Non è possibile vedere tuo figlio partire la mattina per andare a lavorare e non vederlo mai più tornare a casa

Oggi non si deve parlare da industriali, oggi si deve parlare da genitori. Non è possibile vedere tuo figlio partire la mattina per andare a lavorare e non vederlo mai più tornare a casa.

Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro (+18% rispetto all’anno 2020, che comunque ha visto il fermo produttivo causa Covid). Rispetto al 2008, anno di inizio delle rilevazioni, l’aumento dei morti sui luoghi di lavoro è del 9%. Il settore che registra il numero più elevato di infortuni mortali è l’agricoltura con il 30,22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. A seguire l’edilizia con il 15% dei morti sul totale. L’autotrasporto rappresenta il 10,75%. L’industria arriva per ultima con il 5,89% di tutti i morti sui luoghi di lavoro.

Nonostante la sensibilizzazione, le leggi, i controlli e i miliardi di euro spesi dal nostro Stato per la sicurezza, questo numero continua ad aumentare. L’intera società, famiglie comprese, deve impegnarsi nel pretendere sempre maggior dignità per i nostri lavoratori e quindi per noi stessi.

Ma non lasciamo accadere che una gravissima tragedia, come quella accaduta pochi giorni fa ad uno dei nostri ragazzi, possa mettere in discussione una delle leggi che più sta dando competitività al nostro sistema scolastico e produttivo, parlo della Legge 107/2015 apportata dalla Riforma della Buona Scuola che ha reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro in tutti gli indirizzi di studio della Scuola secondaria di II grado.

Per alternanza scuola-lavoro si intende un percorso formativo che avvicina i giovanissimi al mondo del lavoro in maniera graduale e strutturata. I benefici sono indiscutibili, perché da un lato permettono allo studente di fare una scelta molto più consapevole sul suo futuro lavorativo e dall’altra la strutturazione dei percorsi didattici impone il dialogo e la collaborazione fra scuola e imprese, avvicinando il mondo della formazione alla realtà economico produttiva, ai fabbisogni di professionalità e competenze richiesti dal territorio.

Tutti noi dobbiamo sì pretendere che vengano rimosse a monte le cause di nuovi e ulteriori possibili decessi sul lavoro, ma abbiamo anche il dovere di difendere questo strumento formativo che motiva i nostri ragazzi e ne arricchisce il loro bagaglio personale.

Confindustria Udine da sempre crede nella prevenzione degli infortuni, che vuol dire formazione, aggiornamento, miglioramento continuo, condivisione di buone prassi. Per questo, tra le altre iniziative, partecipiamo da anni al Protocollo di promozione della sicurezza nelle scuole e sui luoghi di lavoro con sindacati, Inail, Azienda Sanitaria, Vigili del Fuoco e molti altri partner. Perché dobbiamo diffondere i buoni principi in ogni luogo, in maniera trasversale e coinvolgente fin dalla scuola. Ma purtroppo ancora non basta. Dobbiamo fare di più, tutti insieme, e lo faremo.

Siamo vicini alla famiglia di Lorenzo colpita da questa perdita che non può dar pace e anche per loro continueremo ad impegnarci con tutte le nostre forze per fare in modo che tragedie come questa non accadano più.

Anna Mareschi Danieli, vicepresidente di Confindustria Udine