Francesco Guidolin: Voglio vedere applicazione, concentrazione, attenzione e cura nei dettagli”


E’ la vigilia del debutto il campionato e l’Udinese ha svolto il lavoro di rifinitura sul manto erboso dello Stadio Friuli. Le prime domande in sala stampa per Francesco Guidolin riguardano però ancora la vicenda Di Natale: “Le voci sul nostro capitano non mi hanno preoccupato, però hanno complicato ulteriormente una settimana che già non è stata delle più semplici, complice l’infortunio di Ferronetti. Abbiamo dovuto cambiare la metodologia di lavoro, ma non cerchiamo scuse, questi sono inconvenienti del nostro mestiere. Dal 12 luglio ci applichiamo per essere preparati e ora viviamo il momento di incertezza della vigilia, come capita a tutti. Non spaventiamoci e affrontiamo la partita di domani con umiltà e coraggio”.

Il rapporto con Di Natale è rimasto lo stesso, niente è cambiato: “Ci conosciamo da un mese e cominciamo a capirci. Ci siamo confrontati senza alcun diverbio o frizione per trovare le migliori soluzioni per il bene del gruppo”.

L’Udinese sembra pronta ad utilizzare la difesa a tre per il debutto: “Abbiamo lavorato su questo sistema di gioco in ritiro, poi l’abbiamo lasciato un po’ da parte, ma a quanto pare dobbiamo fare di necessità virtù. Cuadrado è una attaccante e per giunta molto forte, non di certo un terzino. Non voglio snaturare le caratteristiche dei miei uomini. Benatia potrebbe fare il quarto difensore, ma si deve ancora abituare al calcio italiano. Su Domizzi deciderò domani se impiegarlo o meno. Il difensore romano accusa ancora qualche problemino che si trascina dalla passata stagione. La rosa è equilibrata, ma purtroppo siamo in una situazione d’emergenza. A destra ci mancano tre uomini contemporaneamente: Ferronetti, Basta e Isla”.

Un modulo già sperimentato in passato e che ha dato ottimi risultati: “A me piace schierare i tre uomini dietro perché ritengo che la squadra si senta più equilibrata e protetta. Ho giocato quasi sempre così a Parma. I rossoblu però sono da prendere con le molle perché hanno un modo di giocare un po’ particolare”.

Non sola tattica però, servirà vedere un’Udinese forte anche mentalmente: “C’è molto lavoro da fare soprattutto sulle teste dei giocatori. Qualcuno deve ancora trovare la propria dimensione. Bisogna dimostrare amore per questa maglia e avere l’umiltà dei forti, di chi non fa proclami e lascia parlare i risultati. Questa era la regola quando arrivai qui 12 anni fa. Mi ritrovai a guidare un gruppo che aveva chiuso la stagione precedente con 64 punti e al terzo posto in classifica eppure tutti si misero a completa disposizione di un allenatore che era appena arrivato. Partire con proclami non ha mai portato benefici. Questo gruppo deve avere in testa due concetti: l’amore per la maglia e l’umiltà. I nostri colori sono il bianco e nero e i giocatori devono capire che rappresentano tantissimo per questa regione”.

Il Genoa di Gasperini è stata la squadra rivelazione degli ultimi anni: “Il Genoa è una macchina cresciuta nel tempo molto bene. Ha fatto un lavoro di programmazione che è partito dalla Serie “C” e che continua ora in Serie “A”. Va dato merito alla dirigenza, all’allenatore e ai giocatori”.

Il tecnico di Castelfranco Veneto ricorda la sua esperienza in rossoblu: “Ero partito per fare la “A” e di colpo mi ritrovai in Serie “C”. In quei 40 giorni di lavoro preparai la squadra con la massima professionalità e passione, poi arrivò la notizia che ci gettò tutti in un incubo, ma nessuno mi venne a chiedere se sarei rimasto meno. Per me furono giornate di sofferenza e ho provato un gran dispiacere per i fischi ricevuti al Luigi Ferrarsi l’anno scorso. Vissi quei 40 giorni da vero genoano”.

Ora un’avventura che ricomincia dove si era fermata dodici anni fa: “Essere qui mi riempie di felicità e di responsabilità. Di felicità perché sento l’affetto della gente, di responsabilità perché sbagliare qui mi farebbe un gran male e per questo sono particolarmente teso”.

Ecco come dev’essere l’Udinese che scenderà in campo domani: “Voglio vedere applicazione, concentrazione, attenzione e cura nei dettagli. Sono questi i particolari che fanno crescere una squadra”.

fonte udinese.it

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