Manu Chao in concerto a Capodistria. 15 Luglio 2015

manu chao
Ottime notizie per tutti i fan europei, e soprattutto italiani e dei Balcani, di Manu Chao: “La Ventura” è partita in maniera davvero trionfale con show esaltanti in Romania, in Polonia, in Slovacchia e un concerto storico, il 20 giugno, all’Autodromo di Monza con più di 40mila persone, giunte da tutto il mondo per ballare sulle note del cantastorie amato e apprezzato in tutti i 5 continuenti per la sua multiculturalità e trasversalità.

A grande richiesta, dopo il successo della scorsa estate nell’area di Borgo Grotta Gigante, Manu Chao ritorna anche nei dintorni di Trieste per un nuovo travolgente concerto: mercoledì 15 luglio (apertura cancelli ore 19:00, inizio concerti ore 20:30) a Capodistria nella centralissima piazza Ukmar che si affaccia direttamente sul mare: sarà la data più vicina per le migliaia di suoi fan del Triveneto e sarà davvero una grande festa multiculturale.
Tra ska, reggae e punk, a Capodistria ci saranno altri 2 gruppi a rendere la serata ancora più speciale, un evento nell’evento: gli sloveni Sell Out e gli spagnoli Chami Cool & La Fama Jam che daranno vita a una lunga festa danzante. I biglietti per l’appuntamento, uno dei concerti più attesi nei Balcani, sono ancora acquistabili nei punti vendita autorizzati del Triveneto e si potranno acquistare anche alle casse dalle ore 18:00 di mercoledì.

BIOGRAFIA MANU CHAO

È stato la voce dei Mano Negra, lo storico gruppo francese che lanciò il rock latino, in bilico tra punk stile Clash e ritmi sudamericani. E con “Clandestino” – oltre quattro milioni di copie vendute – ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Un successo musicale enorme che ha anche un retroscena politico, visto che Manu Chao è diventato presto una delle icone dei giovani e anche del “Popolo di Seattle”, centomila persone sono accorse per ascoltarlo nello Zocalo, la più grande piazza dell’America Latina, la stessa nella quale il subcomandante Marcos ha terminato la sua marcia. Una folla di peruviani, boliviani, ecuadoriani, messicani lo acclama come il “Bob Dylan latinoamericano”, come una sorta di guru delle loro rivendicazioni sociali.
Nato a Parigi il 21 giugno del 1961, da un padre originario della Galizia e da una madre di Bilbao, l’incontenibile Manu Chao, ha guidato la band fra il 1987 e il 1994, in simmetria con i rivali Negresses Vertes. Si chiamavano Mano Negra per una sorta di rivalutazione in senso romantico della prima mafia sudamericana. Quella formazione si è sciolta “per esaurimento delle motivazioni originarie” e, con lei, anche quella concezione musicale battezzata “patchanka”, ardimentoso mélange di suoni da ogni parte del mondo.
Ma Manu non è rimasto fermo, e ha stupito tutti con la sua prima prova da solista. Se i Mano Negra (supporter preferiti di Iggy Pop) puntavano su un rock sovversivo, “encabronado”, come lo definisce Manu Chao, nell’album d’esordio del loro leader, “Clandestino” (1998), prevalgono i ritmi messicani, brasiliani o afrocubani. Sono sedici canzoni (dodici in spagnolo, una in inglese, una in portoghese e due in francese) che raccontano tutti i suoi vagabondaggi in musica. Le atmosfere si ammorbidiscono, come nella malinconica “Desaparecido” o nella struggente “Je ne t’aime plus”. Tutto è molto fresco, immediato. Il tema del viaggio ricorre spesso, con particolare attenzione alle frontiere, come Gibilterra, tra Spagna e Maghreb, e Tijuana, il sogno americano di chi fugge dal Messico. Manu non può rimanere ancorato a lungo in un luogo specifico e infatti, dopo trent’anni di vita a Parigi, ha spostato la sua base a Barcellona perché “avevo una gran voglia di sole e di caldo”
“I miei percorsi – racconta Manu Chao nei concerti – non sono mai nervosi; non mi piacciono le tournée toccata e fuga, non riesco a fermarmi in una città per più di due settimane, ma al tempo stesso voglio avere il tempo di conoscere la gente del luogo, le chiacchiere nei bar e la musica, anche perché ho amici in ogni parte del mondo”.
La sua avventura successiva porta il nome di una band nuova di zecca, Radio Bemba, della quale dice testualmente: “È un collettivo a geometria assolutamente variabile, visto che spazia da una persona sola – il sottoscritto – a trenta o quaranta musicisti di ogni genere e tipo, a seconda delle esigenze e delle ispirazioni del momento”. La ricetta è chiara: musica meticcia, suonata con strumentisti di ogni razza e colore in ogni angolo del mondo, dal Cile al Senegal, da Cuba all’Italia nostra, dall’Africa al Sudamerica, che comunque sono le sue mete preferite (“lì il mondo è veramente mischiato come in un gigantesco laboratorio umano. Sembrano in ritardo su tutto, e invece sono avanti di centinaia di anni”). “Radio Bemba Sound System” è un live del 2002 che segna il distacco dalla Virgin. Due anni dopo, il ritorno in studio di registrazione per “Sibérie M’Etait Contée”, progetto piuttosto ricco e ambizioso, dove a farla da padrone è un’aria popolare catturata tra i vicoli e le bancarelle della metropoli parigina. Uscita in forma di libro con cd allegato, l’opera è impreziosita dagli “schizzi”dell’illustratore polacco Wozniak. Il disco, cantato interamente in francese, spazia dal disincanto polemico di “La Valse à Sale Temps” alla desolazione di “Helno est mort”, passando per l’ode amorosa di “Je suis fou de toi” e il gelo sentimentale di “Sibérie”.
La fisarmonica di Thierry Bartalucci, la tromba e il trombone di Roy Paci imbastiscono suggestivi quadretti di una Parigi spaesata e spiazzante, dove cova l’amarezza e la solitudine, sublimate nella ballata dolente di “Dans mon jardin”. E non mancano sprazzi di mazurca (“Madame Banquise”), mambo (“Les rues de l’hivers”) ed esotismo tropicale (“Sibérie fleuve amour”). “Sibérie M’Etait Contée” mostra un Manu Chao diverso, non più ostaggio della retorica no-global, ma amaro indagatore della vita quotidiana nei meandri della metropoli.
Nel 2007 arriva “La Radiolina”, il suo ultimo album di inediti. Il disco, prodotto dallo stesso ex leader dei Mano Negra in collaborazione con Mario Caldato e Andrew Scheps, viene anticipato dal vivace singolo “Rainin in Paradize” con tanto di video girato da Emir Kusturica. Spiccano anche la contrita “Tristezza Maleza” e “La Vida Tombola”, ode a Diego Armando Maradona. Nel 2009 è stato pubblicato “Baionarena”, un doppio album live con dvd, che raccoglie oltre due ore di canzoni registrate durante l’estate nelle arene di Bayonne, una città francese del dipartimento dei Pirenei Atlantici. Manu Chao non si è più fermato e continua a girare tutto il mondo con il progetto “La Ventura” accompagnato sul palco dal suo bassista storico Jean Michel Gambeat, il super chitarrista Madjid Fahem e David Bourguignon alla batteria.