea del Sud, con il dramma sportivo Split di Choi Kook-hee e il toccante melodramma Canola di Chang. Se Close-Knit si è aggiudicato anche il “voto di qualità” degli accreditati Black Dragon, i web-giurati di MYmovies hanno invece scelto Mad World di Wong Chung, complice la memorabile interpretazione del mito hongkonghese Eric Tsang (Gelso d’Oro alla Carriera 2017, ricordiamo, assieme a Feng Xiaogagang).

Dopo nove giorni di proiezioni, talk, meeting e panel, senza ovviamente dimenticare le coloratissime incursioni nel centro cittadino, è dunque tempo di bilancio per il diciannovesimo capitolo. Un’edizione che, pur essendo la più grande di sempre, non ha certo rinunciato al suo inconfondibile pop style, sia nell’ormai celebre atmosfera informale, sia negli allestimenti delle varie asian zone di Udine (il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, il Visionario e il cuore della città, punteggiato ancora una volta dai 100 appuntamenti di Far East Events).

Nove giorni che il pubblico ha incessantemente condiviso con attori, attrici, divi, dive, registi, “addetti ai lavori” di tutti i tipi, ma anche con i 10 giovani talenti del FEFF Campus, la scuola di giornalismo guidata da Mathew Scott, con i produttori del workshop internazionale Ties That Bind (nona sessione italiana) e con i key-player che hanno raggiunto il FEFF da tutto il mondo per la seconda edizione di Focus Asia.

Se il meteo, come da consolidatissima tradizione, ha scelto ancora una volta di non essere generoso, il #FEFF19 ha sostanzialmente confermato le ottime soglie del 2016. Lasciando parlare i numeri: 60 mila presenze, 140 ospiti asiatici, 1200 accreditati (giornalisti, critici, studenti di cinema, esperti, “addetti ai lavori”, gente che ama il cinema, non solo quello d’Oriente), 120 mila euro d’incasso (tra sbigliettamenti e accrediti). Le provenienze hanno coperto, in totale, più di 40 nazioni (contando anche i professionisti di Focus Asia, il nuovo mercato di genere del Far East Film Festival), tra cui, Austria, Spagna, Germania, Inghilterra, Giappone, Stati Uniti, Ungheria, Slovacchia, Svizzera, Croazia, Paesi Bassi, Austria, Svezia, Corea del Sud, Belgio, Norvegia, Romania. Slovenia (in particolare, studenti e docenti dell’università di Lubiana) e Brasile.

“Festa del cinema”, prima ancora che “Festival” nell’accezione tecnica più convenzionale, il FEFF si è trasformato nel corso del tempo in una vera e propria “Isola del cinema”: un posto dove i film vengono mostrati, commentati, respirati, ideati (due progetti discussi a Focus Asia hanno già trovato un partner finanziario). Film popolari, film fortemente riconoscibili e catalogabili (per genere e provenienza), film che permettono, ormai, agli organizzatori di strutturare il programma come una piattaforma on demand e agli spettatori di operare scelte ben precise.

Cresciuto e maturato assieme al FEFF, edizione dopo edizione, il pubblico (anzi: la meravigliosa tribù dei Fareastiani) sa benissimo cosa chiedere allo showbiz asiatico e sa benissimo cosa chiedere al Festival. «Il FEFF è così emozionante – commentano Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, Presidente e Festival coordinator – perché non c’è soluzione di continuità fra gli organizzatori, gli ospiti e il pubblico. Sia locale, sia internazionale. Tutti impegnati a far sentire a proprio agio chi gli è vicino. Un grande momento di civiltà». Non resta che darsi appuntamento a Udine, per l’edizione del ventennale, dal 20 al 28 aprile 2017!