La musica in crisi, associazioni del settore al tracollo

Vi ricordate l’ultimo concerto che avete visto?

Fondi di emergenza e sgravi fiscali, ma anche indicazioni certe sulle tempistiche per la ripresa per poter programmare il futuro. E’ un grido d’allarme quello lanciato dalle principali associazioni che rappresentano la filiera imprenditoriale della musica, dal live alle case discografiche, e gli editori musicali, che hanno trasmesso oggi al presidente del Consiglio Conte e ai ministri dei beni Culturali e dell’Economia, Franceschini e Gualtieri, un documento nel quale propongono una serie di interventi, evidenziando lo stato di crisi dell’intero comparto. Già nelle scorse settimane diversi artisti, tra cui Tiziano Ferro e Laura Pausini, si erano mobilitati per chiedere risposte per un settore messo a dura prova dal lockdown.

Le associazioni firmatarie, AFI, Anem, Assomusica, FEM, FIMI e PMI descrivono una situazione drammatica che potrebbe protrarsi per lunghi mesi, soprattutto con riferimento al blocco degli eventi, e chiedono tempi certi per programmare la ripartenza. Secondo le stime di Assomusica, a fine stagione estiva ammonteranno a circa 350 milioni di euro le perdite per il solo settore del live. A questo danno vanno aggiunte poi anche le perdite legate all’indotto, che l’Associazione stima in circa 600 milioni di euro. A livello di economia del lavoro, solo per gli eventi di musica popolare contemporanea lavorano circa 60 mila persone.

A questo si sono ben presto aggiunti i danni relativi al mancato versamento dei diritti d’autore e connessi. Il potenziale danno, per gli autori e per gli editori musicali, è stimato da Siae per il 2020 in circa 200 milioni di euro. Le vendite di prodotto fisico (CD e vinili) sono crollate di oltre il 70% tra marzo e aprile e anche il digitale, a causa della contrazione di novità in uscita (per l’impossibilità di presentare novità e per la chiusura delle sale di registrazione) non è in grado di compensare il declino generale. Si prevede un contraccolpo con oltre 100 milioni di mancati ricavi solo nel 2020. Drammatici anche gli effetti sul lavoro.

Le associazioni, sottolineando l’importanza di una corretta approvazione della direttiva europea sul copyright, lanciano dieci proposte: l’aumento del fondo emergenze a 200 milioni; un contributo a fondo perduto per i mesi perduti a causa del lockdown alle imprese musicali; sospensione di tasse e contributi per le industrie del settore musica per l’esercizio 2020, posticipando le contribuzioni con un meccanismo di rateizzazione pluriennale; estensione della durata dei voucher da 12 a minimo 18 mesi per i concerti annullati; creazione di un bonus cultura per le famiglie; IVA al 4% per la musica e lo spettacolo; reddito di emergenza anche per le figure anomale, contratti a chiamata e precari vari, del settore dello spettacolo; revisione delle pendenze erariali per gli organizzatori di spettacoli dal vivo per appianare tutte le asimmetrie nell’applicazione dell’Iva sugli spettacoli dal vivo.

E ancora l’apertura di un tavolo tecnico di confronto con il Comitato tecnico-scientifico e la Task Force presieduta da Colao; certezza sui tempi per la ripresa delle attività ai fini di una efficace programmazione dei lavori.