in FVG 58.000 malati di tumore. Crescono i “lungosopravviventi”

12 Gennaio 2012 – Sono 58 mila le persone che in Friuli Venezia Giulia vivono con una diagnosi di tumore, una cifra in linea con i migliori risultati delle regioni italiane, e fra questi il 61% è rappresentato dai ‘lungosopravviventi’, malati da più di 5 anni. Il censimento è stato fatto dal Centro di Riferimento Oncologico (Cro) di Aviano, che metterà presto a disposizione i dati in una monografia. “Maggiore è il numero di lungosopravviventi migliore è la qualità della cura – spiega il direttore scientifico dell’istituto Paolo De Paoli – questi numeri quindi, paragonati anche a quelli delle altre regioni, indicano che i programmi che mettiamo in atto stanno dando buoni frutti”. Secondo i dati raccolti dall’istituto insieme all’Associazione Italiana dei Registri tumori e l’Istituto Superiore di Sanità il Friuli Venezia Giulia si conferma tra le regioni con il più alto numero di casi, 4808 ogni 100 mila abitanti, una cifra superiore ai 4442 del Nord Est e doppia rispetto ai 2751 del Sud: “Questo è dovuto al grande numero di persone anziane – spiega De Paoli – ma anche alla forte presenza di comportamenti a rischio come il fumo e l’alcol”. Per quanto riguarda le tipologie prevalenti, la regione segue il trend nazionale con il tumore della mammella che è il più frequente tra le donne (13286 casi) mentre quello della prostata prevale tra gli uomini (7411). I lungosopravviventi, sottolinea il rapporto, sono il il 2,8% di tutta la popolazione: “I lungo sopravviventi, spesso, hanno bisogno di riabilitazione post-trattamenti per raggiungere una qualità di vita ottimale – spiega Umberto Tirelli, responsabile del Dipartimento di Oncologia Medica e riabilitativa, la prima clinica italiana rivolta ai pazienti oncologici guariti -. Convivere con una neoplasia, oltre ad avere implicazioni legate a danni organici ne ha anche di carattere psicologico: la paura per una ripresa della malattia, l’esperienza di isolamento, l’ansia, lo stress e il senso di affaticamento cronico. Queste considerazioni devono essere al centro dell’attenzione degli operatori”.

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