Il Ruggito della Tigre Coreana apre il Far East Film Festival di Udine

the tiger

Una pioggerella sottile bagna la città di Udine, dove la diciottesima edizione del Far East Film Festival è finalmente cominciata. I grandi del cinema asiatico sono quasi tutti arrivati e nel frattempo possiamo vedere un mitico Johnnie To passeggiare per Piazza XX Settembre, cono gelato in una mano ed il sigaro nell’altra.

Ed è The Tiger ad aprire le danze, il colossal Coreano scritto e diretto dal celebre regista di New World (2013) e Ho Visto il Diavolo (2010), Park Hoon-Jung.

“Ricordo di quando mia nonna materna mi raccontava la storia di Dae-ho rimboccandomi le coperte prima di dormire” dice Park sorseggiando una tazza di tè nella sala stampa del Teatro Nuovo di Udine.

Ritrovando le sue radici nella tradizione folkloristica sudcoreana, The Tiger  racconta la relazione di odio e amore tra un cacciatore (il grande Old Boy Choi Min-Sik) e l’ultima tigre della dinastia Joseon, Dae-ho.

Mascot ufficiale delle Olimpiadi del 1988 di Seoul, la tigre è riconosciuta come il guardiano che combatte il male e che si infuria quando il governanante del paese compie azioni disoneste ed inumane.

“Ho voluto fare questo film per omaggiare la mia popolazione, è un tema molto trattato nella nostra cinematografia Coreana, ed io sono voluto andare oltre”.

La tigre di Park vuole ricordare i suoi spettatori di questo simbolo mitologico e dei valori che esso porta con se, dice il regista; infatti, la figura dell’invasore Giapponese è qui abilmente mostrata non come la solita propaganda anti-nipponica, ma piuttosto come despota che viene combattuto dall’eroe tigre.

Park Hoon-Jung Johnnie-To-1

Il film è stato girato sul monte Jirisan per via della sua rilevanza storico-geografica, rivela Park, e per quanto possa sembrare difficle dirigere un colossal del genere in una foresta sul fianco di una montagna, l’impresa più grande è stata la creazione in computer grafica della tigre.

“Mi sono rivolto a svariate compagnie di CGI, il nostro era un progetto molto impegnativo poiché la tigre coreana è ormai estinta. Ci è voluto circa un anno e mezzo, e dopo aver studiato i movimenti di innumerevoli tigri, credo che i ragazzi della 4th Creative Party abbiano fatto un ottimo lavoro, sono molto soddisfatto”.

Lee Jeon-hyoung, presidente della 4th Creative Party, racconta in un’intervista con Korean Film Biz Zone quanto difficile e lungo è stato il processo di programmazione virtuale di Dae-ho e degli altri animali fatti in CGI.

“La pelliccia di Dae-ho ha richiesto innumerevoli tecniche digitali, perché il pelo di una tigre è estremamente sensibile al movimento e al vento [e] il film è ambientato su di una montagna, dove i movimenti da riprodurre erano molteplici”, ha detto Lee, “Più la guardo e più errori trovo, ammetto che ero piuttosto nervoso all’inizio. Ma la risposta generale del pubblico alla prima era buono, e ora sono molto sollevato” aggiunge.

E sono gli 11 milioni di dollari di incassi dei primmi mesi solo in Corea del Sud a confermare la sua opinione.

Park nel frattempo ci confida che si è già messo a lavorare sul suo prossimo film, “un triller noir che sarà sicuramente vietato ai minori di 14 anni” dice ammicando.

Nonostante il grande lavoro fatto dalla produzione Sud Coreana, il pubblico internazionale si chiede se la tigre Dae-ho sarà in grado di competere con i giganti Holliwoodiani come Richard Parker (Vita di Pi, 2012) e la temibile Sher Khan  (Il libro della Giungla, 2016). Tre tigri contro tre tigri. La lotta al box office comincia, e sarà tutta da vedere.

 

Leonardo Camarca a cura di Leonardo Camarca