Io Amo Udine: Rivolta alla Cavarzerani, “trasferire i migranti sull’Isola di Sant’Andrea”

La rivolta che si è consumata all’interno della ex caserma Cavarzerani è, a dir poco, intollerabile. Mentre i cittadini italiani sono rimasti disciplinatamente a casa, rispettando per mesi le direttive del governo nazionale e regionale, i migranti che ospitiamo nella Cavarzerani a spesa del contribuente, non accettano di ottemperare ad un’ordinanza comunale volta soltanto alla tutela della salute collettiva. Alcuni migranti sono riusciti a scappare dall’ex caserma, mettendo quindi oggettivamente a repentaglio la salute degli udinesi, di cui il primo tutore è il sindaco della città.

La lista “Io Amo Udine” ha più volte affermato (sin dai tempi della campagna elettorale) che il CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) dell’ex caserma Cavarzerani vada semplicemente chiuso. Il numero dei richiedenti asilo che spetta alla città di Udine (250) viene già rispettato con i migranti ospitati in città nella cosiddetta “accoglienza diffusa”, che la chiusura formale dell’AURA (Accoglienza Udine Richiedenti Asilo) non ha modificato di un grammo. (l’unica differenza è che il pagatore dei servizi offerti ai migranti è direttamente la Prefettura e non più il Comune, una cortina fumogena, una semplice partita di giro). Non spetta a noi indicare la soluzione alternativa per ospitare i migranti della Cavarzerani, atteso che la città già rispetta le norme statali che prevedono la soglia di 2,5 migranti ogni mille abitanti. A puro scopo propositivo rileviamo che l’isola di Sant’Andrea nella laguna di Marano, con i suoi 150 ettari, già impiegata come dogana, con una ex sede della Guardia di Finanza e durante il primo conflitto sede di una caserma del regio esercito, avrebbe tutte le caratteristiche per ospitare i migranti della Cavarzerani.

Un accordo della Prefettura di Udine con la Società Cooperativa Agricola proprietaria dell’isola, porterebbe notevoli vantaggi economici per i proprietari e potrebbe anche consentire il lavoro volontario di alcuni migranti rispetto a terreni ormai abbandonati