Mamma 2.0 – La Bella Addormentata

rosa
Il freddo vento di questi primi giorni di febbraio raggela il respiro, imprigiona ogni cosa in una morsa dai colori sbiaditi, quasi indistinti.
Sembra incredibile che, tra qualche settimana, il paesaggio brullo lascerà piano piano il posto ai colori della primavera, che il mondo, che ora sembra come morto, riprenderà a pulsare di vita.
Nella favola della Bella Addormentata, quando Aurora si punge con il fuso e cade in un sonno simile alla morte, le fate fanno addormentare l’intero regno, affinchè nessuno abbia a soffrire per la sorte toccata alla sventurata principessa.
Proprio in questo stesso periodo, nel 2009, si consumò a Udine l’epilogo della vicenda di Eluana Englaro, la ragazza che, a seguito di un incidente stradale, era rimasta in stato vegetativo permanente per 17 anni.
In quel febbraio 2009, come disposto da una sentenza e dal relativo protocollo sanitario, applicato al termine della lunga battaglia legale, condotta dal padre della giovane, Beppino Englaro, le fu tolto il sondino naso – gastrico, che le consentiva di alimentarsi e idratarsi, fatto questo che la condusse a morire in pochi giorni.
Fu un episodio di cronaca che squassò l’opinione pubblica, sia locale che nazionale.
Lampi mediatici illuminarono la tranquillità di Udine con la loro luce violenta, a tratti accecante.
Poi i riflettori si accesero altrove e gli animi si spensero nella quotidianità.
Ogni tanto il tema riaffiora, ma sempre per estremismi, perché il confine tra morte e vita è reso, a volte, indistinto dai progressi della medicina moderna e la discussione tra i sostenitori della vita ad ogni costo e quelli favorevoli alla “dolce morte” non riesce a raggiungere un coinvolgimento più ampio dell’opinione pubblica, perché entrambe le posizioni sono viste come estreme.

“Bella Addormentata” è anche il titolo dell’ultimo film che il noto regista Marco Bellocchio ha iniziato a girare in questi giorni a Cividale.
Una produzione quella di Bellocchio che parte delle Istituzioni e dei politici (bipartisan) della nostra Regione hanno apertamente contrastato, trincerandosi, per sostenere le loro tesi censorie, dietro al concetto che: nuocerebbe all’immagine del Friuli e di Udine essere associati ad una vicenda riconducibile all’eutanasia o comunque alla sospensione volontaria delle cure ad un malato.
Alcuni l’hanno definita censura preventiva, io la chiamo, più semplicemente, paura.
Paura di fronte all’idea di aprire di nuovo un dibattito che coinvolga molti e non soltanto pochi.
Perché una produzione cinematografica non è solo arte e anche un potente mezzo di comunicazione e un veicolo che consente alle idee di viaggiare, ai pensieri e alle immagini di scuotere le coscienze.
Davanti al grande schermo, se lo desideri (perché non sei obbligato ad andarci), puoi fermarti, soffermarti, pensare ed, eventualmente, trarre delle conclusioni.
Il film non è un documentario, non racconta la vicenda di Eluana, ma la sua storia fa da sfondo ad altre storie. Il dramma riaffiora in un contesto reale di vite vissute.
Come sarà? Non lo so. Ma sono contenta che si faccia.
Guardo mia figlia, la vedo crescere, la vedo vivere.
Cosa devono aver provato quel papà e quella mamma sospesi tra la vita e la non vita della propria creatura, messi di fronte all’immane tragedia di un’anima imprigionata in un involucro mortale privo di sensazioni?
Immobile. Imperscrutabile. Muto.
Come credente, forse, avrei agito diversamente dai genitori di Eluana, ma proprio perché sono credente non mi permetto di giudicare. Non puoi arrogarti questo diritto, quando non provi tu stesso un dolore così devastante.
Forse avrebbero preferito addormentarsi anche loro, come accade nella favola.
Ma la realtà è altra cosa, ti costringe a restare sveglio, ad andare avanti.
Per questo è importante parlarne e importante affrontare anche questi temi così difficili, complessi e dolorosi.
Far sì che se ne parli, anche attraverso il cinema, non nuoce all’immagine di una città, non la associa alla morte, ma alla vita.
Alla vita che, come il continuo inarrestabile alternarsi delle stagioni, va ineluttabilmente dalla nascita alla morte di ognuno di noi.

E voi? Come la pensate?
Mi piacerebbe anche in questo caso conoscere la vostra opinione per avere altri punti di vista in merito.

Cristina oltre a scrivere questa rubrica su Udine20 ha un suo blog: http://udinelamiacittaenonnapina.blogspot.com/

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