Fukushima? “Una città solo di bestie”. Il racconto del fotografo friulano Pierpaolo Mittica

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Fukushima, a 5 mesi di distanza dal disastro nucleare, “è una città fantasma dove tutto funziona ma mancano le persone. Ogni cosa è riposta come se i suoi residenti si fossero allontanati cinque minuti prima. E l’unica forma di vita sono i tanti cani e gatti che girano abbandonati”.

Il fotografo friulano Pierpaolo Mittica:  “Da poco dopo l’incidente  ho cercato immediatamente dei contatti per recarmi sul posto. Dopo Chernobyl, volevo assolutamente documentare con il mio obiettivo quanto successo nel Paese nipponico”.

Come sei riuscito a entrare nella “zona off limits”?
“Non è stato per nulla facile. Per mesi ho cercato contatti con reporter inviati in Giappone, solo dopo svariati tentativi sono riuscito a ottenere l’accesso. Il Governo nipponico è inflessibile: nessun giornalista o fotografo può entrare in quell’area. Non ho mai perso le speranze di riuscire in questa difficile impresa. Tanti colleghi mi hanno dato dell’incosciente o del pazzo, io volevo documentare l’area più colpita dall’incidente a tutti i costi”.
Cosa hai visto nei pressi della centrale?
“Tutto si è fermato. Le case, gli edifici. È una città fantasma in un film di fantascienza. Tutto funziona, anche i semafori, ma mancano le persone. Sono entrato in una casa, ti aspetti di vedere qualcuno da un momento all’altro. Ogni cosa è riposta come se i suoi residenti si fossero allontanati cinque minuti prima. Non vedi segni di locali abbandonati”.

Ci sono solo animali vagabondi?
“Sì, tanti gatti e cani. Ho visto moltissimi animali da fattoria, bestiame morto di sete e di fame. Mi hanno colpito dei bovini vivi girovagare per la città. Ho conosciuto due animaliste veramente in gamba. Due volte a settimana catturano questi animali e li portano in salvo. E’ un’operazione lunga e complessa: gli animali non sono più abituati a stare a contatto con l’uomo”.

E persone?
“Alcuni anziani non vogliono andarsene. I livelli radioattivi vicino alla centrale sono 300 volte superiori ai limiti di sopportazione”.

Ne hai conosciuti alcuni?
“Sì, due allevatori, due pazzi. Continuano ad allevare il loro bestiame, delle mucche, senza alcuna protezione. Li ho visti in maglietta e pantaloni come se nulla fosse. Loro lavorano in un’area dove il limite è stato superato 180 volte. Mi hanno detto che per nulla al mondo lasceranno il loro lavoro, vogliono che il bestiame venga poi studiato dagli scienziati futuri. Sono rimasto senza parole. Io non bevevo nemmeno per non togliermi la mascherina e vedere questi incoscienti mi ha lasciato di stucco”.

Che tempi di permanenza dovevi rispettare?
“Puoi stare al massimo 4 ore. Sono stato 6-8 ore al giorno per 4 giorni”.

Tu sei un medico, sai quanto hai rischiato?
“Sì, lo so bene”.

Hai visto la centrale?
“Certo, solo che il cancello è posizionato a 3 km dall’entrata. Un folto bosco la copre. E’ giunta la polizia immediatamente, non potevamo fermarci”.

I giapponesi come hanno reagito a questo drammatico incidente?
“Sono increduli, sono furiosi. Loro hanno un grandissimo senso delle istituzioni e dello Stato. Si sentono traditi. Pensa che convivono con il nucleare anche i bambini. Esiste un cartone animato che si chiama “Plutonino”, ovvero è una particella di plutonio che compie diverse avventure. Lui stesso emette delle “puzzette” radioattive che sono comunque innocue all’uomo. Sempre secondo il film animato”.

Dove ha sbagliato il Giappone?
“Ha compiuto tanti errori. L’evacuazione è stata lenta, l’attesa di un giorno era evitabile. La Tepco ha cercato di minimizzare il disastro, sapevano fin da subito della gravità. Era risaputo ai tecnici che avrebbe raggiunto il 7° livello. Oltre a ciò le autorità hanno modificato immediatamente le scale di radioattività sulla popolazione, si è passati da 1 millisievert ai 20 millisivierts. Per i tecnici della centrale si è passati dai 20 millisivierts ai 250 millisivierts. Ciò è inaccettabile. La centrale è stata costruita in una zona dove nel 1897 era già accaduto uno tsunami, le onde sono state di 10 metri, non è stata costruita nessuna muratura di riparo. Si sa che una centrale necessita di acqua e che il Giappone non è dotato di molti corsi fluviali. Si è preferito costruire nella zona est, più soggetta a tsunami che nella costa ovest per paura di possibili attacchi militari da parte della Cina e Corea Del Nord”.

La popolazione è stata adeguatamente evacuata?
“Per nulla. Si sarebbe dovuto evacuare la zona fino a 80 km dalla centrale. Sono stati allontanati solo gli abitanti fino a 20 km dai reattori. Solo per questi 80.000 abitanti le casse dello Stato dovranno sborsare 100 miliardi di dollari per i rimborsi. Se si pensa che tutti gli abitanti fino a 80 km dovrebbero essere allontanati, la cifra di rimborsi diventerebbe insostenibile per il Paese nipponico. Si parla di 2-3 milioni di giapponesi. C’è stata un’altra grande negligenza sugli alimenti. Il cibo non può essere esportato, ma non vi è fatto divieto di poterne usufruire. Se si fanno i controlli i giapponesi vengono a conoscenza che tutto è contaminato. Meglio non farli. Ho conosciuto un’associazione denominata “Madri di Fukushima”: dei loro 30 figli, tutti loro sono contaminati da Cesio 137. Loro abitano a 60 km dalla centrale dove il livello di radiazione è 10 volte sopra il limite”.

Hai trovato delle analogie con l’incidente di Chernobyl?
“Certamente. Si sapeva che l’Urss ha sempre dato prova di una rigorosa censura nei confronti dei mezzi di informazione. Lo stesso è avvenuto per il Giappone nel 2011, non me lo sarei aspettato”.

Perché?
“Le aziende nucleari hanno troppi interessi, hanno azioni negli organi di stampa. Hanno membri del governo. Troppe pressioni”.

E per quanto riguarda le conseguenze dei 3 reattori in fusione?
“A Fukushima si sta solo gettando acqua per raffreddarli. Gli effetti saranno più devastanti che a Chernobyl dove è stato costruito un sarcofago. Ora non è possibile realizzarlo in Giappone poiché la centrale è sulla costa. Le radiazioni si riversano in mare e dunque viene colpita un’intera catena alimentare dove c’è anche l’uomo”.

L’altro giorno durante la cerimonia per il 66° anniversario di Hiroshima, il premier Naoto Kan si è detto disponibile alla chiusura delle centrali puntando alle energie rinnovabili. Cosa ne pensi?
“Me lo auguro. Se il Giappone e gli Usa, potenze tecnologicamente più avanzate, decidessero per sempre di rinunciare al nucleare il mondo intero li seguirebbe. Potremmo dire finalmente addio al nucleare. Il Giappone farebbe grandi investimenti sulle energie rinnovabili. Ora è presto, gli interessi economici delle imprese nucleari sono alle stelle. Lo stesso governo di cui Naoto Kan è il premier è in piena crisi.

Tornerai in Giappone?
“Certo. A fine settembre. Un editore nipponico vuole stampare il mio libro fotografico su Chernobyl, a breve preparerò questo su Fukushima”.

Intervista tratta da Affaritaliani

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