Nuovi reperti in Via Mercatovecchio

In riferimento al cantiere di via Mercatovecchio, il Sindaco di Udine Pietro Fontanini e la Soprintendente per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio del Friuli Venezia Giulia Simonetta Bonomi informano che sono emerse, a seguito dell’ampliamento dell’area di scavo, evidenze archeologiche di grande importanza per la storia della città in quanto verosimilmente riferibili al terrapieno di chiusura Nord dell’abitato protostorico di Udine, fino a oggi di incerta collocazione. 

Data l’eccezionalità del contesto e considerato che le evidenze archeologiche sembrano essere conservate in condizioni che ne permettono il riconoscimento e che lo scavo, per quanto limitato a una porzione assai ristretta per la presenza dei sottoservizi, potrebbe dare informazioni preziose e insostituibili, la Soprintendenza ha chiesto di poter procedere con un ulteriore allargamento di due metri del saggio archeologico verso Sud e di poter disporre di alcuni giorni lavorativi per scavare e inquadrare dal punto di vista scientifico quanto rivenuto. La Soprintendenza segnala altresì che l’allargamento dell’area di indagine garantirebbe una maggiore distanza di sicurezza di lavoro da parte degli archeologici impegnati in cantiere e pertanto una gestione migliore del rischio biologico. 

Dal punto di vista storico, sappiamo ormai dal 1900, grazie al naturalista Achille Tellini, che la città di Udine affonda le proprie radici in epoca protostorica. Egli, incrociando l’osservazione delle carte antiche, le proprie osservazioni sul campo e le notizie del ritrovamento di reperti, ipotizzò una planimetria del castelliere di Udine, che costituirà la base per i lavori di Lodovico Quarina e di tutti gli studiosi che gli succederanno. 

Ora, a seguito di numerosi interventi di sorveglianza archeologica, si può dire di avere la certezza che nel centro della città, al di sotto dei consistenti livelli medievali e rinascimentali, siano presenti gli strati archeologici riferibili al Castelliere di Udine. I primi scavi condotti nel 1996, sulla sommità del colle del Castello, hanno infatti messo in luce una fossa di scarico (struttura tipica all’interno dei castellieri) contenente più di 8000 frammenti ceramici, riferibili all’età di Bronzo Finale (XI sec a.C.). 

Nella chiesa di San Francesco sono invece state individuate fosse di cottura della ceramica e fosse di scarico. Di recente, all’interno di Palazzo Mantica, sede della Società Filologica Friulana, si è potuto ben osservare un tratto dell’aggere, il recinto di terra che fortificava l’abitato. Strutture archeologiche e reperti sono stati rinvenuti a partine dal 1989 anche lungo Via Mercatovecchio, in prossimità dell’attuale Cassa di Risparmio del Friuli, Piazza Venerio e durante i lavori di restauro di Casa Cavazzini. 

E mentre si stanno studiando i materiali archeologici degli ultimi trent’anni di scavo per ricostruire la non comune evoluzione della città di Udine, i lavori di risanamento conservativo di via Mercatovecchio hanno messo in luce proprio in questi giorni importanti resti verosimilmente riferibili al terrapieno di chiusura Nord dell’abitato protostorico di Udine, fino a oggi di incerta collocazione. Il Sindaco Pietro Fontanini e la Soprintendente Simonetta Bonomi hanno di concerto ritenuto necessario, per l’eccezionalità del contesto, di procedere con lo scavo di quello che, pur nella limitatezza dell’area, appare essere una scoperta decisamente straordinaria.