Le Voci dell’Inchiesta a Pordenone. 13-17 Aprile 2016

Le Voci dell’Inchiesta a Pordenone. 13-17 Aprile 2016

Le Voci dell’Inchiesta

Esercitare, in un’epoca troppo sbrigativa, la “memoria dell’oggi” è una delle mission principali di questa nona edizione del festival di Cinemazero Le Voci dell’Inchiesta, che ancora una volta aprirà uno sguardo sulla più stretta attualità – dai cambiamenti del costume all’evoluzione geo-politica internazionale, dalle trasformazioni sociali alla situazione dell’ambiente che ci circonda – spostando il baricentro della manifestazione sul cinema del reale.

Tra il 13 e il 17 aprile Pordenone diviene nuovamente l’osservatorio privilegiato di quelle “realtà mai viste” che connotano un genere cinematografico in ascesa, il più vivo e denso di contenuti: il documentario contemporaneo, che spesso non trova in Italia un’adeguata distribuzione.

Cinque giorni di incontri e omaggi ai protagonisti del cinema e del giornalismo – con più di 50 eventi, oltre 40 ospiti, tra registi, esperti, giornalisti – una selezione più di 30 documentari italiani e internazionali, di cui circa la metà in anteprima italiana assoluta, e uno spettacolo teatrale, sono i numeri di questa edizione che presenta anche mostre sulla fotografia d’inchiesta, workshop, e una serie di webdoc, documentari nati espressamente per la rete che prevedono una narrazione fortemente interattiva.

La ricognizione sui festival internazionali fra i più importanti al mondo – come IDFA, Sheffield Doc/Fest, Göteborg, Toronto, Tribeca, New York Doc… – ha permesso ai curatori di Cinemazero di individuare temi universalmente condivisi, dove il reale irrompe con forza inusitata sugli schermi. Se il fenomeno migratorio senza precedenti che sta investendo l’Europa chiede di essere compreso, con altrettanta urgenza ci si deve interrogare sui nuovi tipi di famiglia che di fatto esistono. Alcuni importanti anniversari hanno trovato posto nel programma: dal quarantennale del terremoto che sconvolse la regione nel 1976, al trentennale del disastro di Chernobyl. E poi l’omaggio a Liliana Cavani, che proprio col documentario ha mosso i primi passi nel cinema, senza dimenticare lo spazio per individuare buone pratiche, in particolare legate all’ambiente.

L’ampia panoramica proposta dalle Voci su temi oggi cruciali, prende le mosse dall’analisi dei fronti più innovativi del giornalismo e dell’analisi politica, dove spicca nella prima giornata (mercoledì 13 aprile, alle 17.45) l’anteprima nazionale di “Requiem for the American Dream”: un dialogo durato 4 anni tra i registi Peter Hutchison, Kelly Nyks, Jared P. Scott e il filosofo, linguista e attivista politico Noam Chomsky, in cui si espone il profetico decalogo che ha portato la società americana (ma forse l’occidente tutto) a una disuguaglianza senza precedenti nella Storia. Chomsky, tracciando mezzo secolo di politiche volte a favorire i più ricchi a spese della maggioranza, mette così a nudo le drammatiche conseguenze di queste scelte, con la perdita della solidarietà in favore di un individualismo esasperato.

Ma l’inaugurazione di questa nona edizione sarà affidata al ricordo del terribile evento che ha profondamente segnato la storia recente del Friuli. Il 40.mo anniversario del terremoto che nel maggio del 1976 distrusse interi paesi del Friuli, sarà al centro della serata di apertura del festival (mercoledì alle 20.45): una catastrofe senza precedenti che provocò quasi mille morti e oltre 100 mila sfollati. In prima linea nel raccontare le devastazioni, ma anche la tenacia dimostrata dai friulani nell’opera di ricostruzione, una serie di agguerriti inviati della Rai, tra cui Gianni Minà, protagonista della serata con il suo collega Rai Edek Osser, autore di servizi di rara intensità.

Il festival dell’Inchiesta vuole ricordare il ruolo fondamentale delle televisioni e della stampa, locale e nazionale, durante i mesi dell’emergenza e nei lunghi anni della ricostruzione. Insieme allo straordinario impegno del Messaggero Veneto e del Gazzettino – oltre a molte testate nazionali – determinante fu anche l’attenzione della RAI, nazionale e regionale, che si concretizzò in tante trasmissioni giornalistiche e di approfondimento (i telegiornali, TG2 Dossier, Tam Tam). L’interesse su quanto accadeva nell’area terremotata ha contribuito ad arricchire il dibattito attorno a quella ricostruzione che, anni dopo, sarebbe stata guardata dal resto della nazione come “modello Friuli”.

