Le associazioni Lgbt+ del FVG supportano la famiglia i cui diritti sono stati violati dalla amministrazione comunale di Udine


Non sono più accettabili distorsioni della realtà e delle norme come quelle che vengono suggerite dei nostri amministratori. Non possiamo tollerare che si continui a tergiversare e mescolare diverse tematiche e concetti in un voluto tentativo di creare confusione nella cittadinanza soltanto per giustificare posizioni chiaramente omofobiche, offendendo famiglie e bambini con parole volutamente svilenti e degradanti (“bambini in provetta”) e espressioni scorrette e manipolatorie (“comprare” “affittare”), quando si tratta di servizi sanitari essenziali assicurati a tutte le persone e a cui accedono soprattutto moltissime coppie eterosessuali. Come associazioni che si impegnano contro ogni discriminazione fondata sul sesso, sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale, non resteremo in silenzio davanti a questi tentativi propagandistici di disinformare e manipolare alla cittadinanza, saremo promotrici ancora di più di iniziative volte a fare formazione e chiarezza (a partire dal linguaggio) su questi temi per i tutti i cittadini e le cittadine, a tutela della conoscenza e della democrazia fondata sull’eguaglianza e la dignità di tutte e tutti, a partire dai più vulnerabili.

La Giunta Fontanini ha espresso chiaramente la sua posizione nei confronti dell’impegno contro ogni tipo di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, dichiarando ufficialmente l’uscita dell’amministrazione comunale dalla Rete Re.a.dy.

Le associazioni a tutela dei diritti delle persone LGBT+ del Friuli Venezia Giulia continuano invece a credere nella necessità di un impegno di tutte le amministrazioni per superare ogni forma di discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgenere nel rispetto del principio di eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione.

La Giunta Fontanini dimostra l’intenzione di portare avanti posizioni che invece discriminano non solo le persone omosessuali, ma anche i loro figli, annunciando di avere trasmesso al Ministero degli Interni il proprio parere negativo in ordine alla richiesta di un riconoscimento di maternità di un bambino di una coppia di cittadine udinesi.

Il rifiuto del Sindaco, quando e se dovesse arrivare, potrebbe portare ad una azione legale davanti al Tribunale.

In altre città, infatti, i legali di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford e quelli di Famiglie Arcobaleno hanno chiesto al Tribunale di annullare i rifiuti opposti dai Sindaci e di ordinare loro le rettifiche ottenendo due sentenze (Pistoia e Bologna) chiarissime sulla materia che confermano il diritto dei bambini ad avere due genitori e ordinano agli ufficiali di stato civile (i Sindaci) di rettificare gli atti di nascita inserendo due madri.

Gli ufficiali di stato civile che hanno già registrato la nascita di figli nati da tecniche di procreazione assistita condotte all’estero da due donne stanno applicando la Legge italiana: non vi è alcuna forzatura. La Legge di stato civile impone agli ufficiali di registrare le dichiarazioni di nascita e la Legge sulla procreazione medicalmente assistita impone ai genitori dei figli nati da p.m.a. di riconoscerli. Avere due genitori è un diritto fondamentale e inderogabile di tutti i bambini e non va confuso con il desiderio di diventare madri o padri. I genitori, siano essi di egual sesso o di sesso diverso, hanno invece un obbligo di assunzione di responsabilità verso i bambini che hanno generato tramite tecniche di fecondazione assistita.

Già la Corte di Cassazione, cui spetta dare le indicazioni ultime sulla interpretazione della legge, si è espressa più volte su temi analoghi confermando che il nostro ordinamento non riconosce solo la genitorialità biologica ma anche la genitorialità legale, cioè quella data dalla coppia che assume consapevolmente tale ruolo con il consenso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. E questo vale tanto per le coppie di persone di sesso diverso che per le coppie di persone dello stesso sesso.

Tutto il nostro supporto va alla famiglia che ha visto i suoi diritti violati dalla amministrazione comunale di Udine.

Nacho Quintana Vergara – Presidente Arcigay Friuli
Angela Cattaneo – Presidente Lesbiche Unite del Nord-Est – LUNE
Yuuki Gaudiuso – Presidente Associazione Universitaria IRIS
Antonella Nicosia – Presidente Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia

(comunicato dove le associazioni a tutela dei diritti delle persone LGBT+ del Friuli Venezia Giulia, dopo le recenti affermazioni dell’amministrazione di Udine, rivendicano la necessità di un impegno di tutte le amministrazioni per superare ogni forma di discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgenere nel rispetto del principio di eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione.) di diffusione e pubblicazione.