Gradisca d’Isonzo: Kusterle. I segni della metembiosi

26 La fiducia

Si intitola Kusterle. I segni della metembiosi / The Marks of Metembiosis la mostra personale del fotografo Roberto Kusterle che sarà allestita alla Galleria Regionale d’Arte Contemporanea “Luigi Spazzapan”, Gradisca d’Isonzo (GO), dal 5 aprile al 1 giugno 2014 e nel Museo Civico del Territorio di Palazzo Locatelli, Cormòns, dal 12 aprile al 1 giugno 2014.
La personale fa il punto sull’attività dell’artista goriziano, considerato uno dei maggiori esponenti della fotografia contemporanea nazionale. Artefici del progetto di rete fra pubblico e privato a livello interprovinciale sono: l’Associazione Culturale “Venti d’arte” di Udine, il Comune di Cormòns (GO), la Galleria Regionale d’Arte Contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo (GO), in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, l’Ufficio gestione faunistico-venatoria e risorse naturali della Provincia di Gorizia, il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine e il Conservatorio Statale di Musica “Jacopo Tomadini” di Udine.
Fanno parte, in qualità di patrocinatori della manifestazione la Regione Friuli Venezia Giulia, le Provincie di Gorizia e Udine, i Comuni di Gorizia, Udine e Gradisca d’Isonzo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, l’Università degli Studi di Udine.
Per la prima volta sarà esposto nella mostra, curata da Stefano Chiarandini, Alice Collavin e Laura Marchesan, il ciclo completo delle opere realizzate dall’artista nel 2012-2013. Focus della ricerca creativa una metamorfosi, migrazione e trasmigrazione dall’uomo all’animale.
Anteprima/appendice della più completa esposizione cormonese, l’iniziativa alla Spazzapan ha una sua specifica fisionomia e s’inserisce nella serie di rassegne “Il progetto e l’opera”, volte all’approfondimento della lettura dell’opera d’arte attraverso il racconto dell’artista stesso.
Le opere esposte alla Spazzapan appartengono al ciclo I segni della metembiosi (2012-2013) che si riallaccia e sviluppa le ipotesi, i pensieri e i ragionamenti dei precedenti lavori. Il rapporto tra la figura umana e il regno animale e vegetale viene indagato alla ricerca di una identità di fondo, metaforicamente individuata nelle radici.
Inserendo le radici sotto l’epidermide dell’uomo, come metafora della sua anatomia, si scopre la sua primigenia identità: la radice unisce l’uomo all’animale impagliato e questo prende vita, tanto da sembrare più vivo della figura stessa. Simbolicamente questo rappresenta il riconoscimento del principio naturale che unisce nel profondo gli esseri viventi, che siano piante, uomini o animali.
Le immagini cercano di afferrare un brandello di questo principio, ma resta sempre un margine di “non definizione” perché le figure si muovono in una dimensione ipnagogica, dove l’emozione del riconoscimento può essere razionalmente colta solo in alcune sfumature.