Numerosi gli ospiti: oltre a Minà e Osser, la serata – condotta dal Responsabile della Struttura di Programmazione Italiana della Sede Rai FVG Cristiano Degano – vedrà sul palco di Cinemazero anche anche il direttore della Sede Rai regionale Guido Corso, il direttore del Messaggero Veneto Tommaso Cerno e de Il Gazzettino Roberto Papetti. Il Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop riconoscerà ufficialmente il ruolo particolare della televisione RAI e dei suoi inviati nel raccontare in immagini il terremoto del 1976.

A Gianni Minà sarà, inoltre, consegnato nella mattinata di giovedì 14 aprile dal Sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti il Sigillo della Città.

Il terremoto in Friuli fu anche uno straordinario esempio di solidarietà giunta da ogni parte del mondo, e proprio di questo sostegno e di questa fratellanza internazionale racconta il toccante documentario del regista Massimo Garlatti-Costa “Quando la terra chiama”, presentato in prima assoluta dall’autore al termine dell’incontro. Il documentario prodotto dalla Raja Films per l’Ente Friuli nel Mondo racconta il dramma del terremoto del 1976 dalla prospettiva dei friulani che lo vissero dalle loro terre di emigrazione: Australia, Canada, Francia, Svizzera, Argentina e da altre località italiane. Il lavoro presenta materiale inedito trasferito direttamente dalle pellicole originali in 16mm e 35mm ed anche materiale fotografico e giornalistico dell’epoca.

Come detto, un ulteriore, doloroso anniversario sarà ricordato quest’anno dal festival: il trentennale del disastro di Chernobyl è al centro del documentario d’inchiesta di Fedor Alexandrovich The Russian Woodpecker – in sala sempre il 13 aprile alle 15.00 – che svela la presenza di una gigantesca e misteriosa antenna, costruita dai sovietici vicino alla centrale, che potrebbe non essere estranea allo scoppio del reattore.

Anche una delle mostre fotografiche ospitate quest’anno sarà dedicata ai principali disastri nucleari del pianeta, storie dimenticate troppo in fretta e tenute in vita negli scatti che compongono La trilogia del nucleare: Mayak, Chernobyl, Fukushima, del fotografo Pierpaolo Mittica, che terrà anche un seminario ad ingresso libero.

Al festival anche una serie di riflessioni sull’ondata migratoria di quest’ultimo anno, come nell’incredibile anteprima nazionale di “Walls” (venerdì 15 aprile), dove i registi Pablo Iraburu e Miguelanxo Molina hanno esplorato il paradosso di un mondo sempre più diviso dai muri, dove invece le persone sono sempre più vicine per aspirazioni e desideri. Con la sua potenza visiva “Walls” – che ha vinto la menzione speciale ai festival di San Sebastian e all’IDFA di Amsterdam – raggiunge i confini ai quattro angoli del mondo: Spagna e Marocco, U.S.A e Messico, Sud Africa e Zimbabwe, Israele e Palestina. Il film presenta un’esperienza cinematografica rarissima, di un’intensità folgorante. Si cammina accanto ai fuggitivi, si cerca di scavalcare i muri insieme a chi cerca di migrare, si teme per la propria incolumità, quasi schivando le pallottole e le percosse che i protagonisti ricevono.

L’esplorazione delle “cose mai viste” prosegue con il documentario canadese Guantanamo’s child, con cui Michelle Shepard e Patrick Reed – quest’ultimo al festival per presentare l’anteprima nazionale – mostrano quanto sia sottile il confine tra giustizia, difesa e persecuzione. Omar ha il triste primato di essere il primo bambino processato dagli USA dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (ha passato una decina d’anni a Guantanamo per un’accusa mai pienamente provata). I bambini che tirano bombe e uccidono soldati americani vengono rinchiusi in attesa di processo fino alla maggiore età in prigioni di massima sicurezza. Poi la punizione comincia ufficialmente. E’ quello che è successo a Omar Khadr, classe 1986, cittadino canadese. Khadr fu catturato dalle forze americane quando aveva 15 anni, dopo un combattimento tra talebani e militari statunitensi, in Afghanistan. Nel lancio delle granate perse la vita un soldato americano. Dopo aver trascorso metà della sua esistenza dietro le sbarre, Khadr è stato rilasciato nel maggio del 2015.

Di sconcertante impatto è anche Credit for Murder, altra anteprima italiana, dell’ex soldato israeliano Vladi Antonevicz, che getta un’inquietante luce sui gruppi di neo nazisti presenti e tollerati in Russia, fenomeno in rapida crescita in tutta Europa. Tutto inizia nel 2007, quando su YouTube appare un video shock dal titolo «Decapitazione di un daghestano e di un tagiko». Due anni dopo il regista decide di indagare sul caso, infiltrandosi – lui, ebreo – per sei lunghi anni in uno di questi gruppi di neo nazisti, mostrando al mondo le atrocità che compiono nella totale impunità e con la collusione del governo russo.

Con Almost Holy – Crocodile Gennadiy – che arriva dal festival di Tribeca a Pordenone in prima nazionale – restiamo in area sovietica, dove per tre anni Steve Hoover ha seguito Gennadiy Mokhenko, interrompendosi solo con la deflagrazione del conflitto che ha travolto l’Ucraina. Qui, dal crollo dell’URSS, il protagonista prende con sé i giovani senzatetto che trova, li carica nel suo furgone e li obbliga a disintossicarsi nella sua clinica-fattoria, con grande buonafede e altrettanta mancanza di autorizzazione. Alla fine degli anni ‘90 c’erano infatti circa 160.000 ragazzini senza casa che vivevano per le strade dell’Ucraina, esposti allo sfruttamento sessuale, alla tossicodipendenza e all’HIV. Altro agghiacciante sguardo sui resti della Storia lo fornisce The fog of Srebrenica, una delle attese anteprime nazionali di questa edizione, incentrato sulla odierna quotidianità dei sopravvissuti al più grande massacro avvenuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il documentarista bosniaco Samir Mehanovic – presente al festival – ha raccolto le strazianti testimonianze di alcuni sopravvissuti, soprattutto donne, ancora sommerse dal dolore, che cercano di sopravvivere in uno dei paesi più poveri e trascurati d’Europa.

Al centro della seconda giornata di festival, giovedì 14 aprile, un intenso racconto, tra immagini e incontri, sulla famiglia contemporanea, per mettere accanto alla cosiddetta “famiglia tradizionale” quella allargata, omoparentale, o con genitori separati. Giovedì alle 20.45 si inizia con una serata coordinata da Eugenia Romanelli, scrittrice e giornalista (L’Espresso, Il fatto quotidiano, ..) esperta nelle tematiche della famiglia postmoderna, che interverrà insieme a Mauro Tabor (rappresentante Associazione Famiglie Arcobaleno FVG) sulle immagini di Gayby Baby dove a parlare sono proprio i figli. Il documentario dell’australiana Maya Newell, cresciuta lei stessa da due madri, corregge le polemiche di tanti confronti sul tema raccontandoci la vita quotidiana di Gus, Ebony, Matt e Graham, quattro bambini tra i 10 e i 12 anni, figli di coppie gay e lesbiche. Un ritratto emozionante e vero di che cosa significa essere una famiglia moderna e dover affrontare il pregiudizio della comunità in cui si vive, raccontato con gli occhi e le parole dei diretti protagonisti: i bambini.

Il regista Guillaume Frédéric sarà presente al festival domenica pomeriggio con Claer Years, documentario dove raccoglie dieci anni di diario intimo, in cui documenta l’intera gravidanza della sua compagna di vita Claire fino alla sala parto, esplorando le proprie idee sulla paternità. Un film cinematograficamente sublime e ricco di riferimenti capaci di parlare tanto ai cinephile che al grande pubblico.

Da segnalare anche il documentario A Syrian Love Story, ritratto intimo e coinvolgente di un grande amore, sullo sfondo tumultuoso della Siria contemporanea. Raghda e Amer si conoscono nella prigione in cui sono rinchiusi come oppositori al regime di Bashar al-Assade il regista Sean McAllister inizia a seguire le loro vicende anni dopo, quando lei è nuovamente in carcere, proprio per aver pubblicato la storia del loro amore nato in prigionia.

Sabato 16 aprile alle 18.45 Liliana Cavani incontrerà il pubblico per il consueto omaggio che il festival tributa ai maestri del nostro cinema. L’appuntamento culminerà nella presentazione del volume Liliana Cavani, Follia Santità Potere Povertà scritti e interviste 1960­2016, edito da Cinemazero e curato da Fabio Francione, in cui è raccolta un’ampia selezione della produzione pubblicistica e saggistica della regista e sceneggiatrice emiliana. Articoli, interventi, interviste, commenti, perfino recensioni che documentano agli inizi degli anni sessanta un’attività critica misconosciuta, rappresentano per la varietà e allo stesso tempo profondità dei temi affrontati – religione, condizione della donna, i rapporti tra cinema e tv, i media, ecc. – una della maggiori riflessioni intellettuali dell’ultima parte del secondo novecento e di questi anni dieci del XXI secolo. Un tributo importante anche perché corroborato da numerosi documenti inediti che Cinemazero custodisce nel suo prezioso Archivio, tra cui gli scatti mai visti raccolti da Deborah Beer sul set della Cavani.

La serata di sabato ruoterà poi su un tema “must” del festival che non poteva mancare a questa nona edizione: la coscienza ecologica ed ambientale. Lo chef-attivista austriaco David Gross sarà al festival per mostrare l’anteprima nazionale di Wastecooking: make food, not waste, film che narra con ironia come combattere lo spreco alimentare creando deliziose pietanze con l’utilizzo di alimenti destinati alla spazzatura. Ospite della serata anche l’agroeconomista Andrea Segrè, tra i massimi esperti internazionali di spreco alimentare. A precedere la proiezione la Cena anti-spreco “Non sprecare… che ti mangio”, organizzata davanti agli spazi di Cinemazero con lo chef Carlo Nappo che preparerà per il pubblico del festival degli assaggi di piatti realizzati con un utilizzo della materia prima che prevede di non gettarne alcuna parte, affiancato da Franco Aliberti: lo chef del televisivo “Detto fatto” che ha lavorato a lungo con Massimiliano Alajmo e Massimo Bottura, che delizierà con i suoi “dolci a scarto zero”. La cena anti-spreco sarà un’occasione per festeggiare insieme, mangiando e bevendo, ma anche per comprendere che meno scartiamo, meglio (e più numerosi) viviamo. Il cibo utilizzato è quello dalla filiera corta della Coop Alleanza 3.0, la cucina ecosostenibile è di ARPA Friuli Venezia Giulia – LaREA e i vini dalla cantina Zorzettig. Si inaugura proprio quest’anno una nuova collaborazione tra Cinemazero e la rassegna di Zorzettig Convivio, che unisce cultura ed enogastronomia: la rassegna in programma a Ipplis dal prossimo 29 aprile fino ai primi di luglio, ospiterà anche una serata cinematografica a cura di Cinemazero.

A suggellare l’edizione domenica 17 aprile una presenza d’eccezione, un giornalista e telecronista sportivo amatissimo dagli appassionati di sport, e non solo. Alle 20.45 Federico Buffa sarà protagonista di “Jesse Owens: il più grande atleta di tutti i tempi”, un monologo travolgente, appositamente rivisto e adattato per Le Voci dell’Inchiesta, dove Buffa ripercorre la storia dell’atleta simbolo dei Giochi Olimpici fortemente voluti da Hitler: a Berlino 1936 l’eroe è il “nero” Jesse Owens, l’uomo più veloce del pianeta. Owens entra nella leggenda e vince ben quattro medaglie d’oro. È il campione che umilia il Führer: ma se la leggenda vuole che fu Hitler a negargli il saluto, la storia certifica che fu Roosevelt a umiliarlo negandogli il doveroso tributo. A seguire sarà proiettato il film in uscita in questi giorni nelle sale Race – Il colore della Vittoria di Stephen Hopkins, primo film biografico sulla storia di James Cleveland “Jesse” Owens, che vede lo stesso Buffa tra i doppiatori.

Al festival non mancheranno i matinée per le scuole, proiezioni di documentari italiani dell’ultimo anno mentre i negozi in attesa di affittuari e muri bianchi in città diventeranno gallerie fotografiche virtuali per cinque reportage fotografici. Oltre alla già citata mostra di Mittica, anche la presenza di Georgios Makkas con la sua inchiesta sulle serrande “abbassate dalla crisi ad Atene”; Fabrizio Giraldi e il suo progetto sulle questioni di genere; Francesco Malavolta, fotografo per Frontex nelle acque solcate dai barconi dei migranti e Mario Boccia, con i suoi notissimi scatti, che hanno raccontato la guerra in Ex Jugoslavia.

Tra le collaborazioni inaugurate per questa edizione si ricorda quella con il Circolo della Stampa di Pordenone, che porterà le testimonianze delle giornaliste Valeria Palumbo e Barbara Schiavulli in 2 appuntamenti in calendario e La Carta di Pordenone, che sostiene le numerose iniziative legate ai temi del documento recentemente sottoscritto da Cinemazero.

INFO, BIGLIETTI E ABBONAMENTI
Ingresso alle singole proiezioni:
Intero 7,50 Euro
Ridotto 5,50 Euro
Under 25 e possessori CinemazeroCard 5 Euro
Abbonamento base 40 Euro
Abbonamento base con CinemazeroCard 25 Euro
Abbonamento sostenitore quota minima 70 Euro (con la possibilità di riservare un posto in sala per la durata del festival)

L’abbonamento dà diritto all’ingresso a tutti gli eventi, ritirando il biglietto omaggio relativo, fino a esaurimento dei posti disponibili.