Giornata mondiale senza fumo. Sabato 31 maggio

giornata senza fumo

Il 31 Maggio di ogni anno, indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale senza tabacco.

Il fumo di sigaretta è considerato la principale causa di malattia e di morte prevenibile nei paesi industrializzati.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa l’86% dei decessi e il 77% della perdita di anni di vita in buona salute sono provocati da patologie croniche – malattie cardiovascolari, tumori, diabete mellito, malattie respiratorie croniche, problemi di salute mentale e disturbi muscolo scheletrici – che hanno in comune fattori di rischio modificabili legati, in gran parte, a stili di vita non salutari: fumo, alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica. Si stima che ogni anno nel nostro Paese muoiano dalle 70.000 alle 80.000 persone per malattie fumo-correlate.
Pertanto scegliere la prevenzione delle malattie croniche, oltre che curarle dopo che si sono manifestate, ha un impatto molto positivo sulla salute e sul benessere di una popolazione, con vantaggio per l’individuo e per l’intera comunità.
Il divieto di fumo negli ospedali, negli ambulatori e in tutti i luoghi di lavoro nell’ambito delle aziende sanitarie è strategicamente importante per un’azienda il cui scopo è curare e garantire la salute del cittadino, occuparsi dei fumatori che intendono smettere, proteggere i propri dipendenti e i pazienti dall’esposizione al fumo passivo e promuovere scelte e comportamenti che non danneggino la salute. Infine, le organizzazioni sanitarie hanno il dovere di essere un esempio positivo per tutte le altre realtà lavorative.
“E’ stato dimostrato che in Italia – afferma il Prof. Massimo Baraldo Direttore dell’Istituto di Farmacologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Santa Maria della Misericordia “ di Udine – gli studenti di Medicina e Chirurgia hanno limitate conoscenze sul tabagismo (48.9±11.5%) che sono appena superiori a quelle che può avere uno studente non medico (40.5±11.4). Bisognerà lavorare in ambito accademico per formare una nuova generazione di operatori sanitari che sappiano affrontare il tabagismo secondo le sue varie sfaccettature”.

Si consideri infine che nel nostro Paese, tra gli stessi operatori del Servizio Sanitario, la prevalenza di fumatori è addirittura superiore alla media nazionale e che la probabilità che un medico inviti un proprio paziente a smettere di fumare è quasi doppia tra i medici non fumatori rispetto ai medici che fumano. E’ necessario quindi investire innanzitutto nella disassuefazione degli operatori sanitari, data l’alta influenza che il loro comportamento riveste su quello degli assistiti.
“E’ per questo motivo che l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine – conclude il Direttore Generale Mauro Delendi – di recente accreditata come primo Academic Medical Center Hospital italiano, ha attivato una politica aziendale che prevede la realizzazione di un “Ospedale senza Fumo”, impostando innanzitutto una formazione degli studenti e dei dipendenti, in modo che sappiano approcciarsi nella maniera più corretta con i degenti e parenti fumatori, per sostenere una campagna rivolta a tutti gli ospiti al fine di dissuaderli dal fumo di sigaretta almeno nel comprensorio ospedaliero, inizialmente utilizzando una segnaletica adeguata e, successivamente, predisponendo un sistema efficace di vigilanza”